Le imprese che impiegano under 30 si attendono in misura maggiore un aumento del fatturato (38% contro 35% delle altre), dell’export (38% contro 30%) e degli occupati (21% contro 18%). Sono più innovative e proattive: le imprese con alta presenza di giovani, rispetto a quelle con bassa/medio bassa presenza, investono di più nelle tecnologie 4.0 (44% contro 35%). E sono più produttive (la produttività del lavoro è superiore del 2,5% rispetto alle altre imprese, e diventa del 7,2% quando adottano anche strategie per trattenere e attrarre talenti). Lo mostrano le analisi Unioncamere-Centro studi Tagliacarne citate dal presidente di Unioncamere, Andrea Prete, al Meeting di Rimini. “In un contesto come quello attuale, è necessario uno sforzo comune per accrescere il legame tra imprese e giovani, che possono essere la carta vincente per sostenere e accrescere la competitività del nostro sistema produttivo”, sostiene Prete.
Difficile trovare lavoratori giovani
C’è però difficoltà a reperire lavoratori giovani. Stando alle previsioni del Sistema Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, nel quinquennio 2025-2029 vi sarà un mismatch tra domanda e offerta di lavoratori giovani, che riguarderà in particolare quelli con un’istruzione di livello terziario: per i percorsi a indirizzo ingegneristico potranno mancare tra i 7mila e 10mila giovani in uscita dalle Università ogni anno; per i percorsi scientifici (scienze matematiche, fisiche e informatiche) si prevede che mancheranno tra i 3mila e 5mila laureati; per i percorsi economico-statistico potranno mancare tra i 12mila e 17mila; per i percorsi medico-sanitario 7-8mila. “Malgrado i miglioramenti sul fronte occupazionale”, ha sottolineato Prete, “c’è ancora un alto numero di Neet (giovani che non lavorano né seguono un percorso scolastico o formativo), che pone l’Italia al secondo posto in Europa, dopo la Romania”.
Indispensabile per aziende l’assunzione di immigrati
Secondo Prete, esiste inoltre un problema di ricambio generazionale, che investe direttamente anche le imprese: i dati del Registro delle Camere di commercio, al primo trimestre 2025, indicano che l’11% dei titolari di impresa ha 70 o più anni (320 mila in valore assoluto). “Attrarre talenti e integrare l’attuale forza lavoro con l’apporto di immigrati – ha concluso il presidente di Unioncamere – sono strategie indispensabili per far fronte alle necessità produttive: tra il 2025 e il 2029, si stima un fabbisogno da parte dei settori privati di circa 617mila lavoratori stranieri, corrispondente a oltre un quinto della domanda totale di lavoro (21,1%), con una forte concentrazione nelle regioni del Nord e del Centro. La Lombardia, in particolare, prevede la necessità di oltre 146mila unità, pari al 24% del totale”.