Condividi

Usa a Salvini: l’Italia faccia la Tap in funzione anti-Russia

L’amministrazione Trump ha chiesto al leader leghista di impegnarsi per realizzare a tutti i costi il gasdotto per mettere in difficoltà la Russia: cosa risponderanno i 5 Stelle?

Usa a Salvini: l’Italia faccia la Tap in funzione anti-Russia

Matteo Salvini torna dagli Stati Uniti con un ricatto in tasca che rischia di far cadere il governo. A formularlo è stato il presidente americano Donald Trump, che ha chiesto al vicepremier italiano di “fare tutto il necessario” per realizzare il Tap, ossia la parte italiana del gasdotto trans-adriatico che dovrebbe portare in Europa il gas azero senza passare dalla Russia. Si tratta di un’infrastruttura fondamentale per ridurre la dipendenza energetica dell’Ue da Vladimir Putin e perciò è considerata decisiva sul piano geopolitico dalla Casa Bianca.

Il problema è che il Tap, esattamente come la Tav, è sempre stato osteggiato dal Movimento 5 Stelle. Salvini dovrebbe quindi vincere la resistenza dell’alleato anche su questo fronte. In alternativa, il leader leghista potrebbe scegliere proprio il gasdotto come pretesto per provocare una crisi di governo entro il 20 luglio e tornare alle elezioni politiche a fine settembre.

In realtà, il Tap ha ricevuto un prima via libera lo scorso autunno e i dubbi grillini sembrano superati. Da allora, i lavori sono andati avanti seguendo la tabella di marcia. Gli Usa però non sono convinti. Temono che qualcosa possa andare storto per alcune vicende giudiziarie o qualche riluttanza grillina all’interno del ministero dell’Ambiente.

Sull’opera pendono in effetti due ricorsi presentati al tribunale penale di Lecce. Il primo sulla la possibilità di applicare al Tap la cosiddetta direttiva europea Seveso, che riguarda le procedure volte a prevenire i grandi disastri ambientali e che aumenterebbero gli standard di sicurezza. Il secondo riguarda invece i metalli rinvenuti all’interno della falda acquifera nell’area dei lavori. Su entrambi i ricorsi i giudici dovrebbero esprimersi a ottobre.

Per quanto riguarda invece l’aspetto politico, in questo caso i dubbi degli americani riguardano il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, in quota M5S. La commissione Valutazione Impatto Ambientale – nominata 10 anni fa dall’ex ministro Stefania Presitigiacomo – è stata sostanzialmente esautorata l’estate scorsa da Costa, che non ha mai provveduto a sostituirla. L’ultimazione del gasdotto richiede però altri cinque pareri proprio di questa commissione, senza i quali il progetto si bloccherebbe.

La lentezza di Costa ha insospettito gli Stati Uniti, che non si fidano dei grillini e per questo fanno pressioni sulla Lega. A Salvini chiedono di fare “whatever it takes”. Il che vuol dire anche, se necessario, far cadere il governo.

Commenta