Condividi

Qui non è il paradiso: è tornata The White Lotus, serie fenomeno di Mike White

Continua il successo della tagliente satira sociale di HBO che ha sempre nel mirino i super ricchi. Disponibile in Italia in esclusiva su Sky e Now, il terzo capitolo è in Tailandia, con le ottime performance di Jason Isaacs, Sam Rockwell e Parker Posey.

Qui non è il paradiso: è tornata The White Lotus, serie fenomeno di Mike White

La pluripremiata saga del loto bianco è alla terza stagione e ha ancora qualcosa da dire. Nata nel 2020 dalla penna di Mike White chiamato in soccorso dalla HBO a corto di produzioni causa confinamento forzato da Covid, le prime sei puntate di “The White Lotus” sono state scritte e girate in pochi mesi alle isole Hawaii. Messa in onda nel 2021, la serie ha avuto un successo immediato: un’ambientazione sfarzosa (il White Lotus è un resort di lusso), un gruppo di ricchi in vacanza e la struttura dell’opera che rende un tributo ai dieci piccoli indiani della Christie – un luogo isolato ed esclusivo, un gruppo di protagonisti lì riuniti per un lasso di tempo, uno o più omicidi che si consumano nello smarrimento generale.

La crime story, però, è solo la maschera di una feroce satira sociale, dove i personaggi danno il peggio di sé e il paradiso è irrimediabilmente un’illusione. Se il tema della prima stagione era stato dichiaratamente il denaro e quello della seconda il sesso, al centro della terza White ha messo spiritualità e morte.
Ambientato in Tailandia, il terzo capitolo inquadra, con il consueto taglio caustico e dolente, la religione (orientale) come bene di consumo dei ‘felici pochi’, ricchi insoddisfatti, sempre alla ricerca di qualcosa per colmare il vuoto che sentono (?) dentro.

Come già nelle prime due stagioni, il cuore di White Lotus – in Italia in esclusiva su Sky e Now – risiede nei personaggi e negli attori scelti per interpretarli: non degli sconosciuti ma nemmeno delle star, ottima materia da plasmare per Mike White. Da vero demiurgo – è creatore, autore, showrunner, regista – introduce, sviluppa e congeda ogni protagonista da par suo: nessuno è quello che appare e nessuno lascia il White Lotus come ci è arrivato. Trama e ambientazioni sono funzionali all’evoluzione o all’involuzione dei personaggi: da principio le esotiche Hawaii, poi la Sicilia voluttuosa, infine la Tailandia dei riti buddisti, con la costante presenza del lussuoso resort dalle spiagge private e i maggiordomi personali fanno da sfondo ai vizi privati senza più virtù.

Anche il terzo capitolo, come i precedenti, inizia dalla fine e si apre su un omicidio. In Tailandia il morto galleggia sull’acqua a testa in giù – chi è si saprà solo alla fine – e subito torna in mente l’incipit-capolavoro di “Viale del tramonto” della gloriosa ditta Wilder/Brackett. Citazione o meno, anche qui la storia viene raccontata in flashback. Si torna indietro di una settimana: stacco sulla barca che trasporta, moderno Caronte, gli ospiti a destinazione.

Nel terzo atto della saga c’è la famiglia Ratliff, che ricorda i Mossbacher del primo: padre in carriera, madre sotto l’effetto di benzodiazepine (una strepitosa Parker Posey, di fatto erede della pluripremiata Jennifer Coolidge delle stagioni 1 e 2) e i tre figli, Saxon (Patrick Schwarzenegger, sic, figlio di Arnold e vera rivelazione), Piper, che studia il buddismo e vuole restare in Tailandia per un anno ospite di un monastero, e Lochlan, il minore, in cerca d’autore. Poi c’è un trio di quarantenni (Leslie Bibb, Michelle Monaghan e Carrie Coon) che, amiche dall’infanzia, hanno prenotato la vacanza con l’intento di ritrovarsi e passare del tempo insieme.

Infine la coppia di fidanzati, giovanissima lei (Aimee Lou Wood, vista in Sex Education), lui (Walton Goggins, che ha recitato per Tarantino e Spielberg) non più, lei solare, lui tormentato, con un segreto che non svela. Tutt’intorno, inservienti, guardie, massaggiatori, camerieri, e i proprietari del resort che finiranno per avere un ruolo chiave nella vicenda. Patrick Schwarzenegger ha raccontato che dopo la messa in onda dei primi episodi il pubblico detestava Saxon e che poi invece era arrivato a preferirlo a tutti gli altri.

Se c’è una chiave nel successo di White Lotus è la capacità di mostrare i protagonisti nelle loro moltitudini, e turpitudini, finendo spesso per ribaltare le iniziali apparenze. Saxon è davvero solo un privilegiato che beve frullati proteici tutto il giorno senza prendere mai in mano un libro? Quanto è solida la vocazione di Piper? E le tre amiche sono in grado di fare a meno dei miserevoli e reciproci colpi bassi per ritrovare l’originaria concordia?

Complici l’ambientazione che avviluppa, il cast al servizio del copione e l’ottimo commento musicale di Cristobal Tapia de Veer, vincitore di tre Emmy, quello al White Lotus è un viaggio attraverso le proprie contraddizioni, meschinità, tentazioni e debolezze. E se la cifra è grossier e la sceneggiatura sempre calcata sui toni accesi e i temi estremi, l’ironia dell’autore – e della sorte – finisce per convincere gli spettatori a salire sulla barca e passare una settimana (da incubo) al White Lotus.
Francesca Boschiero

Su Sky/Now
Titolo originale: The White Lotus 3, Produzione: USA 2024, Regia: Mike White, Sceneggiatura: Mike White, Montaggio: John M. Valerio, Heather Persons, Scott Turner, Kyle Traynor, Fotografia: Ben Kutchins, Xavier Grobet, Interpreti principali: Jason Isaacs, Patrick Schwarzenegger, Parker Posey, Sam Nivola, Sam Rockwell, Aimee Lou Wood, Walton Goggins, Leslie Bibb, Michelle Monaghan, Carrie Coon, Durata: 54’ per episodio.

Commenta