Condividi

Savona sull’uscita dall’euro: “Bisogna prepararsi al cigno nero”

Posizione ambigua del ministro degli Affari europei. “Mi chiedete se voglio uscire dall’euro? Potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere. Bisogna prepararsi” – Savona annuncia la partenza per un incontro con Draghi e propone di dare pieni poteri sul cambio alla Bce – Su flat tax e reddito di cittadinanza: “Il Governo tenga conto della preoccupazione dei mercati”.

Savona sull’uscita dall’euro: “Bisogna prepararsi al cigno nero”

Paolo Savona torna a parlare dell’euro nell’ambito di un intervento davanti alle Commissioni Ue di Camera e Senato sulle linee programmatiche del suo ministero. Il ministro degli Affari europei ha fatto riferimento alle polemiche relative alla sua nomina a ministro dell’Economia – poi archiviata dopo il No del presidente della Repubblica – e alle sue posizioni sulla moneta unica,. “Mi dicono tu vuoi uscire dall’euro? Badate che potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere. La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza”. “Una delle mie case, Banca d’Italia – ha continuato Savona – mi ha insegnato a essere pronti non ad affrontare la normalità ma il cigno nero, lo choc straordinario”.

In poche parole, anche nel caso in cui l’uscita non fosse volontaria, l’Italia dovrebbe comunque prepararsi a l’eventuale addio all’euro. Una precauzione nel caso in cui arrivasse “l’evento straordinario”. Anche perché secondo il titolare degli Affari europei, c’è necessità di “una stretta connessione tra architettura istituzionale dell’Ue e politiche di crescita se si vuole che l’euro sopravviva”.

Poi un annuncio che ha sorpreso i parlamentari: “Mi recherò da Draghi appena terminato questo incontro”. Lo scopo è quello di avere un face to face con il governatore della Banca centrale europea. Quando? “Nei prossimi giorni, se mi riceve”.

Durante il suo intervento in parlamento, Savona ha parlato della necessità di implementare i poteri dell’Eurotower allo scopo di salvaguardare la moneta Unica: “Se alla Bce non vengono affidati compiti pieni sul cambio ogni azione esterna all’eurozona si riflette sull’euro senza che l’Unione europea abbia gli strumenti per condurre un’azione diretta di contrasto”. E “l’assenza di pieni poteri della Bce sul cambio – ha aggiunto – causa una situazione in cui la crescita dell’economia dell’eurozona risulta influenzata, se non determinata, da scelte o vicende che accadono fuori dall’Europa”. Non solo, secondo il ministro degli Affari Ue la Bce dovrebbe avere anche “pieno e autonomo esercizio di prestatore di ultima istanza. E’ una lacuna che si riflette nello spread”.

Riassumendo, per Savona: “occorre attribuire alla Bce uno statuto simile a quello delle principali banche centrali del mondo, dove gli obiettivi di stabilità e di crescita si integrino e gli strumenti siano i più ampi possibile e possano essere esercitati in piena autonomia”.

Passando dall’Europa alla politica interna dell’Italia il ministro ha poi fatto riferimento allo spread. Ricordiamo che il differenziale ha subito un’impennata proprio durante la crisi di Governo, dalla pubblicazione della prima bozza del contratto di Governo contenente misure per uscire dall’euro fino alla possibile nomina di Savona a ministro dell’Economia che ha spaventato i mercati a causa proprio delle sue posizioni sulla moneta unica.

“Lo spread resta elevato perché gli operatori attendono di conoscere come il governo intende realizzare i provvedimenti promessi all’elettorato, soprattutto reddito di cittadinanza, flat tax e revisione della legge Fornero. La preoccupazione del mercato è che la spesa relativa causi un aumento del disavanzo di bilancio, ma giusto o sbagliato che sia la politica del governo ne deve tenere conto”.

Savona ha poi fatto notare che “le dichiarazioni rese ai massimi livelli che l’Italia non intende uscire dall’euro e rispettare gli impegni fiscali hanno rasserenato il mercato, ma lo spread non scende perché il nostro debito pubblico resta esposto ad attacchi speculativi”.

Commenta