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Moncler: bene i conti, ma il coronavirus pesa in Borsa

La società ha chiuso il 2019 con numeri superiori alle attese, ma fra gli investitori prevalgono le vendite a causa degli effetti che l’epidemia sta producendo sul mercato cinese

Moncler: bene i conti, ma il coronavirus pesa in Borsa

Giornata di passione a Piazza Affari per Moncler, che lunedì ha diffuso i conti del 2019 a Borsa chiusa. Nonostante i dati fossero superiori alle attese, martedì mattina il titolo è stato sommerso dalle vendite: subito dopo l’apertura è arrivata una sospensione per eccesso di volatilità con un calo superiore al 4%, poi parzialmente rientrato.

A metà mattina le azioni Moncler cedono il 2,7%, a 38,66, posizionandosi infondo al Ftse Mib. D’altra parte, il titolo viaggia comunque su livelli elevati, visto che a metà gennaio è tornato vicino al massimo storico del dicembre scorso a 43,61 euro.

L’attuale sfiducia degli investitori è causata dalle conseguenze negative – prevedibili ma non ancora quantificabili – che l’epidemia di coronavirus in Cina produrrà sui conti dell’azienda, particolarmente esposta sul mercato del Dragone.

Il problema, del resto, è comune alla maggior parte delle aziende del lusso: negli stessi minuti, Salvatore Ferragamo cede l’1,18%, a 16,26 euro, ed è il secondo peggior titolo del Ftse Mib, che viaggia in positivo dello 0,3%.  

Per quanto riguarda il bilancio diffusa da Moncler, l’azienda ha chiuso il 2019 con una posizione finanziaria netta di 662,6 milioni, in crescita rispetto ai 450,1 milioni del 31 dicembre 2018. Il capitale circolante netto ha toccato quota 128,2 milioni, in aumento dai 103,2 milioni registrati alla fine dell’esercizio precedente. Nel corso del 2019, inoltre, sono stati effettuati investimenti netti per 120,8 milioni, in aumento rispetto a 91,5 milioni nel 2018. Il free cash flow è sceso invece da 362 a 340,0 milioni. Il fatturato del quarto trimestre si è attestato a 635 milioni, in crescita del 16%, contro attese di un +13,8%. Oltre le stime anche l’ebitda del secondo semestre (431 milioni, +15%) e l’utile netto dello stesso periodo (289 milioni, +7%).

Il cda di Moncler proporrà ai soci un dividendo da 0,55 euro, per complessivi 138,8 milioni, con un payout ratio del 38% sull’utile netto consolidato.

Remo Ruffini, numero uno di Moncler, ha aperto la conference call con gli analisti dicendo che l’inaspettato scenario degli ultimi giorni che si è aperto dopo la diffusione del coronavirus “rende impossibile fare previsioni”.

I numeri del 2019 “sono superiori alle attese – commentano gli analisti di Equita – ma gli impatti del coronavirus sono pesanti e le azioni sui costi sono state già avviate”.

Il management ha parlato di un’ottima partenza d’anno, ma dal 23 gennaio 14 negozi su 35 in Cina sono stati chiusi, mentre gli altri vedono cali di traffico dell’80% e anche fuori dalla Cina si è visto un rallentamento, soprattutto nelle regioni vicine. Come contromisura, sono stati posticipati i progetti retail e di marketing in Cina e si è avviata la rinegoziazione dei minimi garantiti sugli affitti e la riallcoazione del buying su altre aree.

“Moncler ritiene di poter proteggere i margini percentuali (circa 34-35%) fino a un calo di fatturato di 100 milioni”, sottolineano gli analisti. I migliori numeri del 2019, prosegue Equita, “avrebbero giustificato un aumento delle stime (fatturato +1% e utile +4%) ma incorporiamo l’impatto dell’epidemia (-4% fatturato, -7% utile netto, con margine da 35,3% a 34,4%)”. Le previsioni sull’utile netto sono ridotte del 3% a 351 milioni (4% sotto il consensus), mentre il target passa a 44,7 euro (da 45,7). “Pensiamo che la forza di uscita dal 2019 e la flessibilità dell’azienda permetteranno a Moncler di soffrire meno del settore le difficoltà contingenti legate al coronavirus”, conclude Equita.

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