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Prometeia – Consumi, altro che ripresa: 2013 ancora giù, recupero solo nel 2015 (e non per tutti)

PROMETEIA – Non si arresta il calo dei consumi: -2.3% a fine 2013 – Il recupero nel biennio 2014-15 sarà comunque molto contenuto e non diffuso a tutti i comparti (nel 2014 varrà solo per i beni alimentari) – Peggiorano i conti delle imprese della distribuzione al dettaglio.

Prometeia – Consumi, altro che ripresa: 2013 ancora giù, recupero solo nel 2015 (e non per tutti)

Consumi: non si arresta il calo (-2.3% a fine 2013)

A consuntivo del primo semestre del 2013, la spesa delle famiglie si è collocata su livelli inferiori del 3.2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Seppur meno intensa rispetto al 2012 (-4%), l’evoluzione negativa, giunta al decimo trimestre consecutivo, conferma la persistenza delle difficoltà legate al forte deterioramento del potere d’acquisto delle famiglie italiane.

Non sembra quindi probabile un’inversione di tendenza dei consumi entro l’anno, ma il proseguimento della caduta, a ritmi via via più contenuti; come risultato, in media d’anno nel 2013, è prevista una riduzione dei consumi del -2.3% a prezzi costanti. L’evoluzione, però, potrebbe risultare differenziata tra i comparti di spesa e all’interno degli stessi, a riflesso di una accresciuta selettività e polarizzazione nelle decisioni di consumo.

Una conferma alla difficile situazione del mondo dei consumi e delle ancora deboli prospettive di ripresa giunge dal mercato pubblicitario, in calo nei primi nove mesi del 2013 agli stessi ritmi del 2012 (-14.3%), soprattutto per i contributi pesantemente negativi delle aziende dell’automobile, vestiario calzature ed editoria, e per la prima volta da molti anni con una variazione di segno negativo anche per la pubblicità su Internet.

Segnali debolmente positivi, tuttavia, giungono dai beni durevoli, per i quali le informazioni disponibili segnalano una significativa attenuazione della caduta degli acquisti – grazie al traino dei beni per la casa, in particolare elettrodomestici – come riflesso delle non più procrastinabili necessità di rinnovo e degli incentivi fiscali.

Il recupero nel biennio 2014-15 sarà moderato e non diffuso a tutti i comparti

Il percorso di risalita dai livello di minimo dei consumi sarà lento e parziale, con volumi che nel 2015 potrebbero risultare ancora del 7% inferiori in termini reali a quelli del 2007. Una dinamica dei redditi attesa solo in contenuta ripresa a partire del 2014 potrebbe infatti alimentare decisioni di spesa di natura precauzionale, con l’obiettivo di ricostituire parte dei risparmi e della ricchezza erosi in questi anni.

Nel biennio 2014-’15 si attende una contenuta ripresa dei consumi alimentari, che beneficerà anche dell’attenuazione della dinamica dei prezzi. I consumi non alimentari potrebbero invece evidenziare un nuovo calo nel 2014, con prospettive però più favorevoli per i servizi e i beni durevoli. All’interno di questa categoria, tuttavia, le necessità di rinnovo e la presenza di incentivi fiscali dreneranno le poche risorse disponibili verso i prodotti legati alla casa (mobili ed elettrodomestici),a discapito di quelli ritenuti in questa fase meno necessari e più voluttuari (soprattutto abbigliamento), per i quali si prevede un’ulteriore razionalizzazione dei comportamenti di acquisto.

Permangono invece positive le prospettive di crescita per i prodotti più innovativi legati all’Ict, con effetti negativi invece per i servizi di telefonia data la maggior preferenza di device in grado di far convergere sul web le esigenze di comunicazione, e per le spese legate alla salute, sia per le dinamiche demografiche che per il minor sostegno della spesa pubblica.

In brusco peggioramento la situazione economico-finanziaria delle imprese della distribuzione al dettaglio

Il peggioramento della domanda di beni di consumo ha di fatto azzerato la crescita del giro d’affari delle aziende della distribuzione commerciale al dettaglio, con effetti negativi sui risultati reddituali particolarmente intensi. In particolare, i sacrifici sui margini e i ridotti volumi d’acquisto hanno ulteriormente aggravato le condizioni reddituali delle PMI, già particolarmente critiche in alcuni comparti.

L’analisi dei bilanci relativi al 2012 per oltre 7 mila imprese della distribuzione commerciale al dettaglio mette in luce anche le criticità per molte medie imprese, che avendo finora adottato strategie di crescita attraverso l’apertura di nuovi punti vendita, hanno sperimentato a causa del rallentamento del fatturato e dei sacrifici sui margini un forte aggravio dei costi fissi. Particolarmente colpite risultano infatti quelle realtà che negli anni precedenti la crisi non sono state in grado di adeguare strutture organizzative e di efficientare i costi di struttura.

Se per l’intensità della contrazione dei consumi sono soprattutto le aziende attive nella distribuzione di beni durevoli e per il tempo libero, anche nel comparto alimentare non mancano comunque condizioni di forte deterioramento, soprattutto per le medie imprese, che operano ormai da tre anni con margini quasi nulli.

Oltre alle specificità settoriali e dimensionali, i risultati reddituali riflettono con sempre maggior precisione la bontà o meno delle strategie adottate dalle singole imprese, con condizioni economico finanziarie estremamente eterogenee anche all’interno degli stessi cluster.

In un anno particolarmente critico per l’evoluzione dei consumi come il 2012, infatti, oltre il 15% delle imprese del campione ha evidenziato variazioni positive del fatturato a doppia cifra e una percentuale ancora più alta, circa il 25%, una redditività superiore al 10%. Anche nei comparti della distribuzione di beni durevoli e per il tempo libero, maggiormente colpiti dal punto di vista del fatturato (oltre il 70% delle imprese ha mostrato variazioni negative), permane un nucleo forte di imprese (15%) in grado di mantenere la redditività su livelli molto elevati.

Tra le leve strategiche adottate dalle imprese vincenti anche in questi anni di crisi appare sempre più rilevante essere riusciti a spostare l’attenzione dal prezzo a fattori in grado di salvaguardare la creazione di valore, come la focalizzazione dell’assortimento e il miglioramento dei servizi pre e post vendita. Hanno inoltre avuto maggior rilevanza i programmi di regionalizzazione delle politiche commerciali, differenziando assortimenti e comunicazione commerciale a seconda delle caratteristiche del bacino territoriale di utenza di ciascun punto vendita. Effetti positivi sono venuti inoltre dai programmi di fidelizzazione della clientela, in particolare quelli attuati anche attraverso il web, a segnalare una direzione sempre più obbligatoria per le strategie commerciali delle imprese della distribuzione al dettaglio nei prossimi anni.

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