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Nicastro: “Unicredit è a metà dell’opera ma i segni di ripresa ci sono tutti”

di Franco Locatelli – “Vogliamo essere una real life bank al servizio di imprese e famiglie, leader in Europa, ma con il cuore in Italia” – “Più forti nel territorio” – “Progetto Eastgate per le imprese italiane”

Nicastro: “Unicredit è a metà dell’opera ma i segni di ripresa ci sono tutti”

“Siamo a metà dell’opera, ma i segni di ripresa ci sono tutti e siamo convinti di farcela a riportare Unicredit ai livelli di redditività pre-crisi”. In questa sua prima intervista da direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro spiega il futuro della grande banca di Piazza Cordusio: “Siamo una real life bank” al servizio di banche e famiglie, leader in Europa ma con il cuore in Italia.

FIRST ONLINE – Dottor Nicastro, all’indomani del cambio al vertice e della nuova riorganizzazione della banca, UniCredit presenta un risultato del primo trimestre del 2011 che è il migliore dall’inizio della crisi del 2008. Che cosa ha reso possibile la ripresa e come pensate di consolidare i risultati recuperando stabilmente redditività?

NICASTRO – Abbiamo agito e continueremo ad agire sulle tre voci cruciali di una banca: i ricavi, i costi e il capitale. Sui ricavi c’è un evidente recupero guidato dai Paesi in crescita, come la Germania, e dal rimbalzo dell’investment banking, ma si comincia a vedere un recupero dei ricavi anche in Italia che rappresenta pur sempre la metà del nostro business. Mi piace segnalare l’ottimo andamento di Fineco, che nel primo trimestre del 2011 è cresciuta di 15 mila nuovi clienti dando sempre più linfa alla nostra multicanalità. Ormai un cliente su tre del nostro gruppo in Italia è un cliente online.

FIRST ONLINE – E sui costi e sul capitale?

NICASTRO – Sui costi la novità più interessante del primo trimestre è la flessione generalizzata del costo del rischio, tutti i business e le divisioni mostrano un buon trend. In Italia, in particolare, rallenta la dinamica degli incagli e delle sofferenze specie sui mutui e sulle piccolissime imprese . A tutto questo si associa, come da accordo con i sindacati, la riduzione di mille unità nell’organico del gruppo in Italia. Quanto al capitale nel primo trimestre dell’anno abbiamo rafforzato di 49 basispoint il nostro Core tier 1, che equivalgono a 2,5 miliardi di euro di autofinanziamento.

FIRST ONLINE – Qualche tempo fa UniCredit ha detto però che in Italia guadagna poco e che invece l’Est europeo continua a dare soddisfazioni: questo implica che il baricentro si sposterà sempre di più lì?

NICASTRO – No, l’Italia resta il cuore di UniCredit e non solo perché quasi la metà del business si fa qui. All’Est che oggi assorbe circa il 20% del capitale ed è l’area di maggior crescita per il gruppo però possiamo crescere ancora nei prossimi anni.

FIRST ONLINE – Anche attraverso acquisizioni?

NICASTRO – In linea generale puntiamo sulla crescita interna, ma non si può mai escludere nulla se capitano occasioni interessanti per completare la rete. Fin da ora abbiamo in programma di aprire nei Paesi dell’Est Europa 900 nuovi sportelli che si aggiungeranno alle circa 4 mila che già abbiamo nell’area. Però dobbiamo sempre più abituarci a ragionare in modo articolato perché l’Est Europa è un’area in cui il Pil nel 2011 è previsto un tasso di crescita di quasi il 4% anche se con velocità diverse.

FIRST ONLINE – Chi vi sta dando più soddisfazioni?

NICASTRO – In questo momento soprattutto la Polonia e la Turchia, che vanno alla grande, poi c’è la Russia in crescita mentre paesi come la Romania e Bulgaria faticano. Ucraina e Kazakistan faticano anche se stiamo registrando segnali positivi.

FIRST ONLINE – In altre parole, il modello di banca europea resta la bussola di UniCredit anche nel nuovo corso?

NICASTRO – Assolutamente sì, non è mai stato in discussione. Siamo il primo gruppo bancario nell’Est Europa e abbiamo una quota di mercato quasi doppia rispetto al nostro primo competitor. E quanto conti per le imprese italiane avere una banca amica che le accompagna sia quando vanno a vendere all’estero sia quando all’estero avviano nuovi impianti sono i numeri a dirlo. In tre anni abbiamo supportato 15 mila imprese italiane nell’Est Europa, che da area di delocalizzazione, è passata ad essere soprattutto un grande mercato, la “Cina vicina” dove si è indirizzato oltre il 70% del nuovo export italiano di questi ultimi anni.

FIRST ONLINE – Con un tasso di crescita economica costantemente basso e una rete di sportelli così estesa come la vostra, come pensate di incrementare la redditività anche in Italia?

NICASTRO –Agendo sempre meglio sia sui costi che sui ricavi. Sui costi sono già tangibili i cambiamenti del modello di fruizione della banca da parte della clientela: cresce l’uso dell’home banking, del bancomat e diminuisce la presenza allo sportello. Anche qui i numeri lo testimoniano: in 2 anni il peso delle transazioni online fatte dai nostri clienti (anche sulla base del nostro lavoro) è salita dal 40 al 65% e questo per la banca vuol dire poter tagliare i costi operativi. Di conseguenza, abbassandosi l’uso dello sportello si ridurrà anche la dimensione media dei nostri sportelli. Poi dobbiamo incrementare i ricavi.

FIRST ONLINE – Come?

NICASTRO – In primo luogo puntiamo a rafforzare la nostra qualità e la nostra capacità di cross selling di servizi alle imprese, questo anche grazie anzitutto alla riduzione dei tempi di risposta alla clientela. Come può vedere, nel mio ufficio io tengo alle mie spalle un tabellone costantemente aggiornato sui nostri tempi di risposta diviso per aree geografiche e per categoria di impresa.

FIRST ONLINE – Che obiettivi vi date e a che punto siete?

NICASTRO – Vogliamo rispondere in 5 giorni alle microimprese, in 15 alle medie e in 20 alle grandi imprese. Sulle microimprese siamo già quasi in pieno target, Su quelle medie e maggiori i tempi sono nettamente migliorati rispetto al 2010, ma abbiamo ancora un po’ di strada da fare. Possiamo fare meglio ma la qualità e il volume degli impieghi restano decisivi per incrementare i ricavi. E’ peraltro importante che nel primo trimestre del 2011 i nostri impieghi rivolti alle imprese siano cresciuti del 2 per cento. Anche da questo punto di vista e’ stato il miglior trimestre da inizio 2008.

FIRST ONLINE – Dopo la svolta post-Profumo, il vertice di UniCredit ha sostenuto di essere una banca di sistema e non solo di mercato: un modello di business di questo tipo può incrementare il fatturato ma fa crescere di più i profitti o i rischi?

NICASTRO –Il nostro ruolo è quello di sostenere lo sviluppo e da sempre ci sforziamo di farlo cercando un punto di equilibrio tra i 4 stakeholders: gli azionisti, i dipendenti, i clienti e i territori. Il nostro slogan nei 22 paesi “real life banking” significa proprio questa la banca delle cose vere, che si sforza di rispondere concretamente ai bisogni reali dei nostri stakeholders. Un posizionamento netto anche come risposta alla crisi che come si sa ha destato mille interrogativi sul ruolo delle banche nel sistema economico.

FIRST ONLINE – UniCredit è molto radicata in Italia e nell’Est europeo ma ha una buona presenza anche in Germania che cresce cinque volte tanto il nostro Paese: che cosa può fare una banca come UniCredit per sostenere maggiormente e trarne a sua volta profitto dalla competitività delle nostre imprese, la crescita dimensionale e l’internazionalizzazione?

NICASTRO – Per crescere di più l’Italia ha bisogno di far leva sia sulla domanda interna che su quella estera. E UniCredit una grossa mano può darla. Sul fronte della domanda interna sostenendo le imprese, senza perdere di vista il merito di credito, ma valutandole non solo in base ai bilanci ma anche alla qualità dei progetti, e anche supportando le nuove infrastrutture di cui vi è così gran bisogno, naturalmente dove si riescano a superare i tanti veti e microinteressi locali, che purtroppo nel nostro paese finiscono spesso per bloccare la progettualità. Una grande opportunità oggi ce l’abbiamo rispetto alla domanda estera. Sui mercati internazionali è in chiara crescita da parte di centinaia di milioni di nuovi consumatori abbienti, la domanda di benessere e di qualità della vita il cui soddisfacimento è chiaramente nelle corde dell’Italian way of life, del made in Italy e della nostra offerta turistica. L’export e il turismo incoming possono contribuire all’Italia un delta annuo tangibile sul tasso di crescita del PIL oltre ad essere l’innesco per un rilancio della domanda interna proprio come è avvenuto in Germania negli ultimi 12 mesi, E supportare le imprese italiane che vanno all’estero lo vediamo come nostro obiettivo e vocazione naturale.

FIRST ONLINE – Si spieghi con qualche esempio.

NICASTRO – Eccolo: in un anno i cinesi delle classi medie e alte hanno accresciuto del 20% il consumo di vini di qualità ma hanno scelto in prevalenza vini australiani e francesi più che italiani.. Non basta avere il prodotto, bisogna anche saperlo vendere e la rete commerciale è decisiva. Ebbene UniCredit è pronta a fare la sua parte, anche con capitale di rischio, per favorire l’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese italiane specialmente in aree ad alto tasso di sviluppo. Ed è pronta a sostenere filiere, reti e consorzi tra aziende. Un altro esempio, stavolta positivo, viene dal Consorzio del Prosecco – nostro interlocutore da anni – che è riuscito a rilanciare un marchio di qualità posizionandolo nei migliori ristoranti giapponesi.

FIRST ONLINE –In che modo la nuova riorganizzazione di UniCredit può aiutare la propensione a sostenere la missione Italy spa?

NICASTRO – Con una maggiore vicinanza al territorio. A valle stiamo stabilizzato i direttori di filiale e i gestori che quindi non subiranno più rotazioni continue. Stiamo investendo sempre di più nella formazione all’assistenza export dei nostri uomini. Da alcuni mesi abbiamo varato Eastgate un progetto che stiamo portando in tutta Italia focalizzato sui grandi mercati vicini (Russia, Polonia, Turchia e Romania) e che interessa migliaia di nostri imprenditori che si stanno orientando ad aprire nuovi mercati. E i nostri 7 responsabili di macroterritorio stanno attivando parecchie iniziative locali di promozione dell’export. Tra l’altro ciascuno di loro sta adottando una delle nuove filiere in costituzione a cui contiamo di contribuire valorizzando nel rating il “plus” che lo stare insieme in una filiera dà a ciascun imprenditore.

FIRST ONLINE – Dottor Nicastro, la presenza di UniCredit in un Paese come la Germania insegna qualcosa?

NICASTRO – Insegna eccome. Insegna a coniugare qualità e dimensione nel fare impresa. E a cogliere gli spunti di un paese che sta uscendoi dalla crisi. Qualche tempo fa abbiamo organizzato un meeting di 800 direttori di filiale a Norimberga e lo spirito dei nostri colleghi tedeschi era altissimo, come non si vedeva da anni. Anche il loro senso di appartenenza a Unicredit è peraltro molto migliorato grazie al fatto che tutti ci hanno riconosciuto che Hypovereinsbank-Unicredit in Germania ha retto benissimo la crisi. L’orgoglio aziendale e il senso di appartenenza a una grande banca europea come UniCredit è la nostra arma in più.

FIRST ONLINE – C’è un bellissimo spot che avete appena lanciato e che dice che la vita è fatta a cicli, c’è chi scende e chi sale: dopo la crisi Unicredit a che punto è?

NICASTRO – Siamo a metà dell’opera ma lavoriamo per risalire con la convinzione di farcela. Prima della crisi Unicredit realizzava 6-7 miliardi di utili l’anno una redditività necessaria rispetto alla dotazione di capitale del gruppo, nel 2009 abbiamo fatto €1.702 milioni di euro di utile e nel 2010 abbiamo prodotto 1.323 milioni di utili. In questo primo trimestre del 2011, 800 milioni. I ritmi di crescita sono ripresi. C’è ancora un bel tratto di strada da fare per recuperare, ma ce la faremo.


Allegati: http://firstonline-data.teleborsa.it/news/files/8.pdf

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