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Società quotate, Consob: l’86% è a proprietà blindata

Il Rapporto Corporate governance 2018 conferma che il modello di controllo prevalente (due aziende su tre) continua a essere quello familiare – La presenza femminile nei board è ancora limitata, ma si attesta comunque al massimo storico – In mano allo Stato un terzo della capitalizzazione

Società quotate, Consob: l’86% è a proprietà blindata

Oltre l’86% delle società quotate sul mercato telematico azionario (MTA) di Piazza Affari è poco o per nulla contendibile. Delle 231 imprese totali, infatti, 177 (il 76,6%) sono controllate da un singolo azionista, mentre 22 (il 9,5%) da più azionisti aderenti a un patto parasociale. I dati, relativi a fine 2017, sono contenuti nel rapporto Consob 2018 sulla “Corporate governance delle società quotate italiane”.

Dall’analisi emerge inoltre che la quota media detenuta dal principale azionista è pari al 47,7%, superiore al valore del 2010, pari al 46,2%, mentre il mercato detiene in media una quota di capitale del 40%. In linea con le evidenze passate, il modello di controllo prevalente continua a essere quello familiare, presente in 145 società (66%). Lo Stato è azionista di riferimento in 23 imprese di dimensioni elevate, che rappresentano il 34% della capitalizzazione di mercato.

Per quanto riguarda la presenza femminile nei board delle società quotate, il rapporto Consob fa sapere che a giugno 2018 raggiungeva il 36% del totale degli incarichi di amministrazione e il 38% degli incarichi di componente degli organi di controllo. Sembrano dati bassi, ma in realtà in entrambi i casi si tratta dei massimi storici, raggiunti grazie all’applicazione della legge Golfo-Mosca (legge 120/2011).

Mentre aumenta rispetto al passato la quota di donne qualificate come indipendenti (72% a metà 2018 a fronte del 69% nel biennio precedente), si riduce lievemente il numero di casi in cui una donna ricopre la carica di amministratore delegato (14 dai 17 rilevati a giugno 2017). La presenza delle donne nel board risulta più pronunciata nelle grandi aziende e nel settore dei servizi.

Al di là del genere, l’età media degli amministratori si attesta attorno ai 57 anni, con i consiglieri più anziani delle società Ftse Mib e del settore finanziario e quelli più giovani nelle società di minori dimensioni e in quelle che operano nei servizi. Quasi il 90% degli amministratori è laureato, mentre circa un quarto ha conseguito un titolo post-laurea. Il background professionale prevalente è quello dei manager (circa il 70%), seguito dal profilo del consulente/professionista (circa il 20%) e accademico (circa il 9%).

La presenza di stranieri rimane bassa, raggiungendo il valore massimo nelle grandi aziende (oltre il 10%) e il minimo nel settore finanziario (meno del 5%).

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