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La Borsa torna sopra quota 22.000 con le semestrali. Leonardo vola

Listini europei in ordine sparso, Milano è la migliore trainata dai conti delle aziende. Bene anche A2A mente Intesa Sanpaolo sale sulla scia delle aspettative positive sulla semestrale di domani. In rialzo anche Ferrari, ma non Fca. L’accordo con Fastweb mette le ali a Tiscali.

La Borsa torna sopra quota 22.000 con le semestrali. Leonardo vola

Dopo due mesi sottotono, Piazza Affari chiudeluglio in rialzo e sigilla la crescita con la performance di oggi, +1,25%, 22.215 punti, migliore in Europa. Fra le blue chip vola Leonardo, +10,6%, dopo i conti superiori alle attese e la revisione positiva della guidance 2018, mentre i numeri semestrali sostengono anche utility e finanziari. Più arretrati gli altri listini della zona euro: Francoforte +0,14%; Madrid +0,17%; Parigi +0,37%. Bene Londra, +0,65%, in attesa delle decisioni della BoE, che si riunirà giovedì e potrebbe ritoccare i tassi verso l’alto. Delude parzialmente le attese invece la Bank of Japan che oggi si è impegnata a mantenere la propria politica monetaria ultra espansiva e i tassi a 10 anni prossimi allo zero, pur con qualche leggera modifica in termini di flessibilità, tagliando ancora una volta le stime di inflazione. In una settimana ricca d’impegni per le banche centrali domani toccherà alla Fed pronunciarsi sulla sua politica.

Nell’attesa Wall Street tenta il rimbalzo, con una leggera ripresa dei tecnologici, dopo i recenti cali e i deludenti numeri di Facebook, Twitter e Netflix. Stasera sarà Apple a rivelare il suo stato di salute semestrale. Un banco di prova, per alcuni osservatori, che potrebbe risultare decisivo per la tenuta del settore.

A sostenere l’ottimismo degli investitori è  la ripresa del dialogo fra Stati Uniti e Cina. Secondo quanto riferisce Bloomberg alcuni funzionari del Tesoro americano e il vice presidente cinese Liu He sarebbero in contatto privatamente per cercare di sbloccare l’impasse e magari evitare il prossimo round di dazi americani su 16 miliardi di dollari di Made in China, che potrebbe scattare domani.

Petrolio in calo, per il riaccendersi dei timori su un eccesso di offerta, con la produzione Opec che a luglio avrebbe toccato un massimo 2018, Brent -0,95%, 74,83 dollari al barile.

Poco mosso il cambio euro dollaro, in zona 1,17, dopo una serie di dati macro su cui riflettere nell’area della moneta unica: l’inflazione di luglio (stima flash) risulta  leggermente superiore alle attese (+2,1%); la disoccupazione è all’8,3% a giugno, sui minimi dal 2008; sono deboli i numeri preliminari del Pil del secondo trimestre, +0,3%, il più basso degli ultimi due anni. Per quanto riguarda l’Italia sembra sfumare definitivamente la prospettiva di una crescita dell’1,5% anche quest’anno, dopo il picco da sette anni del 2017. Il Pil infatti rallenta, +0,2% rispetto a +0,3% del trimestre precedente, (+1,1% su anno) e il lavoro del ministro dell’economia Giovanni Tria si complica ulteriormente.

Il clima si riflette solo parzialmente sui titoli di stato, con l’inflazione che spinge leggermente il rendimento del Bund e consente  al decennale italiano di restringere lo spread dell’1,8% a 229.70 punti base.

Tornando in Piazza Affari, i migliori big delle seduta, oltre Leonardo, sono Intesa +4,11% (che presenta i conti domani); Banca Mediolanum +3,45%; Mediobanca +2,42%; Ferrari 2,29%. I peggiori Saipem -1,56%; Fineco -1,47%; Buzzi- 1,21%; Campari -1,17%;  Prysmian -1,04%.

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