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Renzi: “Europa cambi direzione o è perduta”

Il premier alla Camera: “Europa al bivio: bisogna scorporare i grandi investimenti in opere pubbliche dal patto di Stabilità” – Sull’Olimpiade: “Un progetto rigoroso, tenace, di alta qualità” – L’incontro di ieri con Prodi preoccupa il centrodestra in vista del Quirinale.

Renzi: “Europa cambi direzione o è perduta”

“O cambiamo la direzione dell’Europa o abbiamo perduto l’Europa”. A dirlo è il premier Matteo Renzi che, nel corso di un intervento alla Camera (dove erano presenti meno di cento deputati), continua a battere il tasto sulla necessità, per l’Ue, di puntare alla crescita più che al rigore, in quella che Renzi definisce “una fase di passaggio straordinariamente delicata e sensibile”.

Per il premier, dunque, “l’Europa è al bivio” e deve consentire ai governi di “scorporare dal patto di stabilità i grandi investimenti in opere pubbliche”, ovvero quegli investimenti a livello nazionale “per ridurre la bolletta energetica, per la banda larga, per l’edilizia scolastica o per le periferie”.

“Nel dibattito europeo – prosegue Renzi – c’è chi ritiene si sia fatto molto e chi niente, ma tutti sono convinti che oggi l’Ue ha fatto una scelta politica, forse non sufficiente e questo dipenderà da Juncker. La politica deve fare il suo mestiere e non lasciare l’Europa ai tecnocrati”.

La politica al centro del progetto europeo, quindi, insieme al ritorno massiccio degli investimenti per la crescita: “Da un lato c’è chi ritiene si sia fatto molto, dall’altro niente. Ma tutti siamo convinti che ci sono degli elementi innovativi, l’Europa ha fatto una scelta politica forse non sufficiente, dipenderà da Juncker se sarà percorsa fino in fondo”.

E, sempre a proposito di investimenti, Renzi non poteva non soffermarsi sul tema caldo delle Olimpiadi del 2024, per le quali, proprio ieri, l’Italia ha annunciato la propria candidatura. Per il premier le Olimpiadi interesserano Roma, ma non solo: Firenze, Napoli e la Sardegna, sono le località per ora ufficialmente candidate. E non sono un sogno, ma bensì un progetto concreto “rigoroso, tenace, di alta qualità”.

Una candidatura, quella dell’Italia, che, al netto delle inevitabili polemiche (visto anche il momento “particolare” che sta vivendo la Capitale) sembra aver coagulato intorno a sè un ampio raggio di consensi: “Faremo di tutto per andarne fieri – ha chiosato il premier- . Può succedere di non vincere, non di mollare, deve essere un momento che ci vede vivi e in forma”.

Intanto, ieri ha fatto molto rumore, e di certo continerà a farlo, l’incontro di circa due ore tra Renzi e Romano Prodi a Palazzo Chigi. Nonostante i temi in agenda fossero di carattere internazionale, il faccia a faccia tra i due sembra soprattutto essere stata la prima pietra per lastricare la strada che porterebbe il Professore al Quirinale come successore di Napolitano.

Una strada che Prodi, bruciato dai centouno franchi tiratori dell’aprile 2013, non è ancora sicuro di voler percorrere, ma che, intanto, raccoglie un ampio consenso all’interno delle minoranze della sinistra (Sel e minoranza Pd) e che potrebbe attirare anche le simpatie dei grillini (del resto il nome di Prodi era inserito nelle Quirinarie del M5S), ma che, naturalmente, preoccupa le destre.

Molte le voci che si sono alzate da Forza Italia: “L’incontro Renzi-Prodi – secondo la forzista Elvira Savino – è una provocazione per il centrodestra”, ma anche Ncd, attraverso il leader Angelino Alfano, esprime i suoi dubbi: “E’ necessario scegliere una personalità autorevole che non abbia lo spillino del partito appuntato al petto”.

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