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L’accordo europeo sul rafforzamento del fondo salva-Stati rilancia le Borse

L’intesa europea sul fondo salva-Stati riporta il sereno sui mercati – Listini azionari tutti positivi e Piazza Affari guadagna lo 0,47% – Banche a corrente alternata ma Bpm in rialzo del 4,6% – Lo spread Btp-Bund scende a quota 330 – Contrastata l’apertura di Wall Street

L’accordo europeo sul rafforzamento del fondo salva-Stati rilancia le Borse

La decisione sul rafforzamento del fondo salva-Stati scalda gli animi. A dettagli definiti dai ministri finanziari della zona euro, è lite tra il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker e della ministra austriaca delle Finanze, Maria Fekter. La quale, poco prima della fine della riunione, è uscita per svelare ai giornalisti le decisioni sul fondo salva–Stati. Una mossa che ha irritato Juncker al punto da far saltare la conferenza stampa congiunta con il commissario Ue Olli Rehn e il presidente Bce Mario Draghi.

Bisticci a parte quel che conta è che una intesa di compromesso sia stata raggiunta: la capacità del fondo sarà portata a 800 miliardi di euro usando i 500 miliardi di dotazione del fondo permanente Esm, attivo da luglio 2012, a cui sono sommati 200 miliardi del fondo temporaneo Efsf, in scadenza a luglio 2013, ma che resteranno disponibili anche successivamente. Si aggiungono poi circa 100 miliardi del fondo di stabilità Ue, già impiegati per i prestiti a Grecia, Irlanda e Portogallo.

Sarà sufficiente? Le piazze europee reagiscono positivamente. Il Ftse Mib torna in positivo e chiude a +0,45% , il Dax a+1,04%, il Cac a +1,26%e il Ftse 100 a +0,46. L’euro quota a 1,3270. Sale anche Madrid dell’1,23%.

Per alcuni si tratta solo di un palliativo, l’Ocse chiedeva 1000 miliardi e i Paesi del G20 probabilmente si attendevano uno sforzo maggiore prima di mettere i loro soldi a salvataggio della Ue.

La crisi in Spagna, che oggi vara la manovra di bilancio, e i timori per nuovi aiuti alla Grecia chiedono un firewall che sappia fugare ogni timore di rischio contagio. Intanto il Portogallo riesce a portare il deficit 2011 al 4,2% del Pil, rispetto al 9,8% del 2010 e al al 5,96% stabilito con la Ue.

Lo spread Btp-bund chiude in discesa a 332 punti dopo un picco giornaliero a 351, secondo i dati di Bloomberg. “Non so quali possano essere le cause dell’allargamento dello spread tra btp italiani e tedeschi, quello che ci dicono i nostri specialisti è che potrebbe essere stata la chiusura dei bilanci trimestrali”, ha commentato il direttore del debito del ministero del Tesoro, Maria Cannata.

Contrastate le banche: scatta Bpm a +4,61%, prima del Ftse Mib, salgono anche Banco Popolare e Ubi. In rosso invece Mps -1,65%, secondo peggior titolo del listino dietro Impregilo, Mediobanca -0,99%, Unicredit – 0,11% e Intesa – 0,37%.Con rialzi sopra il 2% mettono a segno le migliori performance del paniere principale anche Parmalat, Azimut, Mediaset e Saipem. Sotto i riflettori la galassia Premafin (-1,23%) e Fonsai (+4,40%)dopo la pubblicazione dell’accordo con Unipol (-3,26%)

Intanto se in Italia ancora ci si interroga su dove sono finiti i soldi della Bce, è la Germania che festeggia. Secondo una ricerca dell’Ifo in Germania per le aziende ottenere crediti non è mai stato così facile da nove anni a questa parte, proprio grazie al vantaggioso rifinanziamento alla Bce.

Sostegno ai listini arriva da oltreoceano. Sei dati macro sono nel complesso contrastanti sale per il settimo mese consecutivo la fiducia dei consumatori americani a marzo a quota 76,2 punti, sopra le attese degli analisti. Per gli esperti saranno gli States a stupire in positivo nei prossimi mesi: per Goldman Sachs sono in arrivo dati positivi nei mesi a venire e per S&P potrebbe essere il primo trimestre d’anno migliore a Wall Street dal 1998 con un rialzo vicino al 12%. Alla chiusura dei mercati europeoi il Dow Jones sale dello 0,38% e il Nasdaq è in calo dello 0,02%.

Attenzione però, da parte di Moody’s le sorprese sono tutt’altro che positive: secondo il New York Times l’agenzia di rating ha avvertito che entro metà maggio deciderà se tagliare la propria valutazione su 17 società finanziarie globali, fra le quali Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup.

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