Condividi

Ubi, Massiah: “Il nostro 2018 sarà all’insegna della crescita”

Dopo aver incorporato Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti, il consigliere delegato di Ubi, Victor Massiah festeggia il ritorno all’utile e il taglio degli Npl e non esclude in futuro altre operazioni di consolidamento, ma “per ora non c’è niente” – Nell’anno in corso il gruppo Ubi punta forte sulla crescita. sia nelle commissioni che nella redditività

Ubi, Massiah: “Il nostro 2018 sarà all’insegna della crescita”

Ritorno all’utile e una corposa cessione di Npl in vista. Ubi chiude la settimana dei conti delle banche italiane con dei risultati e una tendenza che sono stati comuni anche alle big Intesa Sanpaolo e Unicredit, e cioè all’insegna del derisking e di profitti alti. In alcuni casi, come quello di Ubi, l’utile è tornato dopo un periodo difficile: nel 2017, grazie anche all’acquisizione delle tre good bank Etruria, Marche, Carichieti ha raggiunto un utile contabile di 690,6 milioni di euro rispetto a una perdita di 830,2 milioni per Ubi Banca “stand alone”, cioè prima delle acquisizioni, nel 2016. Anche al netto delle componenti non ricorrenti, l’utile si è comunque attestato in positivo, a 188,7 milioni di euro.

“E’ stato un anno complesso ma allo stesso tempo estremamente positivo – ha commentato il consigliere delegato Victor Massiah -, abbiamo fatto tante cose e le abbiamo fatte bene, alcune delle quali anche in anticipo come il progetto banca unica, completato a febbraio mentre era previsto a giugno. E soprattutto abbiamo fatto l’offerta e l’aumento di capitale per le tre banche, Etruria, Marche, Carichieti, un’operazione che è stata molto apprezzata da mercato. Abbiamo eseguito nei tempi la migrazione prima di Marche e poi di Etruria nel nostro istituto: a fine novembre avevamo le due banche più grandi già fuse in Ubi. A dicembre abbiamo avviato e realizzato la riportafogliazione di tutti i clienti”.

Altro risultato importante è stato quello legato al derisking: Ubi Banca ha deliberato la vendita nel corso dei prossimi 3 anni di un pacchetto significativo di Non performing loans al fine di accelerare il raggiungimento di un ratio di crediti deteriorati lordi inferiore al 10% a cavallo tra il 2019 e il 2020, in funzione delle condizioni di mercato e in linea con gli standard raggiunti o prefissati dalle altre banche italiane. Già nel 2017 i crediti deteriorati lordi di Ubi Banca sono scesi 12,7 miliardi di euro, con un’incidenza del 13% sul totale dei crediti lordi.

Per quanto riguarda l’anno in corso, la parola d’ordine è crescita: “Il 2018 – ha commentato Massiah – ci dovrebbe portare un incremento estremamente significativo della redditività e quindi un’ulteriore realizzazione del piano industriale che abbiamo presentato. Puntiamo a: una crescita sul margine di interesse grazie a un’ulteriore riduzione del conto del funding; una crescita in termini commissionali grazie al fatto che abbiamo veramente realizzato tutte le condizioni per poter crescere su ogni singola componente, sia dal punto di vista dell’asset management che dal punto di vista assicurativo che dal punto di vista delle commissioni sulle attività più tradizionali”.

Nel corso della conference call il consigliere delegato della banca lombarda ha anche fatto chiarezza sulle possibili acquisizioni, rispondendo alle domande dei giornalisti: “L’ultimo passo sull’incorporazione delle tre banche lo faremo nelle prossime settimane. Non è questo che ci fermerebbe in caso di opportunità su nuove aggregazioni ma al momento non abbiamo alcun dossier aperto. Nel futuro però sarà inevitabile un ulteriore momento di consolidamento intorno a 3 o 4 grandi banche leader, ma questo può avvenire in un anno come in cinque, nessuno lo sa”.

Al momento il mercato ha accolto in maniera discreta i conti di Ubi, che a metà pomeriggio naviga più o meno sulla parità a Piazza Affari, sopra i 4 euro per azione in una giornata tendenzialmente negativa per l’indice FtseMib.

Commenta