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Le Borse recuperano anche se l’inflazione Usa cala meno del previsto: Milano leader in Europa con le banche

Banche sugli scudi a Piazza Affari che è la miglior Borsa d’Europa – Boom di Unicredit – Rimbalza anche Wall Street ma non il Nasdaq

Le Borse recuperano anche se l’inflazione Usa cala meno del previsto: Milano leader in Europa con le banche

Finale di partita in netto rialzo per le Borse europee, nonostante l’inflazione di aprile degli Stati Uniti, più alta delle attese, abbia mandato in tilt i mercati continentali per breve tempo e indotto un avvio incerto a Wall Street. L’incostanza però è ormai la costante del periodo e dopo uno sbandamento i listini europei hanno ricominciato a correre senza badare troppo alla volatilità oltreoceano. I principali indici di New York sono invece ancora in cerca di una direzione precisa. Sale il Dow Jones, scende il Nasdaq, appesantito dalle vendite sulle big tech.

Piazza Affari regina in Europa

Piazza Affari chiude regina in Europa, con un balzo del 2,84% e risale a 23.724 punti base, grazie al settore finanziario, fremente dopo il buy back annunciato da Unicredit (+10,79%) e a seguito delle indiscrezioni sul futuro di Generali (+0,28%), che riaccendono speculazioni sul Risiko bancario.

Si apprezzano in modo deciso anche Parigi +2,5%, Francoforte +2,15%, Amsterdam +1,94%, Madrid +2,15% e Londra +1,44%. A dare tono agli altri listini sono stati i settori minerario, automobilistico, viaggi e tempo libero. Tra i titoli in evidenza Swedish Match (+8,95%), società di tabacco svedese, con l’annuncio di un’offerta raccomandata in contanti di Philip Morris (+3,96%) per circa 161,2 miliardi di corone (pari a 16 miliardi di dollari).

Calma sui titoli di Stato della zona euro

Partiamo dal dato sui prezzi al consumo negli Usa nel mese di aprile, che sono aumentati dello 0,3% rispetto a marzo (attese +0,2%) e dell’8,3% su base annua da +8,5% di marzo. Si nota quindi un rallentamento, che può far pensare che si sia raggiunto il picco, ma il dato è superiore alle attese degli analisti che stimavano una crescita dell’8,1%.

Il fatto che l’inflazione si confermi ai massimi da 40 anni e che possa indurre la Fed ad accelerare verso una politica maggiormente restrittiva non ha scosso però più di tanto l’obbligazionario. Il Treasury decennale mostra un rendimento al 2,97%, in leggero calo dalla chiusura di ieri.

Anche nell’area euro i tassi sono scesi leggermente, sebbene Christine Lagarde abbia confermato un probabile intervento da parte delle Bce a luglio: la banca centrale – ha detto la presidente – terminerà probabilmente il programma di stimolo di acquisto dei bond all’inizio del terzo trimestre 2022 e poche settimane dopo potrà eventualmente aumentare i tassi.

In questo contesto arretra oltre ogni immaginazione lo spread tra decennale italiano e tedesco che chiude a 190 punti base, con un calo del 5,72%. Il rendimento del Btp torna sotto il 3% a +2,08%, mentre quello del Bund si ferma all’1%.

Sul primario torna positivo anche il tasso del Bot a un anno per la prima volta da giugno del 2020. Nell’asta odierna del Tesoro il rendimento del titolo italiano a 12 mesi è salito a 0,121% da -0,105% del collocamento di aprile. Assegnato il massimo importo prefissato di 6,5 miliardi a fronte di una domanda che ha superato i 9,73 miliardi di euro.

Euro in leggero recupero contro dollaro, ma Amundi prevede la parità nel giro di sei mesi

Oggi l’euro compie qualche timido passo avanti contro il dollaro, ma il cambio non si discosta molto da dove si è inchiodato nelle ultime settimane, vale a dire 1,05. Il Financial Times riferisce che, secondo Amundi, la moneta unica è destinata alla parità contro il biglietto verde nel giro di sei mesi. A dirlo è Vincent Mortier, capo degli investimenti del colosso francese, secondo cui la priorità della Bce resterà quella di tenere sotto controllo i rendimenti sovrani, piuttosto che l’inflazione. Diversamente la Fed accelererà la sua corsa in avanti in senso restrittivo e sarà questo gap a produrre un effetto svalutazione dell’euro rispetto al dollaro.

Corre il petrolio, spinto dalla Cina

Ritornano intensi gli acquisti sui future del petrolio (Brent +5%, 107,6 dollari al barile) in attesa che la Ue stabilisca l’embargo contro le forniture russe, ma soprattutto grazie a notizie positive provenienti dalla Cina, che hanno aiutato anche le borse asiatiche.

In particolare, i funzionari di Shanghai hanno affermato che metà della città ha raggiunto lo status di “zero COVID”, mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che sta valutando l’eliminazione dei dazi dell’era Trump.

Inoltre, l’inflazione non morde nel Celeste Impero, come fa nel resto del mondo e questo, secondo Jeffrey Halley, analista di mercato senior di Oanda, offre al governo cinese spazio per scatenare qualche succoso stimolo.

A Milano boom di scambi su Unicredit

Tutti pazzi per Unicredit in Piazza Affari, dove si è registrato un boom di scambi (oltre 40 milioni di titoli, contro una media di 23 milioni a seduta negli ultimi 30 giorni). I titoli della banca sono partiti al rialzo fin dalla mattinata, spinti dall’annuncio di un piano di riacquisto azioni proprie per un importo massimo di 1,58 miliardi di euro e, in ogni caso, di non oltre 215 milioni di azioni, pari al 9,84% del capitale agli attuali corsi di Borsa.

A dare sprint al titolo hanno contribuito però anche le indiscrezioni relative a Mediobanca (+0,43%), stimolanti per l’intero settore finanziario. Secondo il Sole 24 ore Piazzetta Cuccia avrebbe sul tavolo un dossier che prevede l’uscita da Generali, a favore di un’operazione nel risparmio gestito con tre potenziali target: Banca Mediolanum (+4,51%), Banca Generali +(+6,32%) e Azimut (+3,43%).  Un piano che, secondo il quotidiano, riporterebbe la pace tra gli azionisti dopo la battaglia andata in scena sul Leone di Trieste. Intanto, Mediobanca ha presentato la trimestrale con un utile netto nei 9 mesi di 716 mln, oltre le attese, mentre l’ad Alberto Nagel ha gettato acqua sul fuoco delle notizie: Generali, ha detto “svolge un compito importante per Mediobanca perché è un rischio decorrelato a quello bancario. Siamo molto soddisfatti di questo tipo di esposizione anche nello scenario a venire”. Ma ha aggiunto: “Questo non vuol dire che non monitoriamo sempre se ci sono opportunità” di consolidamento, per finanziare le quali sarebbe ipotizzabile anche ridurre la quota in Generali. “Oggi non ci sono colloqui in corso e non ci sono dossier aperti. Siamo felici e contenti del contributo” di Generali “e quindi per cambiare status quo dobbiamo avere opzioni concrete e altrettanto valide per prendere una decisione diversa”.

Gli acquisti si sono spalmati inoltre anche sugli altri titoli bancari, come Intesa, +4,21%; Bper +3,6%, Banco Bpm +3,48%.

In spolvero Cnh, +4,54%, mentre le notizie provenienti dalla Cina hanno dato una mano al lusso: Moncler +4,39% e, fuori dal paniere principale, si è presa una rivincita Ferragamo (+10,08%) in scia all’ambizioso piano di rilancio annunciato ieri dal nuovo Ceo e che ha colpito positivamente gli analisti, “anche se – osserva Reuters – non mancano perplessità sull’effettiva realizzazione”.

Tra le poche blue chip in calo c’è Recordati, -0,94%, all’indomani di una trimestrale in linea con le attese.

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