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Kabul e la variante Delta gelano le Borse: giù banche, utilities e lusso

Le esplosioni all’aeroporto di Kabul e la recrudescenza della pandemia pesano sui mercati alla viglia del meeting di Jackson Hole – Il Ftse Mib perde quota 26 mila e le vendite investono i titoli delle banche, del lusso e delle utilities

La variante Delta non molla la presa, le banche centrali cominciamo a muoversi verso politiche meno espansive e i dati macro sollevano dubbi: alla viglia del discorso del numero uno della Fed, Jerome Powell, al simposio virtuale di Jackson Hole, che comincia oggi, dall’una all’altra sponda dell’Atlantico sui mercati prevalgono le vendite in un clima d’incertezza, mentre la situazione geopolitica s’infiamma con una serie di attentati in Afghanistan.

I listini europei chiudono in calo frazionale e Wall Street arretra dai livelli record della vigilia.  Francoforte -0,45%, Parigi -0,16%, Madrid -0,88%, Londra -0,33%.

Piazza Affari perde lo 0,76% e scende a 25.861 punti base, zavorrata anche oggi dalle utility, alle quali si aggregano le banche. Nella parte alta del listino trovano posto solo sette blue chip: Buzzi +1,35%, Tenaris +0,93%, Azimut +0,81%, Saipem +0,3%, Interpump +0,26%, Diasorin +0,19%, Telecom +0,11%. I cali più consistenti sono per Italagas -2,58%, Terna -2,25%, Snam -1,92%, Enel -1,07%, Bper -1,31%, Banco Bpm -1,29%, Intesa -1,09%.

Rimane stabile lo spread, dopo il balzo di ieri. Il differenziale di rendimento tra decennale e tedesco chiude a 108 punti base con un tasso del Btp di +0,66%. Il Tesoro ha intanto collocato in asta 2,75 miliardi di Btp short term con scadenza a 2 anni con un tasso ancora negativo, ma in lieve risalita di un punto a -0,29%. Assegnati anche 1 miliardo di Btp indicizzati a 5 anni con un rendimento pari a -1,20%.

Ci si muove cauti in queste ore su azionario e obbligazionario, nel tentativo di capire cosa faranno le banche centrali. In particolare quando la banca centrale Usa avvierà il suo ritiro degli stimoli, ma anche quanto la Bce è compatta nelle sue scelte. Intanto questa mattina la banca centrale coreana ha alzato i tassi d’interesse dello 0,25%, risollevandoli dai minimi storici dello 0,50% fino allo 0,75% e facendo della Corea del Sud il primo Paese con un’economia sviluppata a tentare l’approccio verso una “normalità pandemica”. 

Così, mentre si attende di vedere se Powell lascerà trapelare qualcosa sulle sue intenzioni, James Bullard, presidente della Fed di St. Louis alla Cnbc, nelle vesti di falco dice che “la Fed deve iniziare il tapering e portarlo a termine nel primo trimestre del 2022”. 

Nonostante negli Usa i casi di ospedalizzazione per Covid abbiano superato la soglia dei centomila, come non accadeva dal gennaio scorso, Bullard minimizza il potenziale impatto negativo della variante Delta sull’economia ed evidenzia i rischi di un aumento dell’inflazione “soprattutto per le famiglie a basso reddito”. “C’è un boom economico, non c’e’ bisogno di altri stimoli”, dice, e “l’economia ha imparato ad adattarsi alla pandemia”. Un tapering condotto in tempi rapidi “permetterebbe di avere maggiore flessibilità sui tassi e, se l’inflazione rallenterà, l’aumento dei tassi potrebbe essere rimandato”.

Secondo Robert Kaplan, presidente della Fed di Dallas, la banca centrale Usa “dovrebbe annunciare il piano per il tapering alla riunione di settembre” e dovrebbe esserci un primo rialzo dei tassi d’interesse nel 2022.

In Europa le minute dell’ultima riunione della Bce, quella del 22 luglio, portano alla luce invece un ampio dibattito all’interno del board riguardo alla nuova guidance sui tassi d’interesse, che è stata rivista più volte per venire incontro a obiezioni e preoccupazioni. Alla fine i capi delle banche centrali tedesca e belga, si sono opposti alla formulazione, che afferma che i tassi non saliranno finché la Bce non vedrà l’inflazione raggiungere il 2% “ben prima” del suo orizzonte di proiezione e rimanere sull’obiettivo in modo duraturo.

La prossima riunione della Bce si terrà il 9 settembre e dovrà decidere se mantenere un alto volume di acquisti di obbligazioni o lasciarli gradatamente diminuire, dato il calo dei rendimenti e l’indebolimento dell’euro registrati da luglio in poi.

A suggerire quali potranno essere i comportamenti dei banchieri centrali giungono oggi anche una serie di dati macro in chiaroscuro. Negli Usa il Pil del secondo trimestre è stato ritoccato al rialzo, +6,6 da 6,5%, ma contro attese a +6,7%, mentre le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione sono cresciute di 4mila, in misura superiore a a quanto stimato.

In Europa emergono nuovi segnali di preoccupazione in Germania, relativi alla fiducia dei consumatori a causa di una pandemia molto ostica da battere. In settembre si stima che i consumatori tedeschi saranno più restii agli acquisti. Ieri si è visto invece che il morale delle imprese nella più grande economia della zona euro è sceso ad agosto per il secondo mese consecutivo.

Inoltre perde slancio il sentiment tra gli esportatori teutonici. “Le aspettative nel settore manifatturiero sono crollate a 16,6 punti ad agosto- sostiene l’istituto Ifo- in calo dai 23,1 punti di luglio. Le aspettative di esportazione nel settore elettrico ed elettronico hanno subito un netto calo”.

Sulla Borsa di Francoforte si è fatto inoltre sentire il caso di Dws, controllata di Deutsche Bank. Secondo quanto ha riportato per primo il ‘Wall Street Journal’, la Sec e anche i procuratori federali Usa stanno indagando sull’utilizzo da parte di Dws dei criteri di investimento sostenibile negli asset che ha in gestione.

Sono misti i segnali macroeconomici che provengono dalla Francia: scende la fiducia del settore del commercio, sale quella delle imprese. Sono positivi invece i dati per l’industria italiana nel mese di giugno raccolti dall’Istat. La stima del fatturato, al netto di fattori stagionali, è per un rialzo del 3,1% in termini congiunturali. A livello annuo il fatturato è aumentato di 28,4%.

Nel mese di maggio il dato aveva registrato un -0,9% rivisto (da -1%) su mese e un +40,1% rivisto (da +40,2%) su anno. “La crescita congiunturale è stata favorita da una particolare vivacità delle vendite sui mercati internazionali: il fatturato industriale destagionalizzato relativo alla componente estera ha segnato un massimo storico, salendo ai livelli più elevati dall’inizio della serie storica (gennaio 2000)”, dice l’Istat in una nota di commento.

Sul mercato valutario l’euro dollaro è stabile in area 1,176. Tra le materie prime arretra il petrolio. Il future Brent novembre 2021 cede l’1,1% e tratta intorno a 70,50 dollari al barile; il greggio texano (ottobre 2021) è in calo di una percentuale analoga e scambia intorno a 67,55 dollari al barile.

A pesare contribuisce il ripristino della produzione in Messico, dove domenica un incendio divampato su una piattaforma offshore ha ucciso cinque dipendenti della struttura e ridotto la produzione di oltre 400.000 barili al giorno. Pemex, l’azienda petrolifera statale, ha recuperato 71.000 barili al giorno di produzione e prevede di ripristinarne altri 110.00 nelle prossime ore. Poco mosso l’oro spot, +0,2%, 1794,80 dollari l’oncia.

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