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Lo strappo di Monti: verso il voto a febbraio

Il presidente del Consiglio non ci sta a galleggiare, mette in chiaro le responsabilità del Pdl e preannuncia a Napolitano le dimissioni dopo il voto sulla legge di stabilità – Apprezzamento di Casini e Bersani, mentre il professore non esclude ingressi in politica, osservando: “Ora sono più libero”.

Lo strappo di Monti: verso il voto a febbraio

Alla fine la spina l’ha staccata proprio Mario Monti. Il quale ha spiegato al presidente della Repubblica che, subito dopo l’approvazione della legge di stabilità, e, quindi evitando il ricorso all’esercizio provvisorio, formalizzerà le sue dimissioni. Napolitano, a sua volta ha espresso “comprensione” per la decisione presa dal presidente del Consiglio. A questo punto sembra sempre più probabile che si voti a febbraio, oltre che per le regionali, anche per le politiche. Al tempo stesso non è affatto escluso che il presidente del Consiglio possa anche partecipare in prima persona alle elezioni. “Ora sono più libero”, ha detto al direttore del Corriere della sera Ferruccio de Bortoli.

Al capo dello Stato Monti ha spiegato che da Alfano è arrivato “un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del governo e della sua linea di azione”, con una decisione che “lede la mia persona e il mio governo”. Come si vede parole molto ferme che attribuiscono per intero al Pdl, ad Alfano e implicitamente a Berlusconi la responsabilità di quanto accaduto. Altrettanto duro era stato Monti in alcune dichiarazioni fatte a Cannes a proposito del pericoloso affacciarsi di derive populiste in Europa e in Italia. Nel comunicato del Quirinale  ci si riferisce poi ad un’ulteriore verifica da condurre tra le forze politiche, accertando “se intendano assumersi la responsabilità di provocare l’esercizio provvisorio, rendendo anche più grave le conseguenze di una crisi di governo anche a livello europeo”.

Quella di Monti è stata una mossa politica, molto più che tecnica, probabilmente inaspettata dallo stesso presidente della Repubblica. Giocando di anticipo e rifiutando un periodo di galleggiamento, il professore della Bocconi da un lato ha messo allo scoperto la strategia e la grave responsabilità che si è assunto il Pdl, dopo l’annunciato ritorno in campo di Berlusconi, e dall’altro ha fatto capire che lui è tutt’altro che estraneo alla futura evoluzione del quadro politico. Nei prossimi giorni Monti potrebbe incontrare le forze politiche e della società civile che lo hanno sostenuto. Così come è chiaro che resta a disposizione della Repubblica, come personalità di garanzia, a questo punto soprattutto politica, nelle forme e nei modi che potranno determinarsi. Del resto tra i primi atti della nuova Legislatura ci sarà la scelta del nuovo presidente della Repubblica.

A questo punto va notato che proprio poco prima del colloquio tra Monti e Napolitano Luca Cordero di Montezemolo aveva osservato che, senza una diretta partecipazione di Monti, era più difficile prevedere la formazione di una lista che facesse capo alla società civile. Intanto il leader del Pd Bersani ha parlato a proposito della scelta del presidente del Consiglio di “atto di dignità che rispettiamo profondamente”, mentre Casini ha aggiunto che “chi voleva costringere Monti a galleggiare ora è servito”. Infine, mentre Maroni e la Lega esultano, Alfano conferma la disponibilità del pdl a far passare la legge di stabilità “stringendo i tempi”.

Ma su Alfano arriva l’ennesimo segnale di fuoco amico, proprio dal rientrante in campo Berlusconi. Il quale, da una zona adiacente agli spogliatoi del Milan, prima spiega che è tornato “per vincere”, poi che il suo ritorno a gareggiare per palazzo Chigi è stato un atto di responsabilità, visto che nonostante le approfondite ricerche, non si è trovato nessuno (“ghe n’è minga”) che fosse all’altezza del Berlusconi del ’94. Intanto il Cavaliere di dedica a preparare le liste elettorali, puntando sulle amazzoni e su un gruppo di imprenditori, tipo Briatore e Samorì.

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