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Mediobanca, si chiude l’offerta di Mps: la soglia minima è già in cassaforte, l’obiettivo è il 51%, cosa può succedere ora

Si chiude oggi, 8 settembre, l’offerta di Mps su Mediobanca. La soglia minima è già in cassaforte ma l’obiettivo da raggiungere entro stasera è quello del 51% che darebbe a Siena il controllo di Piazzetta Cuccia

Mediobanca, si chiude l’offerta di Mps: la soglia minima è già in cassaforte, l’obiettivo è il 51%, cosa può succedere ora

Si chiude oggi, 8 settembre, l’offerta del Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. Con la soglia minima già in cassaforte, l’obiettivo da raggiungere entro stasera è quello del 51%, percentuale che darebbe alla banca senese il controllo del cda di Piazzetta Cuccia. Poi, con la riapertura dei termini tra il 16 e il 22 settembre, Mps cercherà di salire ulteriormente, mettendo nel mirino quel 66,7% cui ha ufficialmente rinunciato pochi giorni fa, ma che metterebbe Siena nelle condizioni di convocare un’assemblea straordinaria e procedere alla fusione tra le due banche.

Mps-Mediobanca: obiettivo 51%

Alla chiusura di venerdì, le adesioni avevano superato il 45,8%. Tra i nuovi ingressi anche la famiglia Doris, che tramite Finprog ha portato in dote quasi l’1% del capitale. Decisivo è stato il rilancio che alle 2,533 azioni Mps per ogni titolo Mediobanca messe sul piatto inizialmente ha aggiunto 0,9 euro in contanti, trasformando l’ops in opas. Il corrispettivo unitario è salito dunque a 16,334 euro per azione di Piazzetta Cuccia, mentre il controvalore “monetario” implicito complessivo dell’offerta ammonta a 13,5 miliardi, “di cui 12,8 miliardi quale corrispettivo iniziale in azioni (tenuto conto del prezzo ufficiale delle azioni di Mps alla data di riferimento) e circa 0,75 miliardi quale corrispettivo in denaro”, ha specificato l’istituto toscano.

Numeri che però non hanno soddisfatto il cda di Mediobanca che giovedì ha nuovamente bocciato l’offerta, ritenendola “priva di razionale industriale e di convenienza per gli azionisti” di Piazzetta Cuccia. Il rilancio, secondo i consiglieri, “non è di per sé sufficiente, anche alla luce dei rischi di dissinergie e di distruzione di valore che caratterizzano l’offerta a mutare la precedente valutazione di non congruità e inadeguatezza”.

Nonostante ciò, il 51% del capitale di Mediobanca sembra essere comunque un obiettivo raggiungibile. Le percentuali, in questo caso, sono fondamentali. Maggiori saranno le quote che Mps riuscirà a racimolare durante il periodo d’offerta e la successiva riapertura dei termini, maggiori saranno le possibilità di procedere con un’integrazione rapida e ordinata, sfruttare le 700 milioni di sinergie stimate e utilizzare i benefici delle Dta che Siena ha in portafoglio. Senza contare che un controllo più ampio servirebbe anche a rassicurare la Bce che, dando il via libera all’operazione, ha chiesto all’istituto toscano di fornire, entro sei mesi dalla chiusura dell’ops, dettagli sulla futura governance – con le indiscrezioni che cominciano già a rincorrersi – e sul modo in cui intende gestirla, nonché sulla maniera in cui saranno rispettate le soglie autorizzative.

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