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Riforma Rai, la proposta di FI: il Governo non nomina l’ad. Ma i nuovi numeri blindano Agnes

Sei consiglieri eletti dal Parlamento, uno dal personale, nessuno dal Governo: ecco la nuova proposta di legge di riforma del sistema radiotelevisivo presentata da FI. Come reagiranno FdI e Lega?

Riforma Rai, la proposta di FI: il Governo non nomina l’ad. Ma i nuovi numeri blindano Agnes

È stata presentata ieri la proposta di riforma della Rai firmata dal senatore Maurizio Gasparri e dal capogruppo in Vigilanza Rai, Roberto Rosso, per Forza Italia. Si tratta di un sasso nello stagno dell’VIII commissione del Senato dove giacciono in attesa di essere discusse ben sette proposte di legge sullo stesso tema, delle quali 4 sono state proposte dall’opposizione.

Rai riforma: quanto ritardo dopo il cda?

Prima di vedere nel merito gli aspetti salienti della proposta Gasparri, è opportuno fare un piccolo passo indietro e uno di “contesto”. A luglio dello scorso anno è iniziato il dibattito sul rinnovo del cda che poi si è concluso il 26 settembre quando Avs e M5S hanno consentito il varo del nuovo consiglio nominando i loro rappresentanti con Roberto Natale e Alessandro Di Majo (il Pd è rimasto fuori dalla partita). Il dibattito era, ed è tutt’ora, concentrato su un tema intorno al quale tutte le forze politiche sembrano d’accordo: è necessaria una riforma della Rai e, su questa linea, i partiti di opposizione erano in piena sintonia “prima la riforma e poi le nomine”. Una volta avvenuto lo “strappo” sembrava che il percorso della riforma fosse avviato e le diverse proposte “incardinate” in commissione Senato con il proposito di costruire un testo unico in grado di resistere al voto di una robusta maggioranza parlamentare. Sta di fatto però che l’VIII commissione avrebbe dovuto calendarizzare una lunga serie di audizioni dei tanti soggetti interessati che, per quanto ci risulta, ancora non è avvenuta e nessuno sa quando potrà avvenire. L’altro elemento di “contesto” è la prossima entrata in vigore dell’Emfa (European freedom media act) dove si impone che il nostro Paese debba adottare specifici criteri di governance del Servizio Pubblico in linea con le disposizioni comunitarie.

Rai riforma: il vertice è ancora senza presidente

Ora, siamo al punto che la proposta Gasparri giunge in momento molto delicato e si riferisce esattamente al fatto che il vertice Rai è tutt’ora privo del suo presidente per quanto disposto dalla legge che prevede la designazione da parte del Governo (avvenuta con il nome di Simona Agnes) e la successiva indicazione da parte del cda Rai. La “convalida” finale sarebbe dovuta avvenire in Vigilanza Rai con il voto dei due terzi che, al momento, i partiti di maggioranza non hanno. Il cda Rai si trova dunque in una situazione anomala: c’è una presidente Simona Agnes “indicata” ma non validata e c’è un presidente anziano, Antonio Marano (espresso dalla Lega) facente funzioni pure in dubbia carenza di una norma legislativa specifica di rango superiore allo Statuto Rai con il quale è stato incaricato.

Rai riforma: la proposta di FI blinda Simona Agnes

Al momento la situazione è in pieno stallo: il Governo tiene duro sulla Agnes e l’opposizione non ha intenzione di votarla. Ecco allora che la proposta Gasparri illustrata ieri mattina potrebbe rompere il muro del confronto politico e ipotizzare una soluzione all’articolo 6 dove si prevede che si “…elimina la previsione secondo cui il presidente è eletto con la maggioranza dei due terzi dei componenti, che quindi diventa maggioranza semplice …”. In questo modo i partiti di maggioranza non avrebbero più ostacoli in quanto in numeri in Vigilanza li hanno e potrebbero procedere spediti verso l’elezione della Agnes.

Rai riforma: cosa ne pensa il partito della premier Meloni?

Ora, posto che manca ancora all’appello una proposta del partito di maggioranza relativa, Fratelli d’Italia, si tratta di capire se la proposta Gasparri è destinata ad entrare nell’alveo del dibattito in commissione Senato, dove, ragionevolmente, i tempi non saranno certo brevi, oppure si può immaginare un altro percorso parlamentare più breve, una specie di “colpo di spugna” anche rispetto alle altre proposte (ricordiamo che buona parte di quelle depositate in commissione sono datate ben prima del Mfa e la sola recente è firmata Dolores Bevilacqua, M5S).

Rai riforma: il governo non nomina più l’ad

Come ha tenuto a sottolineare più volte Gasparri, la sua proposta è indirizzata fortemente a sottrarre il potere di nomina del vertice Rai che la legge Renzi 220 del 2015 ha affidato nelle mani del governo di turno che ha potere di esprimere ad e presidente. Questo punto è esattamente quanto molti richiedono da tempo come pietra miliare di ogni proposta di riforma sintetizzato bene dallo slogan “fuori i partiti dalla Rai”. Infatti, sempre all’articolo 6, si prevede che l’ad venga nominato dal cda su proposta del presidente e che i consiglieri di nomina parlamentare (che passerebbero dagli attuali 4 a 6) rimangano in carica 5 anni anziché 3 degli attuali.

Rai riforma: cosa può succedere, la Lega il nodo canone

Insomma, in attesa di capire se e quanto ci sia accordo tra lo stesso Gasparri e i suoi colleghi di governo (la Lega, ad esempio, ha presentato una proposta di legge finalizzata alla riduzione del canone Rai del 20% annuo fino alla sua completa abolizione) e in attesa che i partiti di opposizione siano in grado di trovare un accordo tra loro per un solo testo condiviso, al momento le strade possibili sono solo due: o la riforma Rai quale che essa sia rimane una chimera che si affaccerà, forse, un giorno lontano all’orizzonte oppure la proposta Gasparri potrà costituire un punto di svolta interessante anche per l’opposizione. Intanto, la Rai dovrà affrontare scelte impegnative: Piano Industriale e vendita/fusione di Rai Way sono all’ordine del giorno.

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