Con l’istituzione dell’euro si pensava che il sistema ‘monopolare’ – fondato sul dollaro – dei pagamenti internazionali sarebbe stato trasformato quantomeno in un sistema bipolare, con la moneta unica che veniva ad affiancare la moneta americana. Ma, a dodici anni dall’introduzione dell’euro, la quota del dollaro nelle riserve e nei pagamenti internazionali non è variata di molto. Tuttavia, non è solo l’euro a insidiare la posizione del dollaro. L’ascesa nella quota di produzione mondiale dei paesi emergenti va ad essere affiancata dall’ascesa di quelle valute.
A Los Cabos, nel recente vertice del G20, l’attenzione si è concentrata sulla crisi europea. Ma altrettanto importante, nel medio periodo, è una dichiarazione dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) che hanno deciso di intensificare la loro collaborazione monetaria, sia con un uso coordinato delle riserve che con il ricorso alle rispettive monete nel regolare gli scambi fra di loro. Quest’ultima disposzione fa sì che il dollaro non vada più a lubrificare gli scambi, interponendosi – terzo lato di un triangolo – come moneta di fatturazione, e riduce quindi, sui mercati dei cambi, la domanda di dollari.
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