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L’Italia di oggi? Vecchia, senza giovani e rassegnata: la fotografia del Censis di un Paese in declino

Il rapporto 2023 del Censis descrive una popolazione sempre più rassegnata (l’80%) a un irrimediabile declino: un’Italia più povera, più vecchia e alla ricerca di piaceri consolatori

L’Italia di oggi? Vecchia, senza giovani e rassegnata: la fotografia del Censis di un Paese in declino

Vecchi, senza giovani, impauriti e inerti come sonnambuli: sono gli italiani di oggi e del futuro secondo il Rapporto 2023 del Censis. Una importante occasione per cogliere i contorni della situazione sociale che stiamo affrontando. “Il Paese delle mille meraviglie, se ammirato dall’alto delle lussuose terrazze cittadine, degli strapiombi sul mare, delle colline e delle cime più elevate. Ignorando quanto sia invischiato in tutte le sue arretratezze, se praticato dal basso”. Lo studio definisce gli italiani un popolo di sonnambuli, sprofondati in un sonno che li rende “ciechi di dinanzi ai presagi” ed intrappolati all’interno “dell’ipertofria emotiva” dominata da una paura paralizzante e “alla ricerca pacata di piaceri consolatori”.

Le “mille” paure degli italiani

Cosa vuol dire? Al giorno d’oggi per gli italiani tutto è emergenza, ma alla fine nulla li smuove, piegati da un profondo senso di rassegnazione e impotenza. L’84% degli italiani è impaurito dal clima impazzito, il 73,4% teme per il futuro del Paese per i suoi problemi strutturali, il 73% è convinto che per via degli sconvolgimenti globali arriveranno in Italia sempre più migranti e non sapremo come gestirli. Ma ancora: il 53% teme il collasso finanziario dello Stato, il 59,9% che scoppierà una guerra mondiale e il 59,2% è convinto che non siamo in grado di proteggersi da attacchi terroristici. Altre angosce bussano alla porta degli italiani: il 73,8% ha paura che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni e il 69,2% pensa che non tutti potranno curarsi, perché la sanità pubblica non riuscirà a garantire prestazioni adeguate. Infine, e nel complesso, l’80,1% (l’84,1% tra i giovani) è convinto che viviamo in un Paese irrimediabilmente in declino, sul quale non vale la pena scommettere. Ma a fronte di tutto questo l’istituto di ricerca rileva: “Tutto è emergenza: quindi, nessuna lo è veramente”.

Il collasso demografico

Al centro dello studio il crollo demografico italiano. Nel 2050 l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti, ovvero la somma di due città come Roma e Milano. Spariranno 3,7 milioni di persone under 35 anni e, al tempo stesso, aumenteranno di 4,6 milioni gli over 65, di cui 1,6 milioni con più di 85 anni. Un ciclo che non sarà più impossibile invertire, perché le madri dei futuri giovani del futuro dovrebbero metterli al mondo adesso, mentre le donne di età feconda sono scese a 11,6 milioni e nel 2050 saranno scese sotto i 10 milioni. Nel 2040 le coppie con figli diminuiranno fino a diventare appena una su quattro.

Il rallentamento della crescita

Nel 2050 saremo sempre di più “un Paese per vecchi”. Questo avrà impatti seri sulla nostra economia, sul sistema produttivo. Che già oggi certifica una nuova fase di incertezza, con il segno negativo davanti alla variazione del Pil nel secondo semestre dell’anno (-0,4%), la stagnazione dell’economia registrata nel terzo trimestre e la riduzione dell’1,7% degli investimenti fissi lordi. Peraltro, ancora non incorpora gli effetti del conflitto tra Israele e Hamas.

Altra nota positiva, più o meno, l’occupazione. Abbiamo toccato il record tra il 2021 e il 2022: il 2,4% in più. E anche quest’anno continua la ripresa: nel primo semestre del 2023 si registra il più alto numero di occupati di sempre, oltre 23.449.000 (+2%). Il dato più elevato di sempre. Eppure, il sistema produttivo lamenta la carenza di manodopera e di figure professionali qualificate. Nonostante ciò, l’Italia rimane fanalino di coda dell’Ue: il nostro tasso di disoccupazione è al 60,1%, mentre la media Ue è al 69,8%.

L’onda lunga delle rivendicazioni dei diritti civili

Neanche turismo, export e industria ricettiva danno più soddisfazione. C’è invece un settore dell’Italia, sorprendentemente, sveglio: quello dei diritti civili. Ciò che emerge dallo studio è una grossa distanza tra opinione pubblica e politica: il 74% degli italiani è favorevole all’eutanasia, il 70,3% dice si all’adozione per single e il 54,3% per le coppie omosessuali. Il 65,6% si schiera a favore del matrimonio egualitario tra persone dello stesso sesso e ben il 72,5 % a favore dello ius soli. Soltanto la gravidanza per altri viene approvata da una minoranza al di sotto del 50%: il 34,4%.

Continua la fuga all’estero

Siamo e rimaniamo un paese di emigranti. Il Censis rileva che quasi 6 milioni di italiani oggi sono residenti all’estero, pari a più del 10% della popolazione globale. E questi numeri sono superiori a quelli dell’immigrazione: sono infatti 5 milioni gli stranieri residenti in Italia, pari all’8,6% della popolazione. Gli italiani che si sono stabiliti all’estero sono aumentati del 36,7% nell’ultimo decennio, ovvero sono quasi 1,6 milioni in più. Ad espatriare di più sono i giovani tra i 18 e i 34 anni, 36.125 nell’ultimo anno.

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