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Petrolio e banche scaldano i mercati

Il petrolio supera i 50 dollari a barile e infiamma Wall Street – Il possibile rialzo dei tassi americani a breve e l’intenzione della Bce di intervenire sui crediti incagliati rilanciano i titoli bancari – Enel, Telecom, Unicredit, Stm sotto i riflettori – Brilla Exor

Petrolio e banche scaldano i mercati

Tanto improvvisa quanto robusta continua la corsa del Toro. Ormai i mercati sono convinti che il rialzo del costo del denaro Usa sia imminente: giugno, oppure, complice la cautela per il voto inglese sull’appartenenza alla Ue, luglio. Intanto è caduto l’ostacolo della Grecia, dopo l’accordo nella notte tra martedì e mercoledì a Bruxelles.

Il Fondo Monetario, in realtà, per ora frena: “Non ci troviamo in una situazione in cui il Fmi può dire ‘noi siamo pronti ad andare avanti’ ma credo che potremo arrivarci entro la fine dell’anno”, ha detto un funzionario. Ma ci vuole ben altro per frenare l’euforia che emana da Wall Street spinta al rialzo dalle banche. Gli indici azionari viaggiano verso l’alto: Dow Jones +0,9%, S&P500 +0,7% a 2.090 punti (ad un passo dal record assoluto di 2.134), Nasdaq +0,7%.

I FINANZIARI SPINGONO WALL STREET, GOLDMAN ALZA LE STIME DEL PIL

La spinta è favorita da numerosi fattori.

1) Il rally del petrolio. Il prezzo del greggio ha varcato stamane la soglia psicologica dei 50 dollari: il Brent ha segnato un prezzo di 50,08 dollari (+0,7% rispetto al prezzo di 49,2 dollari di ieri, già in crescita dell’1%), il Wti tratta a 49,86 dollari. Si tratta delle quotazioni più alte degli ultimi sette mesi.

2) Il dollaro si muove sui massimi degli ultimi due mesi nei confronti dell’euro: cross euro dollaro a 1,113.

3) Il T bond a 2 anni, il più sensibile alle mosse della politica monetaria, è fermo allo 0,93%. Il decennale è salito all’1,87%. Con uno spread di 170 bp rispetto al Bund tedesco (0,17%).

4) Continua il rally dei titoli tech. Ieri ha guidato la corsa Microsoft che ha annunciato svalutazioni e costi di ristrutturazione 950 milioni di dollari per la divisione cellulari ex Nokia. Vola Computer Science (+42%) in vista di una fusione con la divisione pc di Hewlett-Packard. Tonfo di Alibaba (-6,8%) , sotto inchiesta per la verifica sui dati effettivi di vendita. Ma la ripresa è trascinata dai finanziari: Citigroup +3,7%, Bank of America +3%, JP Morgan +2,7, Goldman Sachs +3%. 

5) Goldman Sachs ha rivisto al rialzo la stima del Pil del secondo trimestre: per la Banca d’affari gli Stati Uniti, secondo quanto riporta Zerohedge, dovrebbero registrare una crescita del 3%, dal precedente +2,7%.

ASIA DEBOLE, PREOCCUPA LA CINA

L’entusiasmo non ha però contagiato l’Asia. Pesa sui listini la preoccupazione per la situazione cinese: l’aumento del dollaro rischia di metter sotto pressione lo yuan con effetti negativi per l’intera regione. Nonostante i forti guadagni del settore energia Tokyo limita il rimbalzo allo 0,3%, Hong Kong -0, 4,%. Shanghai perde l’1%, Shenzhen -1,4%. Oggi Bank of China e China Merchant emetteranno, per la prima volta, due bond composti solo da non performing loans.

MILANO+1,6%, I BOND GRECI SOTTO IL 7%.

Chiusura positiva invece per le Borse europee, contagiate da un nuovo ottimismo sulle prospettive dell’economia. A Milano l’indice FtseMib termina la seduta con un rialzo dell’1,6%, inferiore solo a Madrid (+2,3%). La Borsa di Parigi guadagna l’1,1%, Francoforte +1,4%.

In Europa, come a Wall Street, i titoli migliori appartengono al comparto bancario: l’indice Stoxx di settore chiude in rialzo del 3,2%. L’eventuale rialzo Usa non dovrebbe contagiare la Ue, ancora sotto l’effetto deflazione. Ma se i tassi di mercato, sotto la spinta della Fed, saliranno, ci sarà un po’ di respiro per banche e assicurazioni, impossibilitate come sono nell’attuale scenario di tassi a zero a guadagnare dalla gestione finanziaria.

Inoltre, il rialzo del dollaro potrebbe dare una mano all’export delle aziende europee. Ne ha particolare bisogno l’Italia: a marzo l’industria ha registrato la peggior frenata dall’estate del 2013 con una contrazione del fatturato del 3,6%. In buon rialzo sul listino anche il settore Automotive (+1,8%) e i Petroliferi (+2,4%). 

L’accordo sul debito greco ha prodotto effetti immediati nel mercato del debito. I rendimenti del decennale di Atene sono scivolati in mattinata sotto il 7% salvo poi correggere nel pomeriggio. I titoli a 2 anni sono stati trattati sotto il 6%. Per la prima volta dall’inizio di maggio lo spread Btp/Bund è sceso sotto i 120 punti, salvo poi chiudere a 128 punti, rendimento all’1,44%. Il Tesoro ha comunicato che lunedì 30 maggio verranno offerti 6-7,5 miliardi tra Ccteu e Btp a 5 e 10 anni.

METROWEB, CDP CONCEDE L’ESCLUSIVA A ENEL

Oltre all’euforia per i titoli bancari, a caratterizzare la giornata è stata la partita della banda larga. La Cassa Depositi e Prestiti ha concesso l’esclusiva su Metroweb a Enel (+0,3%) preferita a Telecom Italia. L’enterprise value riconosciuto a Metroweb, destinata a fondersi con Enel Open Fiber, è di 814 milioni, lo stesso prezzo che era stato ipotizzato da Telecom. Toccherà ora al consiglio di F2i, socio di Metroweb col 53,8%, deliberare sull’operazione. Unico vincolo da sciogliere il gradimento da parte di Swisscom, che ha in mano un diritto di veto sulle modifiche dell’azionariato di Metroweb fino al marzo dell’anno prossimo, e che punta a scambiare il 10,6% detenuto in Metroweb Milano con una quota della holding Enel Open Fiber che ieri ha annunciato un accordo con il comune di Perugia per la posa di fibra ottica sull’intero territorio comunale nell’ambito del Piano nazionale. I primi 50 clienti, individuati all’interno del fast track di progetto, verranno connessi da Vodafone, Wind, Go Internet e Tiscali entro il mese corrente. Ieri anche Telecom Italia ha annunciato il lancio a Perugia della banda ultralarga a 1.000 Megabit su fibra ottica.

TELECOM ITALIA, IL 38,4% DELL’ASSEMBLEA CONTRO I BONUS A CATTANEO 

In rialzo Telecom Italia (+2,7%) nel giorno dell’assemblea. Il 38,4% dei soci ha votato contro gli special awards o bonus garantiti al ceo Flavio Cattaneo: 55 milioni di euro per l’80% in azioni, il 20% cash al raggiungimento di alcuni obiettivi. Anche il collegio sindacale aveva dato parere negativo. I proxy adviser avevano suggerito voto contrario, perché considerano che la retribuzione sia eccessiva e non incentivi abbastanza il perseguimento di risultati di medio-lungo periodo. La delibera è comunque passata con una maggioranza del 61,5%, grazie al voto di Vivendi e di alcuni fondi.

A proposito di Enel, l’ad Cattaneo ha aperto ad una possibile collaborazione. “Dove ci sono possibilità – ha detto a proposito di accordi sulla rete – o perché lo fa a un costo inferiore non siamo contrari a individuare sinergie”. Ma resta valida l’intenzione di rilevare la maggioranza di Metroweb. “Ci siamo anche detti disponibili – ha detto il presidente Giuseppe Recchi – ad aprire l’assetto proprietario di società strategiche. E con la nuova squadra abbiamo fatto tutto ciò che un’azienda responsabile e di mercato può fare per guardare al futuro con prospettive di lungo periodo”.

STM, MACRON LICENZIA I VERTICI AL SENATO

Doccia fredda per Stm (+0,8%). L’ad Carlo Bozotti è stato in pratica licenziato dal governo di Parigi. Il ministro francese dell’Economia, Emmanuel Macron, nel corso di un’audizione al Senato, ha detto: “Abbiamo un management che non risponde ai nostri obiettivi, che ha una politica di comunicazione non coordinata e che più volte si è schierato contro i soggetti che lo hanno nominato”.

Secondo il ministro, il leader europeo dei semiconduttori non ha ridotto a sufficienza il dividendo, con “una logica di breve respiro che punta a sostenere le quotazioni del titolo , ma che non rappresenta la nostra priorità. Al contrario, occorre reinvestire e successivamente semplificare la governance e il management”. Il prossimo 20 giugno StM pagherà un dividendo trimestrale di 6 centesimi di dollaro per azione, pari a un rendimento del 3,97% annuo.

Il governo francese e la Cassa depositi e prestiti italiana condividono il controllo di StM, attraverso un veicolo societario posseduto al 50-50%, che detiene il 27,5% del primo gruppo europeo di semiconduttori. 

VOLA BANCO BPM, AL VIA IN UNICREDIT LA GARA DEL DOPO GHIZZONI

Giornata positiva su tutta la linea per i titoli bancari. Unicredit chiude in rialzo del 2,4% nel primo giorno del dopo Ghizzoni. L’obiettivo è di arrivare a nominare il suo successore nel Cda del 9 giugno. Ma si sta facendo strada la consapevolezza che il processo, anche per i vincoli imposti dallo statuto, sarà più lungo. ll comitato nomine si riunirà il primo giugno. Tra i nomi dei potenziali successori figurano Marco Morelli (responsabile di Bofa-Merrill in Italia), Jean-Pierre Mustier (ex responsabile dell’investment banking di UniCredit), Andrea Orcel (a capo dell’investment banking di Ubs) e Alberto Nagel (Ceo di Mediobanca.

Balzo di Banco Popolare (+8,7%), miglior blue chip di Piazza Affari, un’incollatura sopra Banca Pop.Milano (+8,2%): il gruppo che nascerà dalla fusione si chiamerà Banco Bpm. Il nuovo gruppo bancario dovrebbe raggiungere nel 2019 un utile netto normalizzato di 1,1 miliardi e generare sinergie a regime per 460 milioni di euro. 

Nel resto del comparto vetta Ubi, in rialzo del 7,2%. Intesa Sanpaolo +2,2%, Mediobanca+2,2%. Partita in forte rialzo, Monte Paschi ha chiuso con un progresso dello 0,9%. Il giorno prima ha messo a segno un rialzo del 10% grazie a indiscrezioni su un’ipotesi europea per dare sollievo agli istituti aggravati da troppi crediti deteriorati.

La prospettiva di tassi in crescita fa bene anche alle assicurazioni e alle società del risparmio gestito. Prevale così il segno più: Generali +1,4%, UnipolSai +3,2%, Anima +5,6%, Azimut +3,2%. Negativa ieri Banca Mediolanum -1,2% (il giorno prima +5%). 

EXOR SUPERSTAR: LA QUOTA IN RCS RIDOTTA ALL’1,7%

Positive Fiat Chrysler (+2,9%) ed Exor (+5,3%). L’assemblea della holding ha approvato ieri il bilancio 2015 chiuso con un utile consolidato di 744,5 milioni di euro a fronte dei 323,1 milioni del 2014 e un utile della capogruppo di 2,5 miliardi. 

Il dividendo è di 0,35 euro per azione per un totale di 82,02 milioni (era 0,33 l’anno precedente). “Alcuni di voi – ha detto il presidente John Elkann agli azionisti – sono insoddisfatti del livello di dividendo, ma siamo in una fase storica in cui vogliamo continuare a ridurre il livello di debito e fare in modo che quanto incassiamo sia di più di quanto diamo. Per questo il dividendo non diminuisce ma neppure aumenta”. 

Il presidente ha aggiunto che il prossimo anno il gruppo valuterà nuovi investimenti : “Oggi le prospettive di Exor sono legate a cinque grosse società che operano in settori diversi PartnerRe, Fca, Cnh, Ferrari e L’Economist. Sono cinque società globali, oggi aggiungerne un’altra non è possibile in quanto non abbiamo i mezzi per farlo, ma è giusto cominciare a pensare al futuro. Il prossimo anno cercheremo di capire in quali altri settori ci piacerebbe entrare ma anche esplorare investimenti più piccoli come Welltec e potenzialmente nuovi”. 

Elkann ha di nuovo smentito l’interesse per Peugeot: “L’operazione con Psa non farebbe fare salto dimensionale”. La quota detenuta in Rcs è già stata ridotta all’1,74%.

SEDUTA OK PER ENI, LEONARDO E BUZZI

In evidenza i titoli energetici. Eni +3,4%, promossa a Buy da Cheuvreux. Saipem +4,3%. Debole invece Tenaris (+0,2%): la controllata brasiliana Confab è indagata, come le società locali di altri gruppi siderurgici, con l’ipotesi di corruzione legata all’ottenimento di commesse dal gigante pubblico Petrobras. 

Leonardo (+1,2%) ha annunciato la firma con il governo del Pakistan di un contratto per “diversi elicotteri bimotore AgustaWestland AW139”, con consegne previste il prossimo anno. 

Buzzi (+1,5%) ha toccato i massimi da otto anni sostenuta dalle promozioni di alcuni broker. Secondo gli analisti di Ubs, il titolo beneficia del favorevole trend dei prezzi del cemento negli Usa e su un potenziale di crescita dei prezzi anche in Italia da inizio del secondo semestre. 

LUSSO DEBOLE. IL BUY BACK NON RIANIMA LUXOTTICA

Ribassi diffusi nel lusso, condizionato dai conti deboli di Tiffany. Luxottica è una delle peggiori blue chip di oggi con un arretramento dell’1,1% a 49,11 euro. Ieri la società ha annunciato di aver avviato un nuovo piano di buy back fino ad un massimo di 4 milioni di azioni ordinarie, in esecuzione di quanto deliberato dell’assemblea del 29 aprile 2016. L’ammontare corrisponde allo 0,827% del capitale sociale.

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