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Tim-Open Fiber: il Governo spinge sull’integrazione delle reti

Presentato un emendamento del Governo al decreto fiscale che velocizza i tempi di integrazione delle reti a banda ultralarga di Tim e Open Fiber e che rappresenta il primo passo verso la rinazionalizzazione della rete – Misure per salvaguardare l’occupazione e possibilità per l’Agcom di presentare una proposta di “matrimonio”.

Tim-Open Fiber: il Governo spinge sull’integrazione delle reti

Il Governo continua a spingere sul matrimonio tra Tim e Open Fiber. Questa mattina è stato presentato in commissione Finanze al Senato un emendamento al decreto fiscale, a firma Emiliano Fenu (M5S), sull’integrazione tra le reti a banda ultralarga delle due società.

Una decisione che ha sorpreso il mercato, che si aspettava invece una norma parallela al decreto semplificazioni con una conseguente tempistica più lunga. In realtà è il primo passo per la rinazionalizzazione della rete.

Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, la misura mira a incentivare la creazione di una rete unica tra Tim e Open Fiber. Non solo. Sarebbe prevista anche una “clausola occupazionale” secondo cui “nel determinare incentivi tariffari l’Authority per le comunicazioni (Agcom) dovrebbe tenere conto anche della forza lavoro dell’impresa separata”. Parlando in parole povere lo scopo sarebbe quello di evitare ripercussioni negative sui lavoratori. Sarebbero infatti 22mila i posti di lavoro considerati a rischio.

Nel dettaglio, l’emendamento lascia spazio a due possibilità: la prima prevede che l’Agcom possa creare norme ad hoc volte a favorire l’integrazione. La seconda però lascia agli operatori la possibilità di muoversi in modo autonomo.

Nel frattempo sulle vicissitudini societarie di Tim si esprimono, duramente, i sindacati. In attesa del nuovo ad, che dovrebbe essere nominato domenica 18 novembre, le organizzazioni di categoria sostengono che non serva scegliere un amministratore delegato “appeso alle carte bollate o agli umori di qualche azionista in possesso dello zero virgola del capitale” ma lasciarele deleghe dell’ad in capo al presidente Fulvio Conti fino alla prossima assemblea. Ma, alla vigilia delle scelte, Gubitosi è in pole position per diventare ad di Tim.

I sindacati sottolineano inoltre che “il lungo conflitto tra i maggiori azionisti di Tim, culminato con la rimozione dell’amministratore delegato, conferma una condizione di profonda instabilità nell’assetto proprietario che da tempo è uno dei mali oscuri che stanno affossando la società. Qualsivoglia soluzione deve partire dallo scioglimento di questo nodo”.

Il cda, affermano Fistel Cisl, Uilcom Uil e Slc Cgil, “annunciato per domenica difficilmente potrà indicare una soluzione duratura, in queste condizioni è forse opportuno confermare la reggenza del Presidente e aprire rapidamente un confronto con tutti gli attori, sotto la regia del Governo e con al centro l’interesse superiore del Paese, capace di indicare finalmente una prospettiva di consolidamento e di crescita che tuteli innanzitutto l’occupazione”.

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