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Vivendi: “Non dirigiamo noi Telecom Italia”

Nella relazione sui conti trimestrali Vivendi risponde indirettamente alla delibera dell’Agcom – Plusvalenza latente sulla quota in Mediaset pari a 62 milioni di euro.

Vivendi: “Non dirigiamo noi Telecom Italia”

“Vivendi non ha il potere di dirigere le politiche finanziarie ed operative di Telecom Italia”, questo quanto sottolineato dal colosso francese, primo azionista di Telecom Italia con il 23,9%, nella relazione sui conti trimestrali.

Un’affermazione che sembra una risposta alla delibera con cui l’Agcom lo scorso aprile ha imposto di ridurre la propria quota nella società italiana di Tlc o in Mediaset allo scopo di adeguarsi alla legge Gasparri.

L’azienda di Vincent Bolorré puntualizza che “non ha la certezza di disporre della maggioranza dei voti all’assemblea degli azionisti di Telecom Italia, non c’è alcun accordo tra Vivendi e Telecom che permetta a Vivendi di nominare la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione di Telecom o di riunire la maggioranza dei diritti di voto nelle riunioni del consiglio di amministrazione di Telecom’”. Non solo, “Vivendi non ha il potere di designare unilateralmente il presidente del cda o l’amministratore delegato di Telecom”.

La quota in Telecom ha “un carattere minoritario”, in base alla quale Vivendi esercita “una influenza notevole” sulla società, il che – in base a quanto si legge nella relazione – ha portato dal dicembre 2015 a contabilizzare la quota in Tim a patrimonio netto. In virtù di tutto ciò “Vivendi intende fare appello a questa decisione”, precisa il documento.

Ma la giornata di oggi porta qualche novità anche sul fronte Mediaset. A fine marzo, il gruppo transalpino aveva una plusvalenza latente sulla quota in Mediaset pari a 62 milioni di euro, mentre la partecipazione in Telecom Italia, che è contabilizzata a patrimonio netto, aveva un valore superiore di circa 1 miliardo rispetto alle quotazioni di Borsa.

Nel dettaglio, Vivendi ha il 28,8% del capitale di Mediaset e il 29,94% dei diritti di voto, a un prezzo d’acquisto di 1,259 miliardi, con un valore contabile di 1,32 miliardi sulla base di un prezzo di Borsa di 3,88 euro, contro 1,39 miliardi a fine dicembre. La plusvalenza latente, che a fine 2016, ammontava a 140 milioni, è calata a marzo a 62 milioni.

Quanto a Telecom, il 23,9% detenuto nell’operatore di tlc ha un valore contabile netto di 4,19 miliardi di euro, in aumento dai 4,13 miliardi di fine 2016, a fronte di un costo d’acquisto di 3,899 miliardi.

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