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Toshiba, ora il gigante giapponese vuole vendere insalate

Dai reattori nucleari all’ortofrutta il passo è breve: l’ipertecnologica azienda giapponese, che produce tv e elettronica, punta sull’agricoltura – Svilupperà uno stabilimento automatizzato dove robot coltiveranno in massa ortaggi da vendere ai supermarket – I vegetali cresceranno in ambiente asettico, con lampade fluorescenti

Toshiba, ora il gigante giapponese vuole vendere insalate

Diversificare è la parola d’ordine. Soprattutto in Giappone. Qui i colossi industriali producono di tutto e un marchio può funzionare per un pianoforte così come per una motocicletta. Uno di questi, Toshiba, ha deciso di fare un passo in più. E così, oltre ai reattori nucleari, alle televisioni e ad altro materiale elettronico, la società ha deciso di lanciarsi nel mercato dell’ortofrutta.

In realtà, fa notare il quotidiano francese Le Figaro, Toshiba ha un debole storico per i frutti della terra. Qualche anno fa, aveva messo a punto un sistema di lettura ottica destinata alle casse dei supermercati. L’apparecchio era in grando di riconoscere i prodotti ortofrutticoli in base a forma e colore: un occhio elettronico che rimpiazzava il codice a barre.

Stavolta Toshiba ha intenzione di entrare direttamente in agricoltura. Il progetto consiste infatti nel coltivare ortofrutta senza pesticidi o altre sostanze chimiche in uno stabilimento chiuso e asettico gestito da un sistema elettronico in grado di sostituire il lavoro dell’uomo.

Lo stabilimento in questione, uno spazio di 2 mila metri quadri, sorge nei pressi di Tokyo. Qui il gruppo nipponico ha installato un sistema di illuminazione a fluorescenza ottimizzato per la crescita dei vegetali. L’impianto di climatizzazione mantiene non solo la temperatura, ma anche il grado di umidità costante. Infine, le piante sono sorvegliate e sterilizzate prima dell’imballaggio da un sistema elettronico ultrasofisticato.

Minimizzando il contatto con i prodotti, è possibile aumentare considerevolmente la durata di conservazione”, specifica Toshiba, che con questo metodo produrrà l’equivalente di 3 milioni di insalate l’anno per approvvigionare i supermercati e i ristoranti.

Ma Toshiba non è il primo gigante nipponico a lanciarsi nel settore. I primi passi sono già stati fatti da Panasonic e Fujitsu. Tutte aziende ipertecnologiche (apparentemente) rubate all’agricoltura. Perché il futuro, forse, non è fatto solo di silicio, ma anche di germogli. Il problema è capire se a essere asettico non sarà solo l’ambiente, ma anche il sapore.

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