Condividi

Africa, le start up tech fanno emergere il continente

Nonostante la scarsa presenza di Internet in molte aree e la scarsità di capitale, ci sono molti esempi di buone idee che hanno retto la prova del mercato – Per gli esperti, è ancora presto per dire se le aziende tech africane saranno in grado di sfidare gli altri emergenti – Intanto si moltiplicano gli sforzi per migliorare le infrastrutture

Africa, le start up tech fanno emergere il continente

Quando Abasiama Idaresit ha fondato una società di digital marjeting in Nigeria, ha subito imparato quanto può essere dura la vita delle start up nel Paese africano: nessuno gli avrebbe prestato denaro per assumere dipendenti o per avere un ufficio, così Idaresit ha passato otto mesi nelle strade di Lagos, a cercare di convincere i clienti che il suo piano per sviluppare campagne pubblicitarie online era vincente.

“Durante i primi otto mesi, non ho fatto un centesimo. Ero demoralizzato. A un certo punto mi sono chiesto: ma ne vale davvero la pena?”, ha commentato Idaresit.

Poi, però, un cliente è arrivato. C’è voluta la clausola “soddisfatti o rimborsati” per strappare un contratto da 250 dollari per gestire la presenza online di un’azienda specializzata in prodotti per bebè. Nel giro di due mesi, gli incassi sono cresciuti di mille dollari al mese. E poi sono arrivati a quota 100 mila dollari.

L’azienda di Idaresit, la Wild Fusions, oggi è un partner di Google Adwords e vale 20 milioni di dollari, con i profitti che raddoppiano ogni anno. I suoi clienti, oggi, sono Samsung, Unilever e Ecobank, tutti interessati a sviluppare strategie di marketing online in Africa.

La storia di Wild Fusion, raccontata da Reuters, è ben rappresentativa delle start up del Continente nero, un’area povera che sta crescendo. Anche grazie alle tecnologie.

Negli altri mercati emergenti, come Asia e America Latina, ci si aspetta che una start up tecnologica con una buona idea possa attrarre gli investitori, in un sistema con un’economia in crescita e poca competizione.

Per gli investitori, l’Africa non fa ancora parte del club, per varie ragioni. Tra le tante, la bassa penetrazione di Internet, la scarsità di capitale e la mancanza di management adeguato.

Per gli esperti, è ancora troppo presto per dire se le aziende tech africane saranno in grado di sfidare gli altri mercati emergenti, ma si sta mettendo in modo uno sforzo concertato per costruire le basi – le infrastrutture – per facilitare l’espansione.

La piattaforma iHub, in Kenya, fondata nel 2010 e supportata da Hivos, Google e Omidyar Network, è un punto di incontro per imprenditori e investitori. E con questo sistema sono già nate 50 aziende.

Un altro esempio è il Savannah Fund, nell’Africa orientale, che offre tra i 25 mila e i 500 mila dollari alle start up, in cambio di equity.

In Ghana, la Meltwater Entrepreneurial School of Technology offre agli studenti un anno di training con professionisti da tutto il mondo, che insegnano sviluppo software e imprenditoria. I migliori laureati ottengono un ulteriore anno in un incubatore tech, in una casa collegata al campus principale da un ponte fatto di funi.

Quando poi l’idea giusta con il necessario supporto trova un mercato affamato, una start up può crescere rapidamente, come dimostra l’esperienza dei negozi online nigeriani Jumia.

Fondata da due laureati nigeriani dell’Harvard Business School, l’azienda ha approfittato della penetrazione di Internet nel Paese (circa il 30%) e della carenza di offerta per la classe media nella nazione più popolosa del continente.

Jumia cresce del 20% ogni mese. Gli ordini sono passati dai 50-100 dollari al giorno ai milioni di dollari al mese. E ora la società punta a espandersi oltre la Nigeria.

Commenta