Condividi

Usa, Dimon e Dalio avvertono: la situazione è peggiore di quel che dice Moody’s. Timore per Treasuries e azioni

Per Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, c’è il rischio che Trump stampi più moneta per ripagare il debito pubblico. Per Jamie Dimon, ceo di JP Morgan, i rischi sono sottovalutati e quando i dazi verranno applicati i listini azionari crolleranno

Usa, Dimon e Dalio avvertono: la situazione è peggiore di quel che dice Moody’s. Timore per Treasuries e azioni

Perché poi un domani possano dire “ve l’avevo detto”, i guru della finanza internazionale lanciano allarmi importanti sulle azioni di Wall Street e sul mercato obbligazionario Usa. Da una parte il miliardario Ray Dalio vede i titoli di stato Usa più a rischio di quanto faccia Moody’s. Dall’altra il ceo di JP Morgan Jaime Dimon prevede crollo utili per le società dell’indice S&P 500 a causa dell’incertezza e dei rischi causati dalla politica del presidente Trump.

Moody’s Ratings venerdì sera a mercati chiusi ha annunciato di aver revocato al governo americano il suo rating creditizio più elevato, portando il Paese da Aaa ad Aa1. L’agenzia, seguendo i sui colleghi Fitch e S&P’s, ha attribuito ai politici Usa la responsabilità di un deficit di bilancio in forte crescita, che a suo dire non mostra segni di riduzione. Lunedì la netta reazione dei mercati in particolare di quello obbligazionario: i rendimenti dei Treasuries Usa hanno visto un’impennata e quello dei titoli a 30 anni ha superato il livello chiave del 5%: ha toccato il 5,037% nelle contrattazioni intraday, il livello più alto da novembre 2023 quando aveva raggiunto il picco al 5,18%, il massimo dalla crisi finanziaria del 2007. Il rendimento del titolo a 10 anni viaggia vicino al 4,5%. .

Preoccupa inoltre che gli strategist di Wall Street, da Goldman Sachs Group Inc. a JP Morgan Chase & Co., stanno alzando le loro previsioni sui rendimenti. Tra le posizioni più importanti figurano quelle che vedono il rendimento anche del decennale testare il 5%, dice Bloomberg.

La fame di debito di Trump per i suoi tagli fiscali non finanziati

La riduzione del rating ha alzato il velo e rafforzato le crescenti preoccupazioni degli investitori per il gigantesco debito nazionale pari a circa 37 trilioni di dollari, nelle ore in cui Capitol Hill sta discutendo di ulteriori tagli fiscali non finanziati e l’economia sembra destinata a rallentare. Tutto ciò mentre Trump sta stravolgendo consolidate partnership commerciali e rinegoziando gli accordi commerciali. Trump ha bisogno delle entrate derivanti dai dazi anche per finanziare il suo pacchetto di tagli fiscali, che è appena passato attraverso una commissione della Camera dei Rappresentanti e che potrebbe essere votato entro la fine di questa settimana. Si stima che questo imponente disegno di legge è che aggiunga tra i 3.000 e i 5.000 miliardi di dollari al debito nazionale nell’arco di un decennio.

Negli ultimi dieci anni, il debito pubblico degli Stati Uniti è aumentato significativamente, passando da circa 18,12 trilioni di dollari a 36,8 trilioni di dollari nel 2025, secondo i dati forniti dall’Ufficio del Bilancio del Congresso. Nello stesso arco temporale, il rapporto debito/pil è passato da un livello di 74,7% a, secondo le proiezioni dell’Ufficio del Bilancio del Congresso, a circa il 99%.

Per Dalio c’è il rischio che Trump stampi più moneta per ripagare il debito

Ma, secondo Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates con un patrimonio netto di 14 miliardi di dollari, è addirittura più pessimista di Moody’s. Ieri il miliardario ha detto che il declassamento dell’agenzia di rating non tiene conto del rischio che il governo federale stampi moneta per ripagare il debito. I detentori di bond in quel caso subirebbero perdite anche a causa della svalutazione del denaro con cui vengono rimborsati. “Dovreste sapere che i rating creditizi sottovalutano i rischi reali, perché valutano solo il rischio che il governo non ripaghi il debito” ha scritto Dalio in un post sulla piattaforma social X. “Non tengono conto del rischio ancora più grande che i Paesi indebitati stampino moneta per ripagare i propri debiti, causando così perdite ai detentori di obbligazioni a causa della svalutazione del denaro che ricevono (piuttosto che per una diminuzione dell’importo ricevuto)”.

Per Dimon i rischi sono sottovalutati. Wall Street potrebbe crollare

Jamie Dimon, veterano amministratore delegato e presidente della più grande banca statunitense per asset, JP Morgan, sostiene d’altro canto che i mercati e le banche centrali stanno sottovalutano i rischi creati dai deficit record, dai dazi e dalle tensioni internazionali negli Stati Uniti. “Abbiamo deficit enormi; abbiamo banche centrali che considero quasi accomodanti. Voi tutti pensate di poter gestire tutto questo. Io non credo che ci riescano. La mia opinione è che le persone si sentano piuttosto bene perché non si sono visti ancora i dazi”, ha detto Dimon durante l’annuale incontro con gli investitori della sua banca a New York dopo la mossa di Moody’s.

Secondo Dimon le stime sugli utili di Wall Street, per le società dell’indice S&P 500, già in calo nelle prime settimane di politiche commerciali di Trump, scenderanno ulteriormente man mano che le aziende ritireranno o abbasseranno le previsioni a causa dell’incertezza. “Tra sei mesi, queste proiezioni scenderanno allo 0% di crescita degli utili, dopo aver iniziato l’anno a circa il 12%, ha affermato Dimon. “Se ciò dovesse accadere, i prezzi delle azioni probabilmente scenderanno. Le probabilità di stagflazione, che è fondamentalmente una recessione con inflazione, “sono circa il doppio di quanto previsto dal mercato”, ha aggiunto il top manager. In altre parole, secondo Dimon il pieno impatto dei dazi non si è ancora trasmesso all’economia e i mercato azionario potrebbe crollare quando le aziende dovranno fare i conti con i nuovi costi delle forniture.

Commenta