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L’oro crolla e le Borse temono che la Fed anticipi il tapering

Non basta l’annuncio della Fed di non toccare i tassi fino al 2023 perchè i mercati pensano che prima arrivi il tapering – Intanto oro e materie prime arretrano fortemente

L’oro crolla e le Borse temono che la Fed anticipi il tapering

Corre il dollaro, crolla l’oro e sul secondario italiano si amplia lo spread con il decennale tedesco, tornando oltre la soglia psicologica dei 100 punti. Sono gli effetti della Fed, a quasi 24 ore dall’attesissima conferenza stampa di Jerome Powell, dopo due giorni di riunione di politica monetaria. Il cambio di tono, le previsioni rialziste e la possibilità di due interventi sui tassi nel 2023 da parte della banca centrale Usa  si fanno sentire anche oggi, mentre si rafforza sull’azionario il timore di un avvio di tapering prima del previsto e le banche, gagliarde nella mattinata europea, perdono mordente nel corso degli ultimi scambi.

A fine giornata i listini continentali chiudono contrastati. Londra cede lo 0,42%, sotto il peso del ribasso dei titoli minerari, mentre il paese continua a fare i conti con la crescita dei contagi da Covid dovuta alla variante Delta. Francoforte +0,09%, Parigi +0,21%; Amsterdam +0,19%; Madrid -0,1%. Milano è in maglia nera -0,21%, 25.713 punti. Agli acquisti su Ferrari +1,92%, Amplifon +1,82%, Stm +1,19%, Nexi +1,04%, fanno da contraltare le vendite su utility, industriali, petroliferi. Archiviano la seduta in rosso: Tenaris -2,24%; Saipem -1,88%; Prsymian -1,82%; Enel -1,63%. Le banche si sgonfiano alla fine: la migliore è Unicredit +0,27%. Pesa forse anche il fatto che oggi i ministri finanziari dell’area euro hanno fatto un buco nell’acqua sull’unione bancaria: a quanto pare non saranno in grado di raggiungere un accordo per “cementare” i progressi compiuti nel negoziato e neppure per definire “un piano di lavoro graduale con le scadenze su tutti gli elementi in sospesi necessari per completare l’unione”.  In una giornata incerta debutta con i fuochi d’artificio Aton Green Storage su Aim Italia. Il titolo del gruppo che opera nel mercato dell’ingegnerizzazione e produzione di sistemi di accumulo di energia per impianti fotovoltaici è il migliore di Piazza Affari chiude con un rialzo teorico del 59,50%.

Si ferma in rosso il mercato dei titoli di Stato: lo spread fra Btp 10 anni e Bund di pari durata risale a 101 punti base (+3,31%)  e il tasso del Btp cresce a +0,77%.

A New York, dopo un avvio prudente, il Nasdaq sta accelerando e guadagna oltre un punto percentuale, mentre il Dow Jones cede lo 0,56% e lo S&P500 è piattp. Si segnala il crollo del titolo Curevac a Wall Street e a Francoforte, dopo che l’omonimo laboratorio tedesco ha detto che il suo vaccino ha mostrato solo il 47% di efficacia.

Fra i dati macroeconomici attesi si registra il sorprendente aumento delle richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione, salite di 37.000 unità a 412.000, dopo i minimi toccati da inizio pandemia delle scorse settimane. Un segnale in controtendenza rispetto alla ripresa? Tenendo conto che il lavoro è diventato la stella polare della Fed ci sarebbe da dire che il clima si è leggermente raffreddato. In ogni caso il tasso dei T-Bond è in calo, dopo la risalita di ieri e i prezzi sono in aumento.

Nel complesso i mercati appaiono nervosi. Secondo gli analisti di Mps Capital Services la Fed ha dato “una scossa, aumentando le aspettative che l’Istituto a breve possa iniziare a rimuovere le misure di stimolo”. E anche se il governatore Powell ha provato a stemperare i segnali emersi, ‘il messaggio giunto al mercato dalla riunione è di una Fed che sta preparando il campo per la rimozione delle misure di stimolo a partire dal Qe”. Tanto che lo stesso numero uno della banca centrale Usa ha definito la riunione come “l’inizio della discussione sulla discussione del tapering”. In sintesi, il summit della Federal Reserve ‘ha dato il via al processo di normalizzazione della politica monetaria accomodante, con l’elemento del mercato del lavoro che per ora è quello mancante per accelerare tale processo”.

Intanto, in Europa, Eurostat ha confermato che lo scorso maggio il tasso d’inflazione nei Paesi dell’Eurozona è salito al 2% rispetto all’1,6% di aprile e allo 0,1 di maggio 2020. Nell’insieme Ue l’inflazione è salita al 2,3% contro il 2% di aprile e lo 0,6% di un anno fa.

In questo contesto si rafforza il dollaro e l’euro perde terreno, con il cross che scivola a 1,192 (-0,6%). Il ruggente biglietto verde pesa sulle materie prime. Crollano i metalli. L’oro spot perde il 2,21% e tratta intorno 1772 dollari l’oncia.  Fanno peggio i future, con il contratto agosto 2021 in calo quasi del 5%.

Mette la retromarcia anche il petrolio: Brent -1,65%, 73,16 dollari al barile; Wti -1,5% 71,05 dollari.

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