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Le cinque “i” dei pagamenti elettronici italiani

Lo sviluppo dei pagamenti elettronici e la riduzione dell’uso del contante (a partire dall’eliminazione delle banconote da 500 euro) sono uno degli effetti attesi della trasformazione digitale dell’Italia ma finora i fattori incentivanti non sono riusciti ad imporsi su quelli limitanti: ecco quali sono.

Le cinque “i” dei pagamenti elettronici italiani

Il tema della trasformazione digitale è tra gli assi portanti della politica industriale del governo per il rinnovamento tanto delle infrastrutture tecnologiche del paese quanto della pubblica amministrazione.

Uno degli effetti attesi dalla trasformazione digitale della società italiana riguarda i pagamenti, vale a dire la riduzione delle transazioni in contante a favore di quelle elettroniche. Il ritardo accumulato rispetto alle altre economie europee vale alcuni punti di Pil, in termini di minor gettito fiscale (in 190 mld è stimata l’evasione fiscale annua, escludendo le attività illecite) e di costi impliciti nella gestione delle banconote, stimati in circa 10 mld di euro annui.

Vi sono segnali che un’eventuale Disclosure 2 possa affrontare il problema dell’economia sommersa anche con provvedimenti che abbiano a che fare con i pagamenti, a cominciare dalla eliminazione delle banconote da 500 euro, la cui produzione è già stata interrotta a livello europeo.

Ma il tema di come promuovere lo sviluppo di una moderna industria dei pagamenti elettronici italiana subisce ancora, dal lato dell’offerta, non pochi condizionamenti, in quanto i fattori incentivanti non sono finora riusciti a prendere il sopravvento su quelli limitanti.

Proviamo a descriverli utilizzando cinque termini, i quali possono essere facilmente memorizzati, in quanto iniziano tutti con la lettera “i”: cominciano da quelli limitanti.

Irrilevanza

In Italia il volume annuo di transazioni Sepa compliant (bonifici, addebiti diretti, carte di pagamento) ammonta a poco più di 3 miliardi, contro i 20 miliardi ciascuno di Francia, Regno Unito e Germania.

Ne consegue che nel contesto normativo europeo il mercato italiano è chiamato a sopportare gli stessi costi di compliance di questi paesi, con effetti a nostro totale svantaggio. Le Authority nazionali incaricate della sorveglianza del settore sono chiamate a calibrare costantemente proporzionalità e gradualità delle norme, per non soffocare gli sforzi di riallineamento dell’industria ai livelli europei.

Ineguaglianze

Il cosiddetto playing field tra banche, Poste, istituti di pagamento, telco, imel è lontano dall’essere livellato, dato che i Payment Service Provider diversi dalle banche non possono accedere a sistemi di clearing e settlement e sono ancora in vigore normative, in specie dal lato fiscale, che discriminano gli operatori sotto il profilo soggettivo, non essendo ancora recepito il carattere oggettivo delle transazioni Sepa. 

Sussiste quindi la necessità di rimuovere una volta per tutte, da parte del legislatore, queste limitazioni, per aumentare la concorrenza tra operatori e scoraggiare, con determinazione, alcune peculiarità nazionali, quali bollettini postali e ricevute bancarie, che non riceveranno mai il riconoscimento di standard europeo.

Passiamo ai fattori abilitanti.

Inclusione

Si stima che nel nostro paese 10 milioni di persone adulte siano senza rapporti bancari, in parte per effetto della crisi economica, in parte per la disaffezione derivante dai default bancari in corso. Inoltre, i costi di tenuta del conto corrente bancario sono tornati a salire e i rendimenti si sono praticamente azzerati, per l’abbondante liquidità generata dalle politiche della BCE.

Una risposta a questa condizione può scaturire dalla diffusione di conti di pagamento, contratto individuato anche a livello europeo per favorire l’inclusione finanziaria della popolazione mediante un rapporto di base. Nelle esperienze note, esso si dimostra economicamente più conveniente per effettuare incassi e pagamenti Sepa compliant e può essere mobilitato via carta, internet e mobile.

Conterrà crescenti quantità di sicurezza, soprattutto nelle transazioni via internet, in risposta agli obblighi normativi europei recepiti da poco nel nostro ordinamento.

Campagne di offerta da parte di intermediari del settore, accompagnate da proposte di fidelizzazione rivolte a bacini di utenza omogenei in termini di bisogni di servizi di pagamento (studenti universitari, categorie economiche, professioni, utenti di servizi di market place, etc.), possono aiutare a diffondere rapidamente questo strumento trasparente, sicuro e a basso costo.

Per una maggiore consapevolezza di questa opportunità, possono essere utili Campagne Pubblicità Progresso del Governo e l’inserimento della materia dei pagamenti in progetti di Educazione finanziaria per cogliere i benefici della standardizzazione europea in termini di funzionalità, economicità e sicurezza.

Innovazione Tecnologica

La tecnologia è fattore abilitante per eccellenza, perché consente di allinearsi alle tendenze innovative, contando anche su “effetti dimostrazione e imitazione” degli utenti. La tecnologia come moda è ormai entrata nella psicologia del consumatore, ma non è detto che in via automatica essa produca gli effetti desiderati in termini di  diffusione di pagamenti elettronici.

La più recente tendenza fa riferimento agli “instant payments”, da rendere fruibili mediante piattaforme che azzerano il giorno lavorativo di regolamento previsto dalle attuali transazioni Sepa. Secondo la definizione dell’Euro Retail Payments Board, facente capo alla BCE, i bonifici instant Sepa sono “soluzioni elettroniche di pagamento retail disponibili 24 ore al giorno, sette giorni su sette, tutto l’anno che consentono il pressoché immediato clearing interbancario della transazione con accredito sul conto del beneficiario e conferma al pagatore, entro pochi secondi dall’ordine di pagamento. Questo risultato non sarà influenzato né dallo strumento di pagamento utilizzato (bonifico o carta), né dalle procedure sottostanti di compensazione interbancaria e di regolamento che lo rendono possibile”. Esse si svolgeranno direttamente tra detentori di conti di pagamento.

Potremmo allargare il tema ad altre tecnologie, agli albori o più note ma da noi ancora a diffusione limitata, spesso indicate come innovazioni in grado di farci colmare le nostre arretratezze, con effetto da “big bang”. Può essere rischioso coltivare questa posizione, senza accompagnarla ad altre proposte incentivanti.

Incentivi

Dobbiamo chiarire subito che non ci riferiamo a incentivi pubblici. Ovviamente concordiamo che nelle modalità di pagamento dei servizi pubblici da parte dei cittadini una spinta determinante non possa che venire dall’ammodernamento dei processi della Pubblica amministrazione.

Ci riferiamo invece al fatto che, in un’economia di mercato, un’industria nascente deve saper produrre fattori auto incentivanti del proprio business.

La prima riflessione va al sistema bancario, che, in tutte le articolazioni dimensionali, registra un insufficiente apporto reddituale della componente economica attinente ai servizi di pagamento. La qual cosa dovrebbe portare a più massicci investimenti volti a stimolare questo mercato.

La seconda osservazione muove invece nella direzione di considerare i servizi di pagamento evoluti come elemento portante per sviluppare nuove relazioni economico/sociali, con ritorni economici e dinamiche positivi per la crescita.

Il riferimento è alla relazione tra Smart payments (a mezzo strumenti mobile), Smart services (e-commerce, e-government, social innovation) e Smart communities (gli Smart services producono bacini di utenti, accomunati da interessi similari, in potenziale continua espansione).

La promozione di Smart communities e dei relativi benefici è una grande opportunità per il local banking e per altri fornitori di servizi di pagamento, come istituti di pagamento e outsourcer informatici. Le telco stanno intravvedendo opportunità rilevanti in questo campo.

Questa possibile direttrice di sviluppo non è di difficile realizzazione, in quanto la tecnologia digitale, mediante la creazione di apposite piattaforme, consente di contabilizzare relazioni tra i membri delle communities, che generano valore e di gestire meccanismi di redistribuzione di quel valore, quali il cash back, il value back, il couponing e il ticketing, che consistono nella restituzione ai partecipanti a questi circuiti di premi e altri vantaggi.

Sono modalità incentivanti ancora in fase embrionale, che non implicano soltanto convenienze economiche, ma una serie di relazioni tra stakeholders, quali esercenti, associazioni di categoria, università, service provider, banche locali, istituti di pagamento, enti per la promozione turistica, centri assistenziali e comuni cittadini, fino a promuovere nuove forme di coesione socio/economica.

Costruire infrastrutture tecnologiche per Smart communities territoriali è già una frontiera da esplorare con sistematicità in paesi a noi vicini e il contesto della sharing economy che si va formando nel contesto regolamentare europeo sarà di sicuro aiuto.

A nostro parere, quindi, la sintesi tra innovazione tecnologica e forme di incentivo come quelle descritte può essere il vero fattore abilitante, in cui lo sviluppo dei pagamenti evoluti diviene un gioco multi players attraverso le potenzialità di nuove interazioni, con l’effettiva prospettiva di aumentare volumi e valore delle transazioni.

Sul terreno di un rinnovato presidio del territorio, incentrato sul rapporto tra tecnologia e business, la capillarità dei servizi di pagamento rappresenta dunque il naturale collante per una socialità orientata verso nuovi schemi di relazioni. Attivare questo nuovo modello, al tempo stesso reale e virtuale, può rappresentare una via da percorrere nel lungo viaggio di avvicinamento ai paesi europei nostri concorrenti in materia di pagamenti evoluti.

*Cabel per i pagamenti, Istituto di pagamento – Testo ricavato dall’intervento al Digital & Payment Summit, Università Luiss, Roma 14 giugno 2016

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