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Mps: soglie, sinergie, dta. Tutti i dettagli e le prospettive dell’offerta che partirà il 14 luglio

Mps fissa al 35% la soglia minima per conquistare Mediobanca: “Così otterremo il controllo di fatto”. Siena non esclude fusione con Mediobanca e su Banca Generali si riserva di valutare l’operazione. Lovaglio: “Progetto che ha una forte ratio industriale e finanziaria”

Mps: soglie, sinergie, dta. Tutti i dettagli e le prospettive dell’offerta che partirà il 14 luglio

A Mps basta arrivare al 35% di Mediobanca. È questa la soglia minima, definita “non rinunciabile” fissata dal Monte dei Paschi nel documento di offerta che partirà lunedì 14 luglio per chiudersi l’8 settembre. “Siamo certi di portare a termine l’operazione: con la soglia minima del 35% eserciteremmo comunque il controllo di fatto”, ha detto il ceo di Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio, in un’intervista al Sole 24 Ore, in cui descrive l’operazione come​​ “un progetto che ha una forte ratio industriale e finanziaria, con una visione chiara e innovativa, che genera benefici tangibili per tutti”. 

Mps: “Con il 35% otterremo il controllo di fatto”

L’obiettivo, derogabile, è quello di raggiungere il 66,67% del capitale, la stessa soglia prevista all’annuncio dell’operazione, ma anche il 35% di Mediobanca, secondo Mps, è una quota “idonea” ad “ottenere il controllo”.

“L’offerente – si legge nel prospetto – ritiene che sulla base della conformazione dell’azionariato” di Mediobanca alla data del documento di offerta e “delle percentuali di partecipazione finora registrate alle assemblee ordinarie di Mediobanca, l’acquisto di una partecipazione compresa tra il 35% e il 50% del capitale sociale votante di Mediobanca sia idonea a consentire all’offerente (Banca Mps) di ottenere il controllo di fatto” su Mediobanca, esercitando un’influenza dominante “nell’assemblea ordinaria di Mediobanca e incidendo sul generale indirizzo della gestione”.

Mps-Mediobanca: soglie, sinergie e dta

Fissando una soglia minima così bassa, Mps de facto blinda l’operazione, garantendosi una base di partenza che la banca “si riserva la facoltà di rafforzare” in un secondo momento con “le modalità e le tempistiche consentite dal mercato”. 

In questo contesto bisogna però considerare anche le conseguenze della decisione, soprattutto se si tengono in considerazione le Dta, ovvero le attività fiscali differite di Mps, e le sinergie.

Secondo quanto si legge nel prospetto, con una quota di capitale inferiore al 50% le sinergie e gli obiettivi strategici dell’offerta “saranno realizzabili” anche se “con possibili variazioni e ritardi nella loro implementazione”. Nel dettaglio, per le sinergie la banca parla di “un orizzonte temporale più esteso di circa 12-18 mesi” e di “piena attuazione nella prima parte del 2030”.

Parlando invece delle dta, all’interno del documento Mps spiega che, senza il consolidamento di Mediobanca, non potrà esserne accelerato l’utilizzo allargando la base imponibile al bilancio di Piazzetta Cuccia: anziché essere consumate in sei anni, con l’utilizzo di mezzo miliardo all’anno, si avranno benefici per 300 milioni annui e un utilizzo “in un arco temporale più lungo” che terminerebbe nel 2036. Le strade da percorrere nel caso in cui le soglie siano inferiori al 50%, superino questo valore o si attestino anche sopra il 66,67% del resto le ha fissate la Bce la scorsa settimana quando ha dato il suo via libera all’operazione.

Se l’offerta otterrà un’adesione inferiore al 50% – sono le indicazioni dell’Eurotower – Siena dovrà fornirle entro tre mesi un rapporto che confermi l’esistenza del controllo di fatto o in alternativa, in assenza di controllo di fatto, un piano che indichi l’approccio strategico alla partecipazione acquisita in Piazzetta Cuccia, i criteri per il mantenimento o la cessione di tale partecipazione, insieme agli obiettivi, alle scadenze e alle principali tappe operative. Superato il 50%, comunque, dovrà essere presentato entro 6 mesi dal controllo un piano che includa l’impatto sul capitale e la struttura della governance. Sopra il 66,67%, poi, l’integrazione – sinergie comprese – potrà essere completa.

Le soglie e il cet1

I livelli di CET1 ratio fully loaded consolidati stimati al 31 marzo 2025 per il gruppo risultante ad esito dell’offerta in differenti scenari di adesione all’offerta, tra cui quello con adesione pari al 35% (controllo di fatto) sarebbero: 17,8% nel caso di adesione all’offerta pari al 100%; 16,6% nel caso di adesione all’offerta pari al 66,67%; 16,2% nel caso di adesione all’offerta pari al 50%; 15,6% nel caso di adesione all’offerta pari al 35%.

Mps non esclude la fusione con Mediobanca

Mps non esclude un’eventuale fusione per incorporazione di Mediobanca in futuro anche se l’amministratore delegato Luigi Lovaglio illustrando l’operazione, da ultimo nell’assemblea di Mps di aprile, ha sempre fatto riferimento a due entità separate.

Nel prospetto, si spiega che Mps, in caso di perfezionamento dell’offerta, intende procedere al delisting del titolo Mediobanca e “indipendentemente da questo atto”, la banca “non esclude di poter valutare in futuro la realizzazione di eventuali operazioni straordinarie e o di riorganizzazione societaria e aziendale che dovessero essere ritenute opportune, in linea con gli obiettivi e le motivazioni dell’offerta, ivi inclusa l’eventuale fusione per incorporazione di Mediobanca in Banca Mps o in altra società del gruppo Mps”. Ad oggi nessuna decisione è stata presa su eventuali operazioni straordinarie a seguito dell’aggregazione con il gruppo Mediobanca in conseguenza del perfezionamento dell’offerta.

Mps si riserva di valutare l’operazione Banca Generali

L’offerta lanciata da Mediobanca su Banca Generali “sembrerebbe in potenza coerente con il razionale strategico” dell’ops di Mps su Mediobanca. Lo scrive la banca senese nel prospetto dell’operazione da oltre 13 miliardi diffuso ieri sera e che scatterà il prossimo 14 luglio. Alla luce dell’assemblea di Mediobanca propedeutica all’operazione su Banca Generali slittata al 25 settembre tuttavia ad oggi c’è “incompletezza del quadro informativo” quindi Banca Mps si riserva di valutarla più compiutamente “alla luce di tutte le informazioni rilevanti che si renderanno di volta in volta disponibili”.

Mps: “Dall’aggregazione nessun impatto sui dipendenti”

L’aggregazione Mps con Mediobanca non prevede “conseguenze negative dirette sul complessivo organico del gruppo Mps e del gruppo Mediobanca quanto a condizioni di lavoro o di impiego”, scrive nero su bianco la banca senese nel prospetto dell’ops. “Tenuto conto della complementarietà e non sovrapposizione dei business di Mps e di Mediobanca, è ragionevole ritenere che in caso di perfezionamento dell’offerta non vi saranno impatti sul capitale umano e sui siti operativi esistenti di Mps e Mediobanca”.

La risposta di Mediobanca e la reazione del mercato

Si aspetta adesso la risposta di Mediobanca che potrebbe arrivare già all’inizio della prossima settimana. E sono in molti a dare per scontato che, sulla base dei dati contenuti nel prospetto, Piazzetta Cuccia fare critiche mirate. 

Poi la parola passerà agli azionisti: l’operazione partirà il 14 luglio sul mercato e durerà 40 giorni di borsa aperta, fino all’8 settembre, visto che arriva in pieno periodo estivo e per dare modo al mercato di valutare i risultati della semestrale del Monte, in agenda il 5 agosto. Nel frattempo, in Borsa entrambi i titoli perdono circa l’1% del loro valore, con lo sconto implicito nel concambio che si attesta al 3,9%, circa 600 milioni di euro.

Continuano le vendite su Mediobanca

Nel frattempo, continuano le vendite di azioni Mediobanca da parte dei soci dell’accordo di consultazione. Dopo Gavio e Doris anche Fin.Fer ha venduto 200mila azioni Mediobanca nella seduta del 3 luglio a un prezzo medio ponderato di 18,533 euro. Monge, nella seduta del 1 luglio, ha venduto 332,183 azioni a un prezzo medio ponderato di 19,0553 e nella seduta del 2 luglio 22,290 azioni a un prezzo medio ponderato di 19,0128. Il comunicato specifica che le operazioni sono state effettuate su azioni non apportate all’accordo. Infine, Aurelia, holding della famiglia Gavio, ha venduto altre 250mila azioni Mediobanca nella seduta del 3 luglio 2025 a un prezzo medio ponderato di 18,4820 euro. Fin-Fer, Monge e la holding Aurelia fanno parte dell’accordo di consultazione tra soci Mediobanca.

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