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A Milano Sala senza se e senza ma

Milano è profondamente cambiata ma le prossime elezioni amministrative saranno una sorta di prova generale per la guida del Paese – Per dare continuità alla positiva esperienza di Pisapia bisogna puntare su Giuseppe Sala che ha dato prova di sè all’Expo e alle primarie: grave l’infantilismo della sinistra che storce il naso – Parisi rappresenta la paura del nuovo e l’isolamento ispirato dalla Lega – No alle strutturali ambiguità dell’Ncd di Lupi

In questi ultimi anni Milano è profondamente cambiata. Basta guardare il suo nuovo skyline. E’ una città che ha superato brillantemente l’esame Expo. Dispone di una efficiente struttura di trasporti pubblici che ne fa una città europea. Certamente è la più avanzata in Italia. Ma le prossime elezioni amministrative di giugno costituiscono un punto di passaggio decisivo sia per consolidare i risultati raggiunti che per proiettarsi in quella dimensione metropolitana che potrebbe rendere ancora di più Milano un luogo di eccellenza assoluta. E questo proprio mentre gli scandali in Regione Lombardia dimostrano purtroppo che la questione morale è tutt’altro che superata. E che quindi non sono indifferenti per il presente e per il futuro di una città o di un Paese, le scelte politiche che i cittadini compiono attraverso il voto.

Politicamente a Milano si apre una grande opportunità per un centrosinistra di governo in grado di rappresentare un punto di riferimento per tutto il Paese. Opportunità che può concretizzarsi soltanto attraverso un successo del candidato Giuseppe Sala, l’unico, dopo la dichiarazione di indisponibilità a ricandidarsi di Giuliano Pisapia, in grado di emergere chiaramente prima grazie alla gestione di Expo e poi aggiudicandosi elezioni primarie partecipate e molto ordinate. Il candidato della Destra milanese Stefano Parisi è indubbiamente capace; ma presta la sua immagine a coprire un progetto culturale di chiusura, di paura del nuovo, di sostanziale isolamento che quella coalizione egemonizzata dalla Lega di Salvini inevitabilmente esprime. Esattamente ciò di cui Milano non ha bisogno. Sarà comunque una partita elettorale molto dura. Anche perché, dietro la vicenda amministrativa di Milano fa capolino la sfida per la guida del governo del Paese nel 2018. Lo sa Renzi, ma lo sanno bene anche i suoi potenziali avversari che a Milano schierano anche le ambiguità strutturali dell’Ncd di Maurizio Lupi.

Sarà una sorta di prova generale insomma, molto più che in altre grandi città chiamate al voto. Per questo appare ancora più grave l’infantilismo di una certa “sinistra” che storce il naso su Sala, che invece può assicurare una operosa continuità della positiva esperienza di Pisapia, che ha saldato la rivoluzione arancione con la pragmatica borghesia milanese. Molti dunque sono gli spunti di interesse che rendono le amministrative di Milano molto politiche. E questo richiede un supplemento di avvertenza e di responsabilità per tutti i protagonisti, comunque la pensino. Per quel che mi riguarda il sostegno a Sala sindaco è senza incertezze e ambiguità.

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