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Polonia controcorrente, la vittoria dell’europeista Donald Tusk ci dice che il populismo si può fermare

La vittoria elettorale di Tusk in Polonia dà speranza agli europeisti ed è un brutto colpo per la destra populista, sovranista e nazionalista. Ora che farà la Meloni? Troverà la forza di rompere con il passato e di diventare una leader liberal-conservatrice o no?

Polonia controcorrente, la vittoria dell’europeista Donald Tusk ci dice che il populismo si può fermare

Finalmente una buona notizia dopo la tragedia di Gaza e quella dell’Ucraina ma anche dopo la svolta sovranista e filo-russa della Slovacchia: il successo elettorale in Polonia dell’ex Presidente del Consiglio europeo ed europeista convinto Donald Tusk contro gli ultranazionalisti del PiS è un segnale controcorrente non solo per la Polonia ma per l’Europa intera a pochi mesi dalle elezioni di primavera. Un segnale che riporta la Polonia tra i Paesi che sanno che non c’è alternativa all’Europa e un segnale molto chiaro che fa capire a tutti che il populismo, il sovranismo e il nazionalismo non sono invincibili. Si possono battere, ma serve una politica seria, concreta e convincente. Come quella di Tusk.

Al di là delle guerre, negli ultimi mesi la febbre populista e nazionalista ha contagiato un po’ tutta l’Europa: dalla Germania alla Slovacchia, a buona parte dell’Est Europa, al Belgio, all’Austria, alla Svezia, senza dimenticare ovviamente l’Ungheria di Orban e soprattutto senza dimenticare il caso italiano, dove il leader della Lega, Matteo Salvini, incalza da destra la premier Giorgia Meloni ed esibisce in ogni occasione la sua indecorosa alleanza con la fascistissima francese Marine Le Pen. Adesso la svolta europeista della Polonia pone ancor di più la Meloni davanti al bivio che la tormenta dall’inizio del suo Governo: coltivare le suggestioni sovraniste e reazionarie del passato o decidersi finalmente a diventare una leader liberal-conservatrice? La Meloni è una populista in cammino: rinviare la scelta della destinazione finale diventa anche per lei sempre più difficile ed è ora che decida. Qualche voto in più non vale l’autorevolezza che le deriverebbe da una rottura con il passato. Perciò, due volte grazie a Tusk.

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