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Telecom Italia ancora giù: tra stime sui conti e rebus rete

Le stime degli analisti vedono conti trimestrali in calo e il titolo tocca nuovi minimi a Pazza Affari – Pesa anche lo stallo delle trattative sulla società della rete con Open Fiber

Telecom Italia ancora giù:  tra stime sui conti e rebus rete

Telecom Italia in netto calo a Piazza Affari nell’attesa della diffusione dei conti del primo trimestre che l’Ad Luigi Gubitosi presenterà al mercato martedì e mentre il mercato teme che le trattative con Open Fiber per la creazione di una rete fissa unica si siano fermate a un punto morto. I titoli cedono il 2,6%, portandosi a 0,4511 euro, il minimo da cinque anni.

Lunedì pomeriggio si riunisce il consiglio di amministrazione di Telecom Italia chiamato ad approvare i numeri dei primi tre mesi dell’anno, numeri che martedì i vertici della compagnia illustreranno alla comunità finanziaria e che le stime degli analisti vedono in netto calo con un possibile calo del 6% sul fisso.

Ma a tenere viva l’attenzione è anche, o sopratutto, il futuro della rete di Telecom e il contrastato progetto di aggregazione con Open Fiber. In particolare, a tenere gli investitori in sospeso sono le indiscrezioni pubblicate nel weekend dal Sole 24 Ore secondo il quale il dialogo tra le due società si è interrotto da un paio di mesi. L’ultimo incontro per discutere delle possibili opzioni di integrazione pare sia stato a ridosso dell’assemblea Telecom del 29 marzo. Le discussioni si sarebbero arenate da una parte sul perimetro del confronto e dall’altra sui problemi da affrontare per perseguire l’ipotesi di un’integrazione completa. In pratica una fusione tra la rete Telecom e quella di Open Fiber dovrebbe essere accettata da tutti gli azionisti delle due aziende con quelli di Telecom intenzionati a mantenere il controllo della nuova entità. Tra gli altri possibili ostacoli c’è anche l’Antitrust che potrebbe bloccare l’operazione (o condizionarla a precisi impegni) vedendoci una riproposizione del monopolio sulla rete fissa – non più quella in rame ma quella in fibra.

Infine, c’è anche il nodo delle cosiddette aree bianche (a fallimento di mercato) dove Open Fiber è uscita vincitrice dei bandi Infratel a condizione di rimanere un operatore wholesale only, pena la perdita della concessione. Secondo Telecom la questione potrebbe risolversi mantenendo in vita una società ad hoc, mentre Open Fiber nutre forti dubbi a riguardo.

Mediobanca, comunque, continua a ritenere che le azioni di Telecom siano da comprare (il giudizio è Outperform con target di prezzo a 0,76 euro). “Il 2019 potrebbe finalmente essere l’anno in cui sarà implementato il progetto di una società della rete”, ha commentato la banda d’affari aggiungendo che probabilmente Telecom rimarrà un azionista rilevante della nuova società unica. “Un documento sull’operazione potrebbe essere il primo passo seguito poi da una vendita o quotazione da parte di Tim di una quota della rete”, hanno aggiunto ancora gli analisti di Mediobanca svelando di avere elaborato un progetto che ricalca il modello Inwit, la società delle torri del gruppo Telecom che negli anni passati è stata quotata a Piazza Affari.

La mossa, sostengono, consentirebbe alla stessa Tim di ridurre il suo debito. Inoltre consentirebbe di attrarre l’interesse di investitori istituzionali, soprattutto quelli focalizzati sulle infrastrutture. ‘Uno sforzo congiunto sullo sviluppo della fibra potrebbe accelerare il processo e consentire risparmi di denaro. Sarebbe una buona notizia per Telecom, Open Fiber e anche per il Paese”, è la conclusione degli esperti di Mediobanca che vedono nel deal della rete un’occasione per creare valore.

Ma il quadro politico è più che mai incerto e il governo, azionista di Telercom Italia con quasi il 10% tramite Cdp, alla vigilia delle elezioni europee 2019 non sembra avere la forza per affrontare un tema così delicato. Se ne riparlerà, caso mai, dopo le elezioni.

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