Piazza Affari guardinga visto lo stallo sui dazi (anche se si va verso un accordo Ue-Usa al 15%) e soprattutto la nuova postura attendista della Banca centrale europea, che dopo otto tagli in un anno, nella riunione di oggi ha lasciato i tassi d’interesse invariati. La presidente Christine Lagarde lo aveva lasciato intendere da settimane e lo ha ribadito oggi: dal contrasto all’inflazione, tornata “in linea con l’obiettivo del 2%”, si passa alla cautela di fronte “all’eccezionale incertezza” innescata dai dazi. Sui quali invece c’è sì aria di intesa tra Unione europea e Washington, ma secondo il centro studi di confindustria l’Italia avrebbe ben poco da esultare, dato che secondo una simulazione l’aliquota del 15% potrebbe comportare una perdita di 23 miliardi di euro per il sistema Paese.
In questo scenario la Borsa di Milano chiude fiacca (-0,24%), restando sopra i 40 mila punti e con lo spread Btp-Bund in impercettibile risalita a 87 punti base. Ancora più debole del Ftse Mib è il CAC40 di Parigi (-0,3%), mentre rimbalzano Londra (+1%) e più tiepidamente Francoforte (+0,4%). Wall Street appare contrastata a circa metà seduta, col Dow Jones al -0,37% e il Nasdaq al contrario sul +0,3% nel momento in cui chiudono le Borse europee. Oltre oceano da segnalare che continua il momento no di Elon Musk: scaricato dal presidente Donald Trump, il suo impero inizia a scricchiolare ed è soprattutto Tesla a mostrare da qualche tempo delle difficoltà. La trimestrale presentata oggi è la peggiore da oltre un decennio, con i ricavi in calo del 12% rispetto ad un anno fa e sotto le aspettative del mercato: il titolo perde così quasi il 10%.
Il caso del giorno è il crollo di Stm: ecco perché
Tornando a Piazza Affari, da segnalare che respira Unicredit (+1,74%) dopo la ritirata dall’Ops su Banco Bpm, che però rappresenta una modesta vittoria di Pirro per il governo. In ordine sparso le altre banche: Banco Bpm +1,34%, Mediobanca -0,6%, Intesa Sanpaolo +1%. Ma a tenere banco è senza dubbio il tonfo di Stm, di gran lunga il peggior titolo del listino principale con una perdita di oltre il 16% a 22,4 euro per azione. A pesare sul gruppo dei microchip una trimestrale giudicata evidentemente molto deludente: Stmicroelectronics ha infatti chiuso il primo semestre 2025 con una forte contrazione di utili e ricavi. La perdita netta del periodo è infatti risultata pari a 97 milioni di dollari e i ricavi netti si sono attestati a 5,28 miliardi di dollari, in calo del 21% rispetto ai 6,6 miliardi di dollari del primo semestre del 2024. “Le nostre previsioni di business per il terzo trimestre prevedono un fatturato netto di 3,17 miliardi di dollari, in calo del 2,5% su base annua”, ha ammesso Jean-Marc Chery, President e CEO di Stm, non rassicurando nemmeno sulle imminenti prospettive dell’azienda.
LEGGI ANCHE: la diretta di Borsa di oggi
Il miglior titolo è Prysmian, bene Acea dopo i conti
In una giornata contrassegnata dalle trimestrali ha invece convinto Acea, che nel primo semestre ha fatto il pieno di utili e ricavi e vede gli investimenti procedere a gonfie vele, in tutte le aree di business. “L’innovazione e le nuove tecnologie saranno sempre più integrate nelle attività quotidiane e nella realizzazione delle grandi opere in cui siamo impegnati”, ha promesso l’amministratore delegato Fabrizio Palermo, e intanto oggi il titolo è saluto del 2,43% a quasi 20 euro per azione. Ancora meglio ha fatto Prysmian, che chiude la seduta con acquisti per oltre il 3% dopo la notizia del placing agreement per la vendita, ad un limitato numero di investitori istituzionali, di 37,595,255 azioni H di Yangtze Optical Fibre and Cable Joint Stock Limited Company quotate presso la Borsa di Hong Kong, pari a circa il 5% del capitale sociale totale della società, ad un prezzo pari a 19,50 dollari di Hong Kong per azione.
Petrolio e oro
Il petrolio WTI oscilla in territorio positivo andando a superare i 66 dollari al barile, dopo la pubblicazione dei dati EIA sulle variazioni delle scorte di greggio negli Stati Uniti. Secondo le stime, le scorte di greggio sono infatti diminuite di circa 1,4 milioni di barili e questo suggerisce una fase favorevole, in cui la domanda sta superando l’offerta. Sale pure il Brent, a sfiorare i 70 dollari per azione. Fiacco invece l’oro che scende a 92 euro al grammo.