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Ilva, sorpresa ArcelorMittal: “Resteremo fino a maggio”

ArcelorMittal si dice pronta a gestire l’impianto di Taranto fino a maggio, quando si discuterà in tribunale la richiesta di recesso, ma sul tavolo restano 5 mila esuberi – Si apre però uno spazio di trattativa

Ilva, sorpresa ArcelorMittal: “Resteremo fino a maggio”

C’è un piccolo spiraglio sul futuro dell’ex Ilva di Taranto, che non cancella le nubi sul futuro dell’impianto siderurgico ma forse può dare tempo al Governo e ai sindacati di negoziare con ArcelorMittal evitando interruzioni traumatiche della produzione.

A sorpresa, il nuovo Ad di ArcelorMittal, Lucia Morselli, ha dichiarato ieri – in un incontro con il Governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano – che il gruppo ha “intenzione di continuare a gestire l’azienda nel miglior modo possibile almeno fino a maggio“. Perché proprio maggio? Perché proprio ieri il Tribunale di Milano ha stabilito fra sette mesi la discussione sul recesso contrattuale chiesto dall’azienda, senza il quale è molto difficile che ArcelorMittal possa lasciare Taranto.

Resta però sul tavolo il nodo degli esuberi. Dovendo tagliare la produzione per la crisi del mercato dell’acciaio, ArcelorMittal pensa di ridimensionare l’area a caldo di Taranto e di ridurre il personale di circa 5 mila unità, un’ipotesi che sia i sindacati che il Governo considerano socialmente insostenibile e che cercheranno di cambiare nella trattativa con l’azienda. Morselli ha comunque assicurato che sia i dipendenti che i fornitori dell’indotto verranno regolarmente pagati per quanto fatto finora.

Sembra di capire che, avendo più tempo a disposizione, per l’Ilva di Taranto si possa dunque aprire un tavolo di trattativa, anche se le incognite restano grandi e il Governo – a parte la cassa integrazione e la riduzione dell’affitto degli impianti – non ha molto da offrire ad ArcelorMittal.

Irrisolta resta per ora la questione del ripristino dello scudo penale, perché il premier Giuseppe Conte non è riuscito ad assorbire il dissenso dei grillini pugliesi, che minacciano di non votare il decreto e di far mancare i voti al Governo su un provvedimento cruciale, rispetto al quale anche il sempre più traballante leader dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, non è in grado di fornire assicurazioni.

Oggi il previsto Consiglio dei ministri sull’Ilva non si terrà per l’emergenza Venezia che sta impegnando il Governo e il quadro generale su Taranto sembra leggermente meno fosco, ma da qui a dire che il caso Ilva si avvia a soluzione ce ne corre.

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