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Movimento Europeo, lettera ai leader Ue: “Piano comune anti-Covid”

Il Movimento Europeo considera insufficiente le risposte fornite finora dalla Ue per combattere l’emergenza coronavirus e propone un piano comune da 2mila miliardi fondato su quattro principi

Movimento Europeo, lettera ai leader Ue: “Piano comune anti-Covid”

Il Movimento Europeo ha inviato una lettera aperta ai leader europei in vista del Consiglio Ue in programma per il 23 aprile. A firmare la missiva, alcuni dei più importanti economisti italiani ed europei. 

All’interno del documento vengono individuati alcuni degli interventi più importanti da attuare allo scopo di reagire alla recessione economica dovuta alla pandemia di coronavirus che ha colpito tutti i Paesi dell’Unione. Un’emergenza a cui l’Europa deve rispondere unita, con misure comuni ed efficaci. 

Il Movimento promuove l’uso di strumenti di debito “emessi dalle istituzioni europee”, i cosiddetti Eurobond, e considera “insufficienti” le risposte date fino ad oggi da Bruxelles, vale a dire le linee di credito del Mes destinate alla spesa sanitaria, gli interventi di Bce e Bei e il fondo per la disoccupazione Sure. 

Cosa serve allora? Il Movimento Europeo propone un piano comune di ricostruzione a medio termine da attuare all’interno di un quadro finanziario pluriennale e dotato di duemila miliardi di euro. Un progetto in grado di rispondere a quattro principi: consentire all’Ue di garantire beni comuni a tutti i cittadini europei; aumentare le entrate fiscali; superare l’elusione fiscale delle multinazionali che sfruttano i regimi fiscali agevolati garantiti da alcune nazioni; introdurre una web tax e una carbon tax.

Di seguito vi proponiamo il testo integrale della lettera inviata ai leader Ue dal Movimento Europeo: 

L’accordo nell’Eurogruppo del 9 aprile ha aperto le porte alla Commissione europea e alla sua volontà di riavviare i negoziati sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) fra il Consiglio dell’Unione e il Parlamento europeo.

Questi negoziati erano giunti ad un punto morto (deadlock) nel Consiglio europeo del 26 febbraio a causa del conflitto esacerbato fra i cosiddetti “paesi frugali” e gli “amici della coesione” dopo quasi due anni di dialogo fra sordi in un inutile negoziato intergovernativo.

Dopo l’emergenza sanitaria, gli Europei dovranno far fronte non solo all’emergenza economica che dovrà essere risolta, ma ancor di più alla necessità di un patto per uno sviluppo multi annuale sociale e sostenibile in tutta l’Unione europea.

L’UE ha bisogno con urgenza di strumenti di debito per promuovere con efficacia investimenti pubblici e privati e un migliore equilibrio fra le economie nazionali: la simmetria epidemica sarà certamente sostituita da una insostenibile asimmetria fra Stati, fra regioni e fra classi sociali.

Questi strumenti di debito devono essere emessi dalle istituzioni europee per raccogliere fondi sui mercati sulla base e a beneficio di tutti gli Stati membri.

Questi strumenti di debito non devono provenire da un gruppo di Stati, perché una iniziativa limitata può creare una profonda e pericolosa divisione nell’Eurozona aprendo la strada a un intervento dei mercati contro la  stabilità dell’Euro.

Gli investitori saranno disponibili ad acquistarli ancor di più se gli strumenti per rimborsarli non verranno da contributi volontari degli Stati membri ma da un forte bilancio europeo finanziato da flussi regolari e cioè da risorse europee che diano adeguata credibilità a questa misura straordinaria di sviluppo sostenibile.

I quattro strumenti messi in opera attualmente a livello europeo (le linee di credito del MES con una condizionalità specificamente limitata alle spese sanitarie decise dall’Eurogruppo, la BCE, la BEI e il fondo SURE) non sono sufficienti perché copriranno le necessità degli Europei a breve termine e perché, essendo fondati su prestiti, aumenteranno i debiti nazionali.

È necessario un fondo per la ricostruzione per sostenere politiche europee comuni per il welfare, per lo sviluppo sostenibile e per la transizione energetica, per l’industria della distribuzione e della trasformazione agro-alimentare, per la pianificazione degli interventi per le aree interne, per le attività delle PMI. 

È necessario un piano europeo di ricostruzione a medio termine all’interno del QFP che copra una periodicità quinquennale (e non settennale) per essere coerente con il ciclo politico e democratico.

Il  nuovo  QFP deve essere fondato su un ammontare totale di duemila miliardi di EURO per garantire la produzione di beni comuni a favore dei cittadini  europei sulla base di vere risorse proprie al posto dei contributi degli Stati membri.

In questo  quadro, il nuovo QFP deve creare una garanzia per un debito pubblico europeo, la cui configurazione potrebbe ispirarsi al Meccanismo Finanziario Europeo di Stabilizzazione (MFES) prendendo il nome di “Fondo Europeo Finanziario per la ricostruzione (FEFR)”, capace di emettere centinaia di miliardi di debito comune.

Noi chiediamo al Consiglio europeo del 23 aprile – che agisca se necessario a maggioranza qualificata – e al Parlamento europeo di dare un chiaro mandato politico alla Commissione europea chiedendole di proporre il 29 aprile un nuovo QFP che risponda ai seguenti principi: 

– consentire all’UE di garantire beni comuni agli Europei che non possono essere assicurati dagli Stati ognuno per conto proprio

– aumentare le entrate con risorse fresche, indispensabili per la nuova agenda politica europea dopo il coronavirus e che sia coerente con le priorità legate al Patto Verde Europeo, alle politiche per l’occupazione e i diritti sociali, alla trasformazione digitale, al sistema produttivo e alla crisi economica e sociale che deriverà dall’emergenza sanitaria

– superare l’elusione fiscale delle imprese multinazionali che sottraggono centinaia di miliardi all’anno sfruttando le opportunità offerte dalla disarmonia dei regimi fiscali nazionali insieme al recupero dei beni confiscati attraverso le leggi nazionali contro la criminalità organizzata

– introdurre delle imposte sui profitti nel web e sulla produzione del carbonio anche attraverso un border carbon  adjustment.

Noi siamo convinti che, così facendo, gli Europei potranno superare la crisi del COVID-19 con più efficienza e rapidità, compiendo un passo importante nel processo di integrazione europea.

Berlino, Brussels, Den Haag, Lisbona, Madrid, Paris, Rome, Wien, Zagreb. 16th April 2020

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