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S&P spaventa le Borse, la Bce le fa sperare: listini in calo. Milano perde lo 0,49%, lo spread tiene

Il possibile taglio del rating di 15 Paesi dell’eurozona, minacciato da S&P, spaventa le Borse che chiudono in rosso – L’effetto Monti continua a farsi sentire sullo spread che si attesta a quota 363 pb – Grande attesa per la riunione della Bce di giovedì che potrebbe ridurre di nuovo i tassi

S&P spaventa le Borse, la Bce le fa sperare: listini in calo. Milano perde lo 0,49%, lo spread tiene

Si riaccende la polemica sulle agenzie di rating dopo l’intervento di S&P che non solo oggi ha paventato il possibile taglio del rating a 15 Paesi dell’Eurozona ma ha pure, come conseguenza, messo sotto osservazione il rating del fondo salva Stati Efsf. La mossa di S&P è “completamente fuori tempo” e pare più legata “a fattori politici che ai fondamentali economici”, ha affermato il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer. S&P interviene a gamba tesa, peraltro sotto forma solo di avvertimento, nel bel mezzo di una settimana decisiva per la tenuta dell’Euro.

I mercati, seppur negativi, non hanno però capitolato: il Ftse Mib chiude in calo del lo 0,49% a 15.848,21 punti, il Cac dello 0,68% e il Ftse 100 resiste praticamente invariato (+0,01%). Il Dax è il listino più pesante con un calo oltre il punto percentuale (-1,27%): la Germania per la prima volta deve fare i conti con la possibilità che anche la sua tripla A, fino a oggi mai messa in discussione, venga tagliata dalle agenzie di rating.

MERCATI IN ATTESA DEL VERTICE EUROPEO
LO SPREAD BTP-BUND TIENE A QUOTA 363

I mercati si sono mossi in altalena prudenti in attesa della riunione della Bce di giovedì, che potrebbe tagliare di altri 25 punti base i tassi di interesse e del vertice europeo in programma giovedì e venerdì. Domani inoltre si conosceranno i dettagli dell’accordo franco-tedesco di ieri. Contrastata Wall Street dopo un avvio in lieve rialzo: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones saliva dello 0,31% e il Nasdaq cedeva lo 0,18%.

In leggera tensione, sulla mossa di S&P, anche lo spread che, dopo essere risalito oltre i 380 punti è tornato a raffreddarsi a quota 368. Ma in giornata, sulla scia della dura manovra Monti (il decreto è stato firmato oggi dal presidente Napolitano) lo spread è sceso fino a un minimo di 356. La mossa di S&P ha messo in agitazione anche lo spread francese. L’euro torna a perdere terreno a quota 1,339 dollari. Anche il petrolio è in leggera flessione a 100,6 dollari al barile.

SALGONO A SORPRESA GLI ORDINI INDUSTRIALI TEDESCHI
CONFCOMMERCIO: ITALIA GIÀ IN RECESSIONE

Sul fronte macro economico arriva, a sorpresa, un colpo di reni proprio dalla Germania: a ottobre gli ordinativi industriali tedeschi hanno segnato a sorpresa un balzo mensile del 5,2% (+1% le attese) segnando il rialzo più forte da 19 mesi. Un balzo che arriva dopo tre mesi di cali consecutivi. Il dato sul pil dell’Eurozona diffuso oggi ha invece confermato le attese di un +0,2% su base trimestrale e +1,4% su base annua. Ma in Italia la Confcommercio lancia l’allarme: “Siamo già in recessione” che prevede per il 2012 un calo dei consumi dello 0,3% e una flessione del pil dello 0,6%.

BMPS, BPER E UBI I TRE TITOLI MIGLIORI
MA LE ALTRE BANCHE CHIUDONO IN ROSSO

A Piazza Affari conferma il rialzo Bmps (+ 1,44%, miglior titolo del Ftse Mib). In questi giorni ha preso corpo l’ipotesi di un ruolo della Cdp nella ricapitalizzazione della banca (domani si riunisce l’Eba per il verdetto finale sulla necessità di capitale delle banche europee) e la Fondazione si dice disposta a scendere sotto il 50%. Sale dello 1,34%, secondo miglior titolo, la Bper e dello 1,06% Ubi Banca (terzo miglio titolo). Male gli altri bancari: la Bpm cede il 3,28%, Unicredit l’1,32%, Intesa lo 0,82%, Banco Popolare l’1,45%. Crolla Fondiaria Sai del 4,30% (mentre le Generali chiudono in rialzo dello 0,79%). Secondo quanto riportato da Il Messaggero, l’Isvap avrebbe frenato l’operazione attraverso cui la società del gruppo Ligresti avrebbe conferito le partecipazioni strategiche in unico veicolo il cui 40% sarebbe poi stato acquistato da Credit Suisse. Alla base di tale decisione ci sarebbe il fatto che FonSai mantenga il controllo del veicolo, pur facendo cassa e beneficiando di 8-12 punti percentuali sui coefficienti di solvibilità.

Tra i peggiori spicca Finmeccanica (-4,83%), che non ce la fa a confermare i rimbalzi dopo l’uscita del presidente Guarguaglini nonostante la nuova commessa in arrivo dagli Usa per 691 milioni tramite la controllata Drs Technologies. In calo anche Pirelli (-2,55%) e Fiat (-2,82%).

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