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Massimo Bray, nuovo ministro ai beni culturali

Massimo Bray è il nuovo ministro nominato da Enrico Letta – Il premier ha voluto unire il Ministero per i Beni e le Attività Culturali con quello del Turismo: una scelta davvero importante, innovativa, strategica, che vuole porre l’accento sull’importanza del binomio”Cultura e Turismo” come volano di crescita per il nostro Paese.

Massimo Bray, nuovo ministro ai beni culturali

Massimo Bray, pugliese ed esattamente nato a Lecce. Laureato in Lettere e Filosofia nel 1984 a Firenze, segue poi un periodo da borsista a Napoli, Venezia, Parigi, Simancas. Ed è così che nel 1991 entra all’Istituto della Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, come redattore responsabile della sezione di Storia moderna dell’Enciclopedia La Piccola Treccani e nel 1994 diventa il direttore editoriale. Vive a Roma.

Il suo impegno è da sempre contraddistinto da un rigore intellettuale e culturale, ma anche di grande apertura verso l’innovazione, ed è così che avvia il progetto web dell’Enciclopedia degli italiani, perchè possa essere continuare a vivere nel XXI secolo e fruita daun  numero sempre maggiore di utenti, coniugando la forza dei contenuti con le innovazioni tecnologiche.

Massimo Bray è anche direttore responsabile della rivista edita dalla Fondazione di cultura politica Italianieuropei, inoltre è autore di un blog sull’edizione italiana di Huffington Post dedicato alla cultura e una grande attenzione all’editoria tradizionale e digitale.

Presiede il CdA della Fondazione La Notte della Taranta, che organizza il più grande festival europeo di musica popolare, dedicato al recupero della pizzica salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali, dalla world music al rock, dal jazz alla sinfonica. Oggi il festival ha assunto un riconosciuto modello culturale che, di edizione in edizione, creando sempre nuove forme di elaborazione artistica, ha iniziato a produrre interessanti economie per il territorio.

Riportiamo quanto scritto in: www.massimobray.it:

” La buona politica crede nella cultura – In Italia, la Cultura ha la possibilità di riappropriarsi del ruolo e la considerazione passata, riacquistando la capacità di influenzare le scelte politiche, sociali ed economiche.La Cultura è elemento costitutivo della personalità del cittadino, della sua capacità di giudizio, elemento centrale per rendere più libero, indipendente il singolo individuo. La Cultura dunque deve essere al centro dell’attenzione di chi ha responsabilità istituzionali, stimolo e catalizzatore di attenzione, dibattiti, progetti, fornendo gli elementi guida ai cittadini per sviluppare le capacità di scelta e di proposta. La Cultura e i beni culturali non possono essere trattati come un bene normale, come una merce che si può comprare e vendere a seconda del l’utilità del momento. Ricondurli ad una sfera pubblica non deve significare affidarli alla sfera politica, ma alle cure e al controllo della comunità. La Cultura così interpretata diviene elemento fondante della necessità di ricostruire il nostro Paese; si può e si deve parlare dunque di:

Cultura dei Diritti, per cui il diritto di ciascuna donna e uomo che vivono in Italia, si di vedere pienamente applicato il “diritto dei diritti”, ossia la Costituzione Repubblicana, unico modo per vivere non con diritti adattati alle esigenze di singoli o di comunità e corporazioni particolari, ma con diritti uguali per tutti.

Cultura dell’integrazione e della solidarietà, perché non ci si illuda che basti alzare mura e scavare fossi per difendere identità reali o, come capita, immaginarie. L’Italia deve partecipare in modo responsabile e solidale, con le migliori sue energie politiche, al vigoroso processo di trasformazione del mondo attuale.

Cultura della Formazione, dove l’istruzione sia consideratostraordinario strumento di mobilità sociale, pietra fondante della costruzione del futuro dei giovani, e della leadership italiana.

Cultura del Lavoro, per cui il diritto al lavoro è elemento principale per il cittadino, senza dimenticare l’attenzione alla qualità dello stesso, e lo stesso diritto a cambiare lavoro, come generatore di valore.

Cultura della Politica economica: la valorizzazione degli sforzi passati dell’integrazione europea, e l’apertura al confronto critico e costruttivo con le diverse realtà economiche per introdurre innovazione e generare valore a riduzione della sperequazione.

Cultura del Passato: l’attenzione alla tutela e valorizzazione del passato per generare valore per il futuro; la comprensione del valore del nostro patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico come guida nella generazione della volontà di rispettosa Cultura del futuro.

Cultura del Digitale: la considerazione della centralità del digitale per il cittadino, motore di sviluppo democratico, e media di esportazione della cultura verso il mondo non solo virtuale”.

(per maggiori approfondimenti fonte: www.massimobray.it)

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