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La guerra infuria, la Borsa sale: energia e difesa al centro degli acquisti. Inflazione sotto i riflettori

Prysmian ed Enel al centro degli acquisti, avanza Leonardo. Frena la corsa di petrolio e gas. Mercati cinici? Incidono la minor pressione delle banche centrali e questioni tecniche

La guerra infuria,  la Borsa sale: energia e difesa al centro degli acquisti. Inflazione sotto i riflettori

Il panic selling è già svanito. I mercati, scontato lo scenario più amaro per la democrazia ucraina, guardano al dopo che senz’altro non sarà facile, dopo che ad Est rispunterà una nuova cortina di ferro. Piazza Affari, nel frattempo, recupera posizioni al traino della riscossa del Nasdaq di giovedì. La Borsa di Milano, al pari delle altre Borse europee, avanza in terreno positivo +1,9%, recuperando parte dei crolli della vigilia. A Wall Street, intanto, l’attesa per il dato dell’inflazione in uscita nel pomeriggio ha già sostituito l’emergenza bellica: i future -1,3% segnalano un avvio negativo della seduta.  

In forte ascesa l’indice EuroStoxx 50 +1,5%.  

Sale anche il Dax di Francoforte +1%, mentre trova conferma la contrazione del Pil della Germania- 0,3% nell’ultimo trimestre 2021, Anno su anno il Pil è salito dell’1,8%, 

Sale anche Parigi +1,4%. I dati di stamattina in arrivo dalla Francia, portano alla ribalta l’inflazione. I prezzi al consumo armonizzati UE sono saliti del 4,1% in febbraio, molto più del +3,3% di gennaio. Il consensus si aspettava +3,7%. 

La borsa di Mosca è in rialzo del 10%, dal -38% di ieri. Rublo +2%.

Borsa in rialzo, a Milano dominano i titoli dell’energia

A Piazza Affari la reazione del mercato è affidata alle utility, in vista di interventi forti sull’energia, dal gas alle rinnovabili, come sottolineato dall’informativa in Parlamento di Mario Draghi.

In testa all’elenco dei rialzi figurano solo titoli legati all’energia.

Al primo posto c’è Prysmian +4,7% che avrà senz’altro un ruolo chiave per la trasmissione elettrica nei nuovi investimenti. Seguono con rialzi attorno al 4,5% Enel, Italgas e Terna, protagonisti scontati della rincorsa italiana ad un futuro di minor dipendenza elettrica, dopo tanti rinvii suicidi.

Tra i maggiori ribassi spicca Pirelli -2,25%, seguita da Mediobanca -2% (la guerra vera fa scendere l’appeal per lo scontro sulle poltrone di Generali). Poco mossa Ferrari -0,4% che probabilmente sconta le difficoltà degli oligarchi russi, suoi buoni clienti.

Ancora in rialzo Leonardo +1% dopo l’accordo in sede europea per la realizzazione di un nuovo drone militare, Euromale. Alcuni componenti saranno prodotti nello stabilimento di Grottaglie in Puglia.

Avanza Snl +2,83% che ha fatto sapere in un report che Apple vale un quinto dei suoi ricavi, in calo dal 24% del 2020. 

Frena il prezzo del petrolio a 100 dollari, così come il gas naturale a 104 dollari al megawattora (-22% rispetto al picco di giovedì).

Scende lo spread, collocati Btp e Cct

Il Tesoro ha collocato 8,25 miliardi tra Btp e Cct. Sono stati assegnati 4 miliardi di titoli a cinque anni ad un rendimento dell’1,07%, 58 punti base superiore a quello dell’asta di gennaio. Collocati 3 miliardi di BTP a 10 anni(+ 43 punti base) e 1,25 miliardi di Cct a sei anni. 

Lo spread scende a 160 punti.

La Borsa in rialzo, il cinismo dei mercati

Il rimbalzo dei listini mentre ancora infuria la disperata resistenza ucraina può lasciare l’amaro in bocca. Ma tanto cinismo ha più di una spiegazione:

  • La società d’investimento CFRA ha analizzato la reazione del mercato statunitense in occasione di 24 eventi geopolitici avvenuti dopo la Seconda Guerra Mondiale; l’indice S&P 500 ha perso in media il 5,5% dal picco massimo precedente fino al punto minimo toccato in seguito a questi eventi. Insomma, il panic selling dettato dalle crisi geopolitiche tende a durare poco per poi lasciare spazio ad un’ondata di nuovi investimenti. 
  • Il rimbalzo può essere ii frutto di chiusura di posizioni ribassiste molto spinte, magari in attesa di riaprirle più avanti si basi inferiori. Gli acquisti di posizioni fisiche servono a smontare operazioni sui derivati.
  • Ancor più importante la convinzione che le banche centrali, specie la Bce, dovranno rallentare la possibile stretta monetaria, anche rinviando la chiusura del Qe. “I tassi – commenta Alessandro Fugnoli – saliranno più o meno come annunciato, ma morderanno meno perché l’inflazione sarà più alta di come sarebbe stata senza le complicazioni geopolitiche. In pratica, quindi, le Banche Centrali non cambieranno radicalmente il programma di normalizzazione ma chiuderanno un occhio e mezzo sull’inflazione”

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