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Liberalizzazioni del commercio, prove di retromarcia sugli orari dei negozi

Il deputato Pd Angelo Senaldi ha presentato un progetto di legge finalizzato a introdurre almeno 12 giorni di chiusura annuali per gli esercenti – Un ritorno al passato, dunque, rispetto alla svolta liberalizzatrice introdotta dal Governo Monti – Il plauso di Forza Italia e M5S, ma Renzi che cosa ne pensa?

Liberalizzazioni del commercio, prove di retromarcia sugli orari dei negozi

Gli orari dei negozi e la loro apertura anche la domenica continuanoa far discutere. Ma adesso il rischio di tornare indietro si fa più vicino. Angelo Senaldi, deputato Pd e relatore in Commissione attività produttive, sta tentando di smontare uno dei provvedimenti di liberalizzazione del mercato introdotti dal Governo Monti: la totale deregolamentazione degli orari e giorni di apertura delle attività commerciali. 

Senaldi ha presentato un progetto di legge finalizzato a introdurre almeno 12 giorni di chiusura annuali per gli esercenti. Segnando un passo indietro rispetto alla “svolta liberalizzatrice” che l’esecutivo di salvezza nazionale introdusse nel 2012, non senza destare le ovvie polemiche dei piccoli commercianti. Un disegno di legge nell’ordinamento italiano ha non certo grandi possibilità di sopravvivere alla legislatura. Ma intanto il vicepresidente di Confcommercio, Lino Stoppani, esulta e inneggia beffardo alla regolamentazione: “Le liberalizzazioni garantiscono efficienza economica ma creano disagio sociale: la totale deregulation non va”.

Confcommercio è uno dei principali baluardi dei piccoli esercenti, che avranno certo investito tempo e denari per imbastire questa attività di lobbying finalizzata a combattere i mulini a vento: quella grande distribuzione che non abbassa mai le serrande, quella grande distribuzione che i piccoli negozianti vorrebbero rallentare a ridosso delle festività, quando ormai gran parte della clientela si riversa nei centri commerciali “svuotando” il negozio tradizionale.

Certo, una de-liberalizzazione di questo tipo non avrà alcuna ripercussione sul Pil. E modesta sarà certamente l’inefficienza aggiuntiva che graverà sul sistema economico, qualora il ddl venisse convertito in legge.

Ma non è questo il punto. Ciò che brucia è la riconferma di un Paese che non vuole maturare, di un vasto settore della nostra economia – quello dei piccoli commercianti che lo storico Paul Ginsborg lucidamente analizza – che persevera nel più bieco conservativismo dopo decenni di permissivismo ed evasione fiscale garantita senza eccezioni dalla classe politica.
Mentre non stupisce che Forza Italia e il Movimento 5 Stelle siano favorevoli alla retromarcia, fa riflettere che – secondo quanto riporta il Corsera – lo stesso Ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, appoggerebbe il ritorno delle chiusure obbligatorie.

Cosa ne pensa Renzi? E’ il provvedimento in linea con la ventata riformatrice da lui promessa? La carabina è pronta ancora una volta a fare scempio del libero mercato che in questo caso, intendiamoci, non è quello dei subprime. C’è da augurarsi che non faccia centro.

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