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Macedonia, la strada verso l’Ue

CONFERENZA SIOI – Frattini sigla un memorandum d’intesa con il neo-rieletto presidente della Repubblica di Macedonia, Gjorge Ivanov, per la formazione di funzionari e diplomatici del Paese balcanico – Intanto, a Skopje sale la tensione aspettando il nuovo governo conservatore dopo le elezioni di fine aprile.

Macedonia, la strada verso l’Ue

“L’Unione europea è una grande sfida per la Macedonia, che da molti anni è candidata all’adesione. Finora l’avvio dei negoziati è stato impedito da un problema politico, non certo burocratico, ma – come ho affermato spesso quando ero prima vicepresidente della Commissione Ue, poi ministro degli Esteri – non potremo considerare terminato il processo europeo di unificazione finché tutti i Paesi dei Balcani non saranno entrati a far parte della famiglia europea”. Lo ha detto oggi a Roma Franco Frattini, numero uno della Società italiana per l’organizzazione internazionale, firmando un memorandum d’intesa con Gjorge Ivanov, neo-rieletto presidente della Repubblica di Macedonia. L’accordo prevede lo sviluppo d’iniziative congiunte volte alla formazione di funzionari e diplomatici del Paese balcanico da parte della Sioi.

Nel ricordare che dal primo luglio inizierà il semestre di presidenza italiano dell’Unione europea, Frattini ha sottolineato che “tutti i governi del nostro Paese hanno sempre affermato la necessità di aprire le porte dell’Ue a Paesi come la Macedonia, capaci di raggiungere risultati importanti non solo nei rapporti con l’Italia, ma anche nell’ambito dell’Onu e della Nato”.

IL QUADRO POLITICO MACEDONE

A fine aprile Ivanov, sostenuto dal partito conservatore Vmro-Dpmne, ha vinto con largo margine il ballottaggio contro il candidato socialdemocratico Stevo Pendarovski, assicurandosi un secondo mandato. 

Insieme alle presidenziali, i macedoni hanno votato anche per le elezioni politiche, le terze negli ultimi sei anni. Dalle urne è uscito vincitore proprio Vmro-Dpmne, che si è confermato primo partito Paese con il 42% delle preferenze, ovvero 61 seggi parlamentari su 123, solo uno sotto la soglia della maggioranza assoluta. Lunedì scorso il premier uscente, Nikola Gruevski, ha ottenuto da Ivanov un nuovo mandato per la formazione dell’Esecutivo e nei prossimi 20 giorni dovrà mettere a punto la lista dei ministri, oltre a redigere il programma di governo.

Intanto, l’opposizione socialdemocratica di Sdsm (che ha ottenuto il 24,9% dei voti) non riconosce la legittimità delle elezioni (sia politiche sia presidenziali) e boicotta il Parlamento. Una protesta legata a presunti brogli da parte della Vmro-Dpmne, accusata di varie scorrettezze, dall’acquisto dei voti a diverse forme di pressione e intimidazione. Episodi che però si sarebbero verificati nei mesi che hanno preceduto le consultazioni, dal momento che, secondo gli osservatori internazionali guidati dall’Osce, le elezioni hanno rispettato i parametri richiesti di equità e correttezza. 

Sul versante della maggioranza, secondo l’Accordo di Maggio del 2007 il governo deve essere sempre composto dai partiti macedone ed albanese che hanno ottenuto  più voti nei rispettivi distretti. La regola è stata rispettata sia nelle elezioni del 2008 sia in quelle del 2011 e, se andrà così anche stavolta, Vmro-Dpmne formerà un nuovo esecutivo con l’alleato storico Dui (Unione democratica per l’Integrazione), che alle elezioni si è piazzato al terzo posto con il 13,48% dei voti. 

Circa un quarto dei 2,1 milioni di abitanti della Macedonia sono di etnia albanese e nel 2001 fra i due gruppi è scoppiato un breve conflitto che ha richiesto l’intervento di un contingente di monitoraggio della Nato.

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