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Rinnovabili, idrogeno e byte per la transizione energetica

STATI GENERALI DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA – Cdp, Snam e Terna chiamano a Roma governo e operatori per trovare soluzioni operative in grado di raggiungere gli obiettivi zero carbon al 2025. Alverà: “Possiamo avere il 23% di idrogeno”. Ferraris: “Una corsia preferenziale per le autorizzazioni”

Rinnovabili, idrogeno e byte per la transizione energetica

L’Energia, il clima e le sfide da vincere: vogliamo un’Italia Zero Carbon entro il 2025? Allora bisogna correre: spegnere le centrali a carbone (7 mila Megawatt), spingere con decisione sulla realizzazione/potenziamento di nuovi impianti rinnovabili, sfruttare gas naturale, biometano e idrogeno sia per bilanciare la rete elettrica che per sostituire i carburanti fossili tradizionali. L’elenco è preciso, urgente e ad averlo messo nero su bianco sono Terna e Snam con Cdp che hanno convocato operatori e stake holders, chiamato all’appello il governo e organizzato a Roma due giornate internazionali per discutere della transizione energetica italiana.

 Gli Stati Generali della transizione energetica partono da questi numeri: per raggiungere la sfida zero-carbon nei prossimi cinque anni servono +5.400 Megawatt (MW) di nuova capacità produttiva a gas, +12.000 MW di nuova capacità rinnovabile, +1.000 MW demand-response, +3.000 Mw di capacità di accumulo (batterie) e investimenti sulla rete nazionale di trasmissione per realizzare aggiuntivi 4500 Mega Volt Ampère di compensatori sincroni, indispensabili per stabilizzare la rete.

Un taglio concreto e operativo, quindi su quale ragionare e discutere per trovare soluzioni. Di sicuro una grande rivoluzione, che si allarga anche ai trasporti, alla mobilità e alle abitazioni, è partita e se si vogliono raggiungere gli obiettivi europei al 2030, sui quali l’Italia è impegnata con il Pniec (Piano nazionale energia e clima) c’è ancora molto da fare.

GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE, LE OPPORTUNITA’ E IL GAP DA COLMARE

I target Ue sono ambiziosi e il Green New Deal della neopresidente Ursula von der Leyen li ha rafforzati. Al 2030 occorre diminuire di 104 Mtep i consumi di energia (efficienza energetica), portare la quota di fonti rinnovabili al 30% dei consumi finali lordi di energia (e non solo di elettricità, quindi), ridurre del 40% le emissioni di CO2 rispetto al 1990. Secondo i calcoli di Confindustria servono 96 miliardi di investimenti in infrastrutture energetiche. Impegno non da poco ma anche, ha rilevato Luca D’Agnese, direttore Cdp Infrastrutture, “una grande opportunità di crescita e di investimento”. Si tratta non solo di intervenire per aumentare di 40.000 Mw di capacità produttiva rinnovabile aggiuntiva, essenzialmente da sole e vento ma anche di agire sulla climatizzazione degli edifici e in particolare su 203 milioni di metri quadri di immobili della Pubblica amministrazione, di “aggredire” i trasporti rinnovando la flotta dei mezzi pubblici locali. Altro capitolo di interesse per CDP Infrastrutture è il Waste to fuel, il riciclo dei rifiuti da trasformare in biocarburanti, e il settore dei processi di calore in ambito industriale.

SNAM E TERNA: PROPOSTE E PIANI OPERATIVI

”Se guardiamo agli scenari mondiali 2040 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, in un’ottica bottom up, siamo fuori rotta rispetto agli Accordi di Parigi. Quello che mi tiene sveglio la notte è come decarbonizzare le molecole di carbone, gas e petrolio che oggi rappresentano l’83% dei consumi mondiali di energia al costo più basso e nel minor tempo possibile”, ha esordito l’Ad di Snam Marco Alverà. Guardando agli scenari top down, cioè dalle proiezioni che partono dal risultato da raggiungere per arrivare alle azioni da compiere, invece, i numeri cambiano. Secondo Irena (l’Agenzia internazionale per le Rinnovabili), ha citato ancora Alverà, per raggiungere gli obiettivi al 2040 occorrerà arrivare ad una quota di rinnovabili pari al 38% dei consumi finali. Come abbattere la quota CO2 nel restante 60%? “L’Italia – ha proseguito Alverà – può avere un ruolo di primo piano sia per le interconnessioni esistenti con il Nord Africa sia per il possesso di tecnologie abilitanti”. Le direttrici di Snam sono sul gas rinnovabile e sul mix con idrogeno, sia verde (cioè ottenuto utilizzando energia verde per il processo di elettrolisi) sia blu (cioè utilizzando metano) abbinato a cattura CO2. In particolare, ha concluso, “l’Italia può raggiungere il 23% di idrogeno al 2050 senza appesantire le bollette”.

Luigi Ferraris, Ad e direttore generale di Terna, chiama tutti – operatori, politici, imprese e collettività – “ad uno sforzo corale perché la transizione energetica diventi una grande opportunità”. Si tratta, ha aggiunto, di “una rivoluzione paragonabile a quella industriale che avrà necessariamente un impatto sull’attività di Terna”. Il gruppo ha già messo in cantiere nel piano di Sviluppo 2019 notevoli investimenti per stabilizzare la rete. Ma, ha spiegato, “gli impianti da fonti rinnovabili sono lontani dai luoghi di consumo e occorrerà sempre più immaginare un flusso bidirezionale dell’energia”. In altri termini se finora si è andati prevalentemente da Nord a Sud, ora sarà necessario l’inverso.

Se la prima preoccupazione di Terna è garantire la sicurezza, ovvero la capacità della rete di reagire positivamente ad eventi esterni non previsti, il salto di qualità – ha ancora aggiunto Ferraris – “è passare da una cultura del Watt a una cultura del Byte”, in quanto è indispensabile al gestore di rete disporre di informazioni veloci e attendibili su quanto avviene lungo il network. Da qui una fortissima spinta alla digitalizzazione per gestire la discontinuità dei flussi da fonti rinnovabili. Infine, Ferraris è stato molto chiaro: per assicurare 40.000 MW di potenza rinnovabile aggiuntiva servono autorizzazioni veloci, un vero e proprio fast track per accelerare gli investimenti, anche quelli sulla rete. E ancora: avvio del Capacity market, contratti Ppa di lunga durata, aste per gli incentivi. Il 2025 è molto vicino ma lo sono anche il 2030 e il 2040.

Infine, Terna e Snam hanno firmato un accordo di cibersecurity sulle proprie infrastrutture energetiche. I due gruppi si impegnano a condividere e analizzare le informazioni per prevenire e contrastare attacchi o danneggiamenti che possano pregiudicare il funzionamento delle infrastrutture critiche informatiche di entrambe le società e a confrontarsi sulle iniziative da adottare in tema di strategie per la protezione delle informazioni e la gestione degli eventi di sicurezza.

Luigi Ferraris, Ad Terna agli Statti Generali della transizione energetica italiana

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