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Scuola: firmato l’accordo, scatta la mobilità

L’intesa cambierà le regole per l’assegnazione della sede definitiva per gli insegnanti neoassunti in fase B e C – Al via gli “ambiti territoriali” – Addio alle graduatorie: i professori verranno scelti direttamente dai presidi, per i quali, però, si tratta di una rivoluzione a metà.

Il ministero dell’Istruzione e i sindacati hanno siglato, al termine di una lunga ed estenuante trattativa, il contratto sulla mobilità previsto dalla #Buonascuola, che cambierà le regole per lo spostamento d’istituto degli insegnanti e darà ufficialmente il via agli ambiti territoriali e alla chiamata “diretta” dei presidi.

La trattativa, come detto, è stata estremamente faticosa e la Gilda degli insegnanti non ha sottoscritto il contratto, che è stato siglato, invece, dai rappresentanti di Cisl e Uil scuola, Flc Cgil e Snals.

Cambieranno le regole per l’assegnazione della sede definitiva per i professori neoassunti in fase B e C e per quelli che chiederanno il trasferimento da una provincia all’altra. Anche se, da questo punto di vista, le 250mila domande stimate dalla Uil per la prima mobilità straordinaria dopo l’approvazione della Buona Scuola, sono troppe per essere accolte.

Le nuove regole sulla mobilità prevedono che l’insegnante che voglia cambiare istituto non debba più indicare un istituto, ma un ambito territoriale che includa diversi istituti, di tutti gli ordini scolastici e, possibilmente, di tutti gli indirizzi della scuola superiore. La chiamata, all’interno di questi ambiti, spetterà comunque ai presidi-sindaci.

Proprio per i presidi, però, l’accordo segna una rivoluzione a metà, rispetto ai propositi iniziali della #Buonascuola, dato che lo spostamento dell’insegnante sarà subordinato al suo consenso, e anche alla luce del fatto che coloro che sono stati assunti precedentemente alla fase B e C potranno continuare a richiedere le scuole di destinazione, almeno per il prossimo biennio.

Proprio sui trasferimenti per ambito territoriale è arrivata la rottura con la Gilda: “Il nostro rifiuto di siglare l’intesa – spiega Rino Di Meglio – è coerente con la lotta portata avanti sin dall’inizio contro la legge 107 e i suoi pilastri rappresentati da ambiti territoriali e chiamata diretta senza alcun tipo di graduatoria e criteri oggettivi”.

Diversa, ovviamente, la visione dei sindacati firmatari, secondo cui questo contratto “consente di rimediare a molte delle criticità e sperequazioni che la legge stessa ha determinato. La trattativa, pur non potendo essere pienamente risolutiva di tutte le problematiche indotte dalla 107, ha consentito di ottenere importanti risultati”.

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