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Private banking: nel 2023 occhi puntati sull’obbligazionario, torna l’interesse per i titoli di Stato

L’Associazione Italiana Private Banking presenta l’analisi degli outlook per il 2023 di un campione rappresentativo degli Asset Manager associati: ecco i dettagli

Private banking: nel 2023 occhi puntati sull’obbligazionario, torna l’interesse per i titoli di Stato

Il 2023 presenta alcune ombre ma anche tante luci: nella prima parte dell’anno i portafogli saranno difensivi, ma pronti a adattarsi rapidamente ai cambiamenti che si verificheranno nei mesi a seguire. Non mancheranno le opportunità per trarre beneficio dagli aggiustamenti della strategia di investimento, grazie ad una maggiore frequenza di incontri tra consulente e cliente. È quanto emerge dalla mappatura che l’Associazione Italiana Private Banking (AIPB) ha svolto su un campione rappresentativo degli outlook elaborati dagli Asset Manager associati.

In questo contesto, spiega il presidente dell’Associazione italiana private banking (Aipb) Andrea Ragaini, “la consulenza finanziaria professionale offerta dagli operatori del Private Banking sarà cruciale nell’indirizzare le scelte di investimento della clientela in uno scenario geopolitico, economico e finanziario incerto, soggetto a rapidi cambiamenti con impatti significativi sui patrimoni gestiti”. Risulta quindi “evidente il ruolo della consulenza professionale, e soprattutto di quella Private, che deve monitorare e adattare rapidamente le scelte di investimento a uno scenario in rapido cambiamento”.

Private banking: scenario incerto ma picco inflazione alle spalle

Il quadro attuale è caratterizzato da tre fattori: la transizione verso un nuovo scenario internazionale, la convivenza con l’inflazione e la stretta della politica monetaria.

Lo scenario geopolitico, con cui gli investitori si dovranno confrontare quest’anno, continuerà ad essere caratterizzato dall’incertezza dovuta da tensioni persistenti. Ad un conflitto russo-ucraino ben lontano dalla sua risoluzione si aggiunge un’economia cinese ancora debole per la complicata gestione di tre importanti sfide: l’uscita dalla pandemia, una forte competizione tecnologica e commerciale con gli Stati Uniti e i rapporti tesi con Taiwan, dovuti alle spinte indipendentiste.

Nel mezzo l’Europa che deve trovare un proprio approccio strategico tra i 27 Stati Membri nel rapportarsi con le altre potenze mondiali.

Lieve recessione più probabile in Europa che Usa

L’attesa è per un rallentamento della crescita globale (56% degli operatori), in un contesto economico contrassegnato da incertezza e rapidi cambiamenti. L’indebolimento dell’economia è collegato sia al ritiro coordinato delle politiche accomodanti, sia a specifici rischi dei singoli Paesi. Gli operatori ritengono più probabile una lieve recessione in Europa (88%), che negli Usa (44%).

Dall’analisi degli outlook si nota una visione concorde degli Asset Manager, secondo cui il picco dell’inflazione è stato raggiunto nel 2022 e il rientro nel target del 2% non avverrà quest’anno, vedendo gli Usa precedere l’Ue. Più della metà (53%) ritiene che l’inflazione resterà superiore all’obiettivo nel corso del prossimo triennio, e solo 1 su 5 pensa che subirà una forte caduta avvicinandosi al 2%. Anche rispetto all’andamento dei tassi gli Asset Manager associati prevedono una loro risalita nel corso del 2023 (il picco della Fed è in un range tra il 5 e il 5,5%, mentre quello della Bce tra il 3,3 e il 4%). Troviamo invece opinioni divergenti sul rientro della stretta monetaria: poco meno della metà (47%) ritiene che l’azione restrittiva terminerà entro la prima metà dell’anno, il 20% pensa non prima del prossimo anno. Una volta terminata la stretta, Fed e Bce manterrebbero i tassi fermi, valutando la tenuta della crescita. Nello scenario più roseo l’evoluzione del ciclo economico globale potrà assumere la forma di lieve rallentamento, scongiurando una recessione. Una frenata brusca dell’economia è comunque un’eventualità da monitorare e avrebbe, come probabile ammortizzatore, un atteggiamento di politica monetaria nuovamente accomodante.

Le scelte di portafoglio per il 2023

Le scelte di investimento degli operatori di private banking per il 2023 vedono “un ritorno dell’obbligazionario, con forte interesse verso i titoli governativi, soprattutto Usa, e i titoli corporate investment grade, mentre rimane incerto il contesto per gli high yield”, quelli ad alto rendimento.

Nel dettaglio, dalla mappatura degli outlook si evince la possibilità che i mercati siano volatili, soprattutto nella prima parte dell’anno, e che porta ad un orientamento prevalente sul comparto azionario votato alla cautela, in attesa che le valutazioni riflettano il rallentamento economico: vengono preferiti i titoli value rispetto a quelli growth. I private market rimangono fonte di opportunità, in particolare per infrastrutture e private debt, ma con un approccio selettivo. Invece, la view sulle materie prime è frammentata e le principali incertezze si legano alla riduzione delle misure anti-Covid in Cina e all’evolversi della crisi energetica europea. Passando alle valute, il dollaro va monitorato e sottopesato, mentre sulle restanti la view è neutrale. Si rileva, infine, che nei prossimi anni le maggiori opportunità si potranno trovare nell’obbligazionario high yield, nell’azionario growth, nel private equity e nel settore immobiliare.

La mappatura degli outlook evidenzia, infine, che un fattore determinante per la costruzione di una strategia d’investimento sta nell’individuare in anticipo i potenziali cambiamenti strutturali nell’economia mondiale, investendo nelle trasformazioni in corso che influenzano trasversalmente geografie, settori e tutti gli aspetti dell’economia. Tra questi megatrend d’investimento troviamo l’andamento demografico e i cambiamenti sociali, la deglobalizzazione e il cambiamento degli equilibri economici, il cambiamento climatico, la transizione energetica e quella tecnologica.

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