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Piazza Affari in ribasso sulla scia del risparmio gestito. Wall Street paga il profit warning di Ford

Tutte in rosso le Borse in attesa delle mosse delle Banche centrali. A Milano sono soprattutto i titoli del risparmio gestito a pagare pegno. A Wall Street pesa l’allarme di Ford

Piazza Affari in ribasso sulla scia del risparmio gestito. Wall Street paga il profit warning di Ford

Dopo un lunedì volatile, le Borse europee chiudono oggi la seduta in netto calo, mentre Wall Street si muove in ribasso con l’avvio della riunione della Fed che, domani, annuncerà la sua decisione sui tassi.

Stamani, a sorpresa, è arrivato invece l’aumento di un punto percentuale da parte della banca centrale svedese, il massimo da trent’anni.

Pesano quindi sull’umore dei mercati l’aggressività delle banche centrali, l’inflazione potente, la guerra in Ucraina (c’è la richiesta di referendum dei territori filo russi) e persino le elezioni italiane, fonte d’incertezza a livello globale.

Piazza Affari è in maglia nera, -1,66% (21.773 punti base), zavorrata dal risparmio gestito e dal ritorno delle vendite su Telecom (-3,89%). Seguono Madrid l’1,5%, Parigi -1,35%, Francoforte -1,03%, Amsterdam -0,57%, Londra -0,64%.

Oltreoceano il Dow Jones cede l’1,3% e tutti gli 11 principali settori dello S&P sono in calo, guidati dal settore immobiliare e da quello delle materie prime. Tra i titoli Ford Motor cede il 9,5% dopo aver detto che, a causa dell’inflazione, i costi dei fornitori nel trimestre in corso saranno superiori di 1 miliardo di dollari circa rispetto alle attese. Pesa sul futuro, inoltre, la mancanza di pezzi di ricambio, un fattore che ritarderà le vendite.

Volano i rendimenti dei titoli di Stato

L’avversione al rischio colpisce anche l’obbligazionario: vola il rendimento del Btp decennale italiano al 4,2%, ai massimi dal 2013, ma lo spread appare stabile (226 punti) perché il rendimento del Bund è ormai prossimo al 2% e chiude a 1,94%. Non si allenta d’altra parte la pressione sui T-Bond a stelle e strisce, con il decennale oltre il 3,5% ai massimi dal 2011.

Il petrolio tratta in ribasso sotto i 90 dollari, (Brent -2,2%), scende l’oro ai minimi da due anni. L’euro-dollaro è sotto la parità, intorno a 99 centesimi, poiché il biglietto verde calamita gli investimenti in un contesto in cui è difficile prevedere il futuro. 

La Svezia alza i tassi di un punto e accende la scintilla delle vendite

Ad accendere la scintilla di questa fiammata di vendite è stata la decisione a sorpresa della Riskbank svedese di alzare il tasso principale dell’1% (all’1,75%). È l’aumento maggiore da quasi trent’anni. In scia la piazza di Stoccolma si è unita al pianto generale, con un calo sull’indice principale dell’1,13%.

La corona svedese in un primo momento si è rafforzata, poi ha cominciato a scendere contro euro e dollaro. Attorno alle 15,15, la divisa unica è salita al massimo di sei mesi a 10,846 corone e il biglietto verde registrava un incremento dello 0,9% a 10,87 corone.

Domani si attende la Fed e si stima che il rialzo sarà di 75 punti base, per la terza volta di seguito. Ma c’è anche un 20% di probabilità che Jerome Powell si spinga oltre, a 100 punti.

Molta attesa c’è poi per la riunione della banca centrale inglese di giovedì. 

Intanto dalla Germania arriva un altro segnale allarmante sull’inflazione. I prezzi alla produzione industriale registrano un nuovo incremento record ad agosto a causa dei costi dell’energia: +45,8% su base annua e +7,9% su base mensile.

Crolla la Borsa di Mosca

Sotto un bombardamento di notizie crolla infine la Borsa di Mosca, sia con l’indice in dollari sia con l’indice in rubli, con ribassi superiori all’8%. L’azionario russo ha cominciato a scendere in coincidenza con la richiesta delle repubbliche filo russe di tenere un referendum sull’annessione dei territori. La consultazione potrebbe tenersi il 4 di novembre, festa dell’unità nazionale.

Piazza Affari arretra al traino del risparmio gestito

A zavorrare il Ftse Mib nella seduta odierna è soprattutto il risparmio gestito.

Banca Generali perde il 5,89% ed è la peggiore del Ftse Mib e del comparto dopo aver chiuso una vertenza con l’Agenzia delle Entrate sul transfer pricing stabilendo di pagare circa 46 milioni di euro.

Nel settore registrano perdite massicce Finecobank -4,02%, Banca Mediolanum -4,53%, Azimut -3,5%.

Tra le grandi banche la peggiore è Intesa, -3,46%, sulla quale l’Antitrust ha avviato un’istruttoria per presunta pratica commerciale scorretta.

Unicredit cede l’1,5%, dopo un avvio scoppiettante a seguito di un’intervista all’Handelsblatt in cui l’ad Andrea Orcel ha detto di guardare ad acquisizioni in Germania.

Fuori dal paniere principale Mps arretra ancora del 7,67%. Ieri la banca senese ha dato i dettagli sul piano di raggruppamento azionario (1 nuova azione ordinaria ogni 100 esistenti dal 26 settembre) funzionale all’aumento di capitale da 2,5 miliardi che ci sarà in autunno. “È una banca che capitalizza meno di 350 milioni e fa un aumento di capitale da 2,5 miliardi. Chi si tiene quelle azioni?”, osserva un trader citato da Reuters.

Sono solo tre le blue chip in rialzo: Nexi +1,42%, Moncler +0,75%, Pirelli +0,32%.

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