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Rete unica, Tim e Cdp fanno un passo avanti e avviano il negoziato per l’integrazione con Open Fiber

Tim ha firmato l’accordo di riservatezza per arrivare entro il 30 aprile ad un memorandum d’intesa che fissi i parametri del progetto. Si allontana l’Opa del fondo Kkr

Rete unica, Tim e Cdp fanno un passo avanti e avviano il negoziato per l’integrazione con Open Fiber

La rete unica, ovvero la possibilità di unire le reti di Tim e di Open Fiber, fa un passo avanti. Tim, su richiesta della Consob, ha reso noto di aver avviato le trattative con CDP Equity, azionista di maggioranza di OF, finalizzate all’integrazione tra le due reti.

Il passo era ampiamente atteso e il comunicato di Tim non fa che confermare quanto è nella logica delle cose dopo la presentazione del nuovo piano industriale dell’Ad Pietro Labriola. Il comunicato diffuso dall’ex monopolista delle tlc nazionali è chiaro:

“Tim, su richiesta della Consob, precisa di aver firmato in data odierna un accordo di riservatezza con CDP Equity  al fine di avviare interlocuzioni preliminari riguardanti l’eventuale integrazione della rete di Tim con la rete di Open Fiber, di cui Cdp Equity detiene il 60% del capitale sociale.
L’accordo siglato oggi è funzionale ad avviare negoziazioni con l’obiettivo di addivenire alla stipulazione indicativamente entro il 30 aprile di un protocollo di intesa (memorandum of understanding) volto a definire gli obiettivi, il perimetro, la struttura e i principali criteri e parametri di valutazione relativi al progetto di integrazione”.

Comunicato Tim, 2 aprile 2022

La strategia di puntare ad una rete unica tra Tim, proprietaria della rete di accesso parte in fibra e parte in rame, e Of – la società che sta cablando l’Italia interamente in fibra ottica Ftth – è condivisa dal governo che pura lasciando la parola alle società a sempre guardato con molta attenzione l’offerta arrivata dal fondo americano KKR per un’oca su Tim a 0,505 euro per azione. Recentemente anche Dario Scannapieco, Ad di CDP, ha commentato positivamente l’unione delle due reti.

L’Ad di Tim, Pietro Labriola, d’altronde ha presentato un piano industriale che prevede appunto la separazione di Tim in due entità distinte: una Netco per la rete e una Servco – a sua volta organizzata in due unità, una per per imprese, l’altra per i consumatori oltre che custode degli asset di telefonia mobile. Il progetto operativo del riassetto che sancirà la fine del modello di operatore verticalmente integrato, sarà presentato entro il 30 giugno.

Con l’ufficializzazione dell’avvio delle trattative per la rete unica, si ridimensiona e si allontana il progetto presentato dal fondo Kkr che ha presentato un’offerta non vincolante per la realizzazione di un’Opa finalizzata al successivo delisting di Tim e allo “spacchettamento” del gruppo. Una proposta non gradita a Vivendi, azionista di riferimento di Tim, che ha invece approvato – insieme agli altri azionisti di Tim, tra cui anche Cdp – il piano Labriola che sembra dunque mettere tutti d’accordo come d’altronde la Borsa da giorni aveva fiutato: vedendo allontanarsi l’Opa, e le azioni Tim hanno chiuso venerdì a 32,2 centesimi.

Sono due, a questo punto, gli appuntamenti rilevanti: la prossima settimana l’assemblea di Tim. In tempi più stretti è attesa la risposta del fondo KKR alla richiesta di maggiori informazioni avanzata dal Cda Tim che non ha finora dato l’ok alla due diligence chiesta dagli americani.

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