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A dicembre torna l’Imu, ma si chiamerà “service tax”

Per scongiurare lo scatto dell’Iva al 22%, il Governo vara la possibilità di anticipare di un anno l’entrata in vigore della “service tax” – La tassa sui servizi comunali incide sulle rendite catastali e garantirà tre miliardi alle casse dello Stato – Una beffa per molti italiani, dopo le promesse di abolizione dell’Imu.

A dicembre torna l’Imu, ma si chiamerà “service tax”

Torna l’Imu, ma sotto mentite spoglie. Sembra questa la strada sui cui sembra essersi immesso il Governo, disperatamente a caccia di tre miliardi di euro, più della seconda rata dell’imposta sugli immobili, per scongiurare l’aumento dell’Iva al 22%. L’imposta municipale verrebbe sottoposta ad un’operazione di maquillage e tornerebbe “travestita” da service tax.

L’entrata in vigore della tassa sui servizi comunali, verrebbe anticipata così al 2013 (era prevista per il 2014), portando nelle casse dello Stato circa 3 miliardi, 700 milioni in più, a grandi linee, rispetto all’importo garantito dalla seconda rata dell’Imu, da 2,3 miliardi di euro. Entrambe le tasse, poi, operano sulla stessa base imponibile patrimoniale, ovvero la rendita catastale.

I moniti di Bruxelles e della Corte dei Conti in tema di defficit stanno avendo il loro giusto peso e il piano di compensazione che garantirebbe allo Stato una copertura sufficiente ad evitare lo scatto dell’Iva, e le sue conseguenze su consumi e inflazione. Di certo, però, non risolverà il problema del peso fiscale sulle tasche degli italiani che potrebbero vedere in questa mossa una sorta di beffa, il rientro dalla finestra di una tassa invisa chiamata con un nome diverso.

Il quadro, poi, è ulteriormente complicato da due fattori: l’entrata in vigore della parte “patrimoniale” della Tares ed eventuali spaccature in seno alla maggioranza di Governo, se si pensa che l’abolizione dell’Imu era stata la grande bandiera dell’intera campagna elettorale del Pdl e uno dei perni della proposta del partito di Silvio Berlusconi.

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