Condividi

Affitti alle stelle ma Adam Newman (ex WeWork) torna in campo con progetto per rivoluzionare il mercato

Dopo il flop di WeWork il funambolico Adam Newman torna sulla scena con l’idea di cambiare il mercato degli affitti residenziali, i cui canoni stanno diventando insostenibili

Affitti alle stelle ma Adam Newman (ex WeWork) torna in campo con progetto per rivoluzionare il mercato

Nel 2019 Adam Newmann, il funambolico e rutilante co-fondatore di WeWork, era uscito di scena in malo modo. La spettacolare mancata quotazione della sua ambiziosa, e per certi versi visionaria, startup, che stava iniziando ridefinire il modo di lavorare, aveva travolto la fiducia degli investitori e gettato una luce fosca sugli eccessi e le stravaganze del personaggio. 

Ben presto il caso di WeWork è divenuto l’epitome delle start-up sbagliata, cioè di quello non deve essere fatto sotto la spinta di un incontenibile e incontrollabile fondatore dalle mire grandiose.

L’idea che aveva mosso WeWork, cioè quella di stare insieme in uno spazio lavorativo comune fino a trasformarlo in una comunità e in crogiuolo di innovazione e di spontaneo incontro/confronto di talenti, era molto più di un mero co-working. Proprio questa determinazione ad andare oltre il conosciuto aveva sedotto star del mondo del capitale come Masayoshi Son e Jamie Dimon, che, successivamente, avrebbero avuto modo di ricredersi ferocemente.

Sia pur con la reputazione pressoché distrutta, Newmann era uscito da WeWork con una bella sommetta che gli è servita per avviare due nuovi progetti che già nel nome riflettono la sua personalità: Flow e Flow Carbon.

C’è un futuro dopo WeWork? Sì, c’è

Tutto avrebbe potuto passare anche inosservato se non fosse successo che uno dei più grandi fondi di venture capital della Silicon Valley, Andreessen-Horowitz, non gli avesse messo a disposizione 350 milioni di dollari per passare dal progetto all’esecuzione di Flow. Il che equivale a farne subito un unicorno, poiché la valutazione del progetto, che fino ad adesso consiste di una pagina web con 9 parole, è già di un miliardo di dollari.

Questo investimento ha fatto sollevare le sopracciglia a molti osservatori per due ragioni. La prima riguarda il discusso personaggio di Adam Newmann alla luce della vicenda di WeWork. Dopo il ciclone Newmann, WeWork oggi vale un decimo della valutazione definita, proprio da Dimon e da Son, per l’OPA nel 2019. 

La seconda ragione risiede nel fatto che Andreessen-Horowitz si è spinto ben oltre la sua confort zone che è quella delle nuove tecnologia. Flow non è un progetto tecnologico. FlowCarbon, che Newmann condivide con la moglie Rebekah Paltrow, invece lo è di più, e Andreessen-Horowitz ha messo, attraverso a16z crypto (il proprio veicolo per investimenti nel mondo cripto), 70 milioni anche in questo progetto.

Flowcarbon è una sorta di borsa valori dei crediti di carbonio. È gestita tramite token, beni digitali immagazzinati e scambiati utilizzando la tecnologia blockchain, in modo da dare accesso a finanziamenti a buon mercato per scalare le proprie attività. Il primo token, supportato da un pacchetto di compensatori di carbonio, si chiama Goddess Nature Token. Se non così come poteva chiamarsi? Si sta parlando di Adam e Rebekah Newmann.

Il mercato dei crediti di carbonio, riferisce il “Financial Times”, ha la potenzialità di crescere fino a 50 miliardi di dollari entro il 2030. E i Newmann ci sono.

Una scommessa su Adam Newmann

In realtà Andreessen-Horowitz stanno facendo una scommessa proprio sull’imprenditore Adam Newmann. Mark Andreessen ha usato queste parole per spiegare la decisione della sua azienda — che ha già investito in Skype, Twitter, Twitter, Airbnb e più recentemente in Coinbase, Club House e OpenSea.

«Neumann è un leader visionario che ha rivoluzionato la seconda classe di asset più grande al mondo – gli immobili commerciali – e che ora si appresta a trasformare il mercato immobiliare residenziale, l’unica classe più grande. Sovente non è apprezzato abbastanza il fatto che una sola persona abbia ridefinito radicalmente l’esperienza d’ufficio e abbia guidato un’azienda globale a cambiarne il paradigma. Se c’è una persona così è proprio Adam Neumann. Ci piacciono i fondatori che provano a ripetere i successi ottenuti facendo tesoro delle lezioni apprese in quelle esperienze. Per Adam, i successi e le lezioni sono molte».

Che cosa è Flow?

Quello che al momento sappiamo di Flow è pressoché niente, salvo che aprirà, a livello operativo, nel 2023. 

Newmann, in una lunga intervista rilasciata al “Financial Times” lo scorso marzo, ha detto che intende lavorare sulla crisi di offerta e di accessibilità degli alloggi che sta portando un numero sempre maggiore di giovani ad affittare piuttosto che ad acquistare.

Contrariamente al passato Newmann – e forse è questa una delle famose lezione apprese – parla del progetto in termini assai vaghi e generali facendo intendere le sue potenzialità di mutare l’attuale assetto del mercato delle locazioni residenziali. 

Da quello che si intuisce si tratta, in linea generale, non tanto di un co-housing quanto di un vero e proprio servizio, con caratteristiche di co-housing evoluto, orientato alla acquisizione della proprietà. Naturalmente il nuovo progetto tende ad rimodulare alcuni concept già esperiti in WeWork e ha come riferimento il mondo giovanile in tutte le sue espressioni. 

La differenza principale, finora intravedibile, tra WeWork e Flow è che quest’ultima otterrà la proprietà degli immobili con i quali sviluppare il proprio business, mentre WeWork lavorava e tuttora opera in modalità di subaffitto. 

Flow potrebbe essere un “brand service”, per usare la definizione data da Andreessen, inteso come un viatico per portare a un qualche forma di proprietà gli affittuari, visti come stakeholders o addirittura come azionisti. Non si conosce ancora il meccanismo attraverso il quale si potrà portare questi soggetti alla proprietà. L’idea di base è quella di ripensare l’intera catena del valore del mercato delle locazioni residenziali, anche con le nuove tecnologie (sicuramente tramite la blockchain). 

Mark Andreessen ha negato esplicitamente che si tratti di una reinvenzione del Real Estate Investment Trust (REIT), cioè di quella sorta di fondo di investimento immobiliare che possiede, amministra e redistribuisce il reddito generato dalle attività di locazione. 

Per ora l’unica cosa certa che Neumann, come ha rivelato Andrew Ross Sorkin sul “New York Times”, ha acquistato più di 3.000 unità abitative a Miami, Fort Lauderdale, Atlanta e Nashville. 

La nuova dimensione del settore della locazione immobiliare residenziale

Secondo Newmann, come è già successo con WeWork, Flow mira a valorizzare anche “un’enorme opportunità” di ridefinire il concetto di residenzialità e di proprietà introducendovi quel senso di comunità, di condivisione e di servizi condivisi, un mantra della filosofia di Newmann che egli stesso definisce “concept living”. 

Si tratta di un qualcosa che manca completamente anche in quelle che città che hanno una forte popolazione giovanile e un mercato del lavoro vivace in un contesto urbano ricco di attrazioni culturali e ricreative, allietato da un clima piacevole.

Quello che, però, è certo è che Flow va a intervenire in una delle aree più calde del pianeta, quella della crisi di alloggi accessibili. È quindi un settore di enorme rilevanza che ha bisogno di una robusta rivisitazione che la mano pubblica sembra incapace di attuare. 

Per usare le parole di Mark Andreessen il comparto della locazione immobiliare residenziale “is ripe for disruption”, soprattutto adesso che molta gente ha deciso di lavorare da casa rinunciando ai legami sociali e alle amicizie che si vengono a stabilire sul posto di lavoro. Dice ancora Andreessen:

“Si può pagare un affitto per decenni e avere zero capitale – cioè niente. In un mondo in cui l’accesso ristretto alla proprietà della casa continua ad essere una dei motori della disuguaglianza e dell’ansia sociale, dare agli affittuari un senso di sicurezza, di comunità e di vera proprietà ha un grande potere trasformativo per la nostra società”.

L’impennata dei canoni d’affitto negli USA

Una recente analisi del governo americano ha rilevato che il numero di alloggi alla portata degli acquirenti che comprano casa per la prima volta è diminuito dell’80% dagli anni Settanta. Per la maggioranza delle nuove generazioni l’unica opzione è l’affitto e a questo proposito è stato coniato un termine preciso che definisce questo stato di cose, la R-Generation (Generation Rent). 

Succede però il mercato degli affitti sta diventando proibitivo. Il che pesa moltissimo sul morale delle generazioni che si affacciano al lavoro e sono disponibili alla mobilità per inseguire le proprie aspettative professionali.

L’aumento dei canoni d’affitto ha anche stimolato una riflessione da parte di Paul Krugman nella sua analisi generale sul tema dell’inflazione. Per il premio Nobel l’aumento dei prezzi delle abitazioni e soprattutto l’impennata dei canoni di locazione è un fattore molto importante a livello macroeconomico:. Il costo degli alloggi, infatti, rappresenta quasi un terzo dell’indice dei prezzi al consumo e circa il 40% dei prezzi al consumo di base. “Perché l’edilizia abitativa è impazzita?” Si chiede Krugman, e risponde così:

«La spiegazione più probabile è che la pandemia del Covid abbia aumentato la richiesta di spazio personale. In parte è stata l’improvvisa impennata del lavoro da casa che sembra continuare anche nel ritorno alla normalità. E lavorare da casa è molto più facile se si dispone di uno spazio sufficiente per avere un po’ di privacy e di tranquillità. Virginia Woolf, in un famoso saggio dal titolo Una stanza tutta per sé, sosteneva che per dedicarsi alla narrativa “una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé per scrivere”. Il lavoro a distanza non è narrativa (o almeno non dovrebbe esserlo), ma una stanza propria, o almeno un po’ di spazio personale, è comunque essenziale».

… e anche in Europa

Il “Financial Times” scrive a proposito della situazione del costo degli affitti nel Regno Unito e in particolare a Londra:

«Gli affitti stanno aumentando a un ritmo vertiginoso, per via della combinazione dell’aumento della domanda, del rallentamento del turnover delle case in affitto e della tendenza opportunistica da parte di alcuni proprietari di trasferire i costi più elevati agli inquilini».

Si stima in un aumento del 10% dei costi rispetto al 2021, una crescita alla quale molti inquilini non riescono a tenere il passo anche a causa dell’inflazione che si prevede raggiungerà il 18% il prossimo anno nel Regno Unito.

Una brusca impennata dei canoni di locazione si registra anche in Italia. Si valuta tra il 3% e 7% di media, con picchi rilevanti nelle grandi città come Milano e nelle mete turistiche.

Con Flow, come Maverick nell’omonimo di film con Tom Cruise, Adam torna nell’occhio del ciclone per una nuova missione ancor più impossibile delle precedenti.

Buona fortuna Newmann!

. . .

. . .

Fonti:

Andrew Edgecliffe-Johnson, WeWork’s Adam Neumann on investing, startups, surfing and Masayoshi Son, “The Financial Times”, 11 marzo 2022

Andrew Edgecliffe-Johnson, Lydia Tomkiw, Richard Waters, Andreessen Horowitz backs WeWork co-founder’s property venture, “The Financial Times”, 15 agosto 2022

Andrew Ross Sorkin, Adam Neumann’s New Company Gets a Big Check From Andreessen Horowitz, “The New York Times”, 15 agosto 2002

Robin Wigglesworth, Alexandra Scaggs, The Second Coming of Adam Neumann, “The Financial Times”, 15 agosto 2022

Andrew Edgecliffe-Johnson, Richard Waters, The VC-fuelled comeback of WeWork founder Adam Neumann, “The Financial Times”, 19 agosto 2022

Paul Krugman, Wonking Out: Virginia Woolf and Core Inflation, “The New York Times”, 15 agosto 2002

Persis Love, George Hammond, Soaring UK rents leave tenants facing eviction and homelessness, “The Financial Times”, 26agosto 2022

Arriva la bolla degli affitti nel mercato immobiliare, Riparte Italia, 22 agosto 2022

Commenta