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Rischio Italia sempre più alto: lo spread sfonda quota 300

L’ambivalenza dell’Italia nei confronti dell’euro e lo sfondamento delle regole europee nel Def alimentano la speculazione contro il nostro Paese – Emblematica l’impennata dello spread che scavalca quota 300 – Borsa in leggero ribasso: chi sale e chi scende – Euro debole nei confronti del dollaro.

Rischio Italia sempre più alto: lo spread sfonda quota 300

Lo spread s’impenna dell’11,23% e chiude a 301 punti base, anche se Piazza Affari contiene i danni, -0,23%, fermandosi a 20.562 punti. Sul listino milanese le banche restano negative e la peggiore fra le grandi è Ubi, -2,06%. Attirano gli acquisti Atlantia +2,43%, Stm +1,9%, Banca Generali +1,27% e utility come Snam +1,22% e A2a +1,21%. In fondo al paniere principale si fermano Pirelli -2,78%; Unipol -2,53%;Telecom -2,48%; Buzzi -2,32%.

Il caso Italia tiene in scacco l’euro e i paesi che hanno scelto la moneta unica. Il cambio con il dollaro scende in area 1,156, mentre chiudono in rosso Francoforte -0,42%; Parigi -0,71%; Madrid -1,08%. In frazionale calo anche Londra, -0,27%.  Wall Street, dopo un’apertura debole inverte la rotta. Non si è ancora esaurita forse la spinta propulsiva derivante dall’intesa con il Canada per lo Usmca, il nuovo accordo commerciale che sostituirà il vecchio Nafta. Il Dow 30 si muove attualmente in territorio positivo (+0,4%) e tocca un nuovo massimo storico. In lieve rialzo anche S&P e Nasdaq. Sul fronte delle materie prime l’oro appare baldanzoso oltre i 1205 dollari l’oncia. La corsa del petrolio non conosce sosta, anche se rallenta. Brent +0,2%, 84,68 dollari al barile.

Il punto debole di questa catena è il mercato del debito italiano, con il rendimento del decennale che sale al 3,44%, dal 3,3 di ieri e rivede i massimi dal 2014, mentre il differenziale con il Bund tedesco supera la soglia dei 300 punti. La carta tricolore ha vissuto una seduta difficile, a partire dalla mattinata, stretta fra le critiche di Bruxelles e le dichiarazioni anti euro di alcuni esponenti leghisti. La frana sembrava in parte arginata nel corso della seduta dalla precisazione del premier Giuseppe Conte: “L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione Europea e dell’Unione Monetaria e ci tengo a ribadirlo: l’euro è la nostra moneta ed è per noi irrinunciabile”. Poi sono ricominciate le vendite, con l’avvicinarsi del vertice ristretto convocato a Palazzo Chigi per le 17,30. La riunione segue il consiglio dei ministri che giovedì scorso ha varato la nota di aggiornamento al Def, della quale non risulta ci sia ancora alcun documento ufficiale. Per partecipare all’incontro il ministro dell’economia Giovanni Tria è rientrato ieri, con un giorno di anticipo, da Lussemburgo. Il governo ha annunciato di voler fissare al 2,4% il deficit programmato per il 2019 e per i successivi due anni, dicendo che questa manovra spingerà la crescita all’1,6 per il 2019 e all’1,7 l’anno successivo. 

Intanto lo spread pesa sulle banche, che restano negative in Borsa: Banco Bpm -1,99%; Bper -1,75%; Intesa -0,33%; Mediobanca -0,46%; Unicredit -1,85%; Creval -5,54%. E il clima induce gli analisti alla prudenza. Citigroup abbassa il giudizio sulle banche italiane a neutral, da overwight, proprio a causa dei possibili rischi legati alle ultime mosse del governo. Pessimista Bank of America Merrill Lynch, perché l’aumento del costo del debito italiano e l’allargamento dei differenziali di rendimento potrebbero minare la capacità delle banche di finanziare l’economia reale, cosa che porterebbe il cosiddetto “credit crunch”.

Morgan Stanley riduce in media del 7% i prezzi obiettivo sulle banche italiane: scendono i target price di Mediobanca (da 10,6 a 10,4 euro) e di Unicredit (17,2 dal precedente 18).

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