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Omicron e Apple spingono giù le Borse ma c’è accordo sul petrolio

Sui mercati torna la volatilità indotta dalla nuova ondata del Covid anche se dalle case farmaceutiche arrivano segnali incoraggianti e le deludenti vendite di Iphone penalizzano Apple e tutto l’high tech – Ma l’accordo sulla maggior produzione di petrolio maturato tra sauditi e russi è un buon segnale anche per le Borse che vivono una seduta contrastata – Balzo di Tim

Omicron e Apple spingono giù le Borse ma c’è accordo sul petrolio

I mercati tornano in balia di Omicron e dell’inflazione, come si è visto ieri sera con la rapida inversione di rotta di Wall Street dovuta al primo caso di Covid, da nuova variante, rilevato in California. E gli alti e bassi sono forse destinati a durare, almeno fino a quando non si avranno le idee più chiare sulla morbillità della mutazione identificata in Sudafrica. Anche l’inflazione crea un corto circuito, soprattutto perché chiama in causa le banche centrali nonostante la crescita incontri l’ostacolo pandemico e a seguire i problemi di approvvigionamento per le imprese. Per Fabio Panetta, uno dei policymaker della Bce, la ripresa della zona euro è ancora incompleta rispetto al pre-pandemia ed è già messa a rischio dal recente shock inflazionistico e dalla nuova ondata di contagi. 

Oltreoceano però la retorica è cambiata. Ieri Jerome Powell ha confermato che la Fed dovrà discutere di un’accelerazione nel tapering nella riunione di dicembre, una mossa che potrebbe aprire le porte a un più rapido intervento sui tassi nel 2022. Oggi anche il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen sostiene di essere pronta a ritirare la parola “transitorio” per descrivere lo stato attuale dell’inflazione.

In questa cornice i listini europei chiudono una seduta negativa e annullano parzialmente il recupero della vigilia. La Borsa Usa si muove invece in positivo, dopo un avvio contrastato. Il Dow Jones mostra un progresso superiore all’1%. Tra le big resta sotto i riflettori Apple, -2%, in calo dopo aver aggiornato ieri, nel corso della seduta, il suo massimo storico. Pesa sul colosso di Cupertino l’indiscrezione di Bloomberg su un rallentamento della domanda di Iphone 13.

Tornando in Europa, Milano arretra dell’1,39% (26.005 punti). Tra le blue chip si mette in luce Telecom con un rialzo del 2%. Il ministro allo sviluppo Giancarlo Giorgetti osserva che per ora da parte di Kkr c’è solo una manifestazione d’interesse; quindi, non c’è ragione di esercitare il golden power. Anche se” è indiscutibile che all’interno di Tim ci siano asset di cui è indispensabile il controllo pubblico”. Inoltre, eventuali sinergie tra Telecom e Open Fiber possono essere valutate con l’obiettivo di accelerare la digitalizzazione del paese.

Sono miste le banche: Banco Bpm +1,47%; Mediobanca +0,26%. Realizzi su Mps, -2,8%. 

Chiudono il cerchio delle poche blue chip positive Eni +0,3% e Saipem +0,22%.

La maglia nera spetta oggi a Stm, -6,62%, dopo l’exploit di ieri, in scia all’andamento di Apple. I titoli tecnologici sono tra i peggiori in Europa. Perdono Amplifon, -3,11%, Diasorin -2,73%, Recordati -2,36%, Enel -2,44%.

Chiude in verde il secondario: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata segna 132 punti base (-1,87%), con i tassi rispettivamente a +0,94% e -0,38%.

Nel resto del continente: Francoforte cede l’1,36%, con Angela Merkel che annuncia un lockdown per i non vaccinati e l’obbligo vaccinale a partire da febbraio.

In Italia fa sperare, per un futuro contenimento dei contagi, la notizia che i bimbi tra i 6 e gli 11 anni potranno vaccinarsi a partire dal 16 dicembre.

Parigi segna -1,25%. I marchi del lusso Hermes e Richemont sono in rosso, nonostante il recente ingresso dell’indice Euro STOXX 50. Arretrano Amsterdam -1,5%; Madrid -1,75%; Londra -0,55%.

Tra le materie prime sbanda il petrolio, in scia alla decisione dell’Opec+ di proseguire nel programma di incremento moderato della produzione giornaliera di greggio. Il gruppo, formato dai tredici paesi Opec e 10 loro alleati, ha stabilito di “rivedere al rialzo la produzione mensile globale di 400mila barili al giorno a gennaio”, come fa ormai ogni mese da maggio 2021. La significativa correzione dei prezzi del greggio nel corso del mese di novembre e le nuove incertezze su restrizioni e crescita economica indotte dalla variante Omicron avevano portato gli operatori a credere che i grandi esportatori optassero per una sospensione del programma di incremento dell’output. In ogni caso, dopo un repentino calo, al momento i future di Brent e Wti sono in progresso. Il primo tratta poco lontano dai 70 dollari al barile (+1,5%); il secondo vicino ai 66 dollari (+2%).

Si tinge di rosso l’oro spot: -0,83%, 1766,68 dollari l’oncia.

Sul mercato dei cambi è piatto l’euro dollaro, con il cross attorno a 1,132.

La lira turca vive un’altra giornata da dimenticare (-3,74% contro dollaro a 0,0729) a causa delle dimissioni del ministro delle finanze Lutfi Elvan, sostituito da Nureddin Nebati, lealista di Erdogan. La divisa di Ankara. La valuta turca ha perso circa il 40% del suo valore dall’inizio dell’anno.

Dall’agenda macro di giornata si segnala il balzo dei prezzi alla produzione nella Ue nel mese di ottobre, soprattutto a causa dell’energia.  Scende però la disoccupazione per merito della ripresa economica. Secondo Eurostat i prezzi alla produzione nei 19 paesi di Eurolandia sono cresciuti del 5,4% su base mensile e del 21,9% su base annua, una misura superiore alle attese. I prezzi dell’energia +16,8% su mese e +62,5% su anno. Questi costi si trasformano in prezzi più alti per i consumatori: a novembre l’inflazione ha raggiunto il 4,9%, di gran lunga il più alto livello nei 25 anni di registrazione del dato, in crescita rispetto al 4,1% di un mese prima e ben al di sopra delle attese di 4,5%.

In calo la disoccupazione: 7,3%, in linea con le attese, dal 7,4% in settembre. Il numero di persone senza lavoro passa a 12,045 milioni ad ottobre dai 12,109 milioni di settembre.

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