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Juve, Coppa Italia e stella d’argento

La Juventus supera la Lazio ai supplementari e vince la sua decima Coppa Italia (dopo 3 finali perse consecutive): sulle maglie dell’anno prossimo i bianconeri potranno così fregiarsi dell’agognata stella d’argento – Adesso tutte le energie verranno dedicate al Barcellona: con un’impresa può essere “triplete”.

Juve, Coppa Italia e stella d’argento

Coppa Italia e stella d’argento. La Juventus trionfa anche contro la Lazio conquistando così una doppia vittoria: la decima coppa (record assoluto del calcio italiano) e la possibilità di arrivare al famoso triplete, a questo punto distante solo una partita. Un successo importantissimo per i bianconeri, atteso da 20 anni esatti (l’ultima volta risaliva al 1995 contro il Parma): quella era la squadra di Lippi, la stessa che, un anno più tardi, si laureò campione d’Europa proprio allo stadio Olimpico di Roma. Il destino, insomma, continua a mandare segnali, tanto che da Barcellona qualcuno comincia a preoccuparsi sul serio. Ma per pensare a Berlino c’è ancora tempo, ora è giusto celebrare questa Coppa Italia conquistata contro una bella Lazio, in partita per oltre 120’. “Hanno fatto una grande partita, ci hanno messo in difficoltà – ha ammesso Massimiliano Allegri. – Loro sono stati sfortunati in occasione del doppio palo, noi bravi a segnare poco dopo. Il calcio è così, si vince anche con gli episodi. Sono davvero contento, non è facile lottare su tre fronti. Due trofei li abbiamo vinti, ora vediamo se arriverà anche il terzo…”.

Tanta gioia in casa Juve e altrettanto rammarico in casa Lazio. La coppa tanto sognata è sfuggita via proprio sul più bello, per giunta sprecando moltissime energie che, in vista del derby, potrebbero costare care. “E’ stata una gara equilibrata, potevamo vincerla entrambi – ha spiegato Pioli con comprensibile rammarico. – In questi casi ci vuole un pizzico di fortuna, non l’abbiamo avuta ma non posso dire nulla ai miei giocatori. Resta il rammarico, le finali si giocano per vincere e perderle non è bello. Ora però dobbiamo reagire subito, il nostro cammino in campionato è ancora tutto da vivere”. Analisi ineccepibili quelle dei due allenatori: la partita, effettivamente, è stata in equilibrio fino alla fine, vissuta più sul filo dei nervi che sulla qualità dei protagonisti. E dire che, per come era iniziata, questa finale sembrava promettere gol e spettacolo in serie. Pronti via e la Lazio passava in vantaggio con Radu, bravissimo a insaccare di testa una punizione di Candreva (4’). Neanche il tempo di godersi l’1-0 che la Juventus pareggiava con Chiellini, splendido nel girare in acrobazia una sponda di Evra (11’).

I fuochi d’artificio, però, finivano qui. I botti infatti lasciavano spazio a tensione e tatticismi, con Allegri e Pioli protagonisti di una sfida nella sfida. Intelligente il bianconero nel riproporre la difesa a 3 per togliere spazi al tridente avversario, altrettanto bravo il biancoceleste a giocarsela a specchio con un inedito 3-4-3. Cataldi e Parolo sfioravano il nuovo vantaggio, Tevez faceva lo stesso su un rinvio rischiosissimo di Berisha. Nella ripresa era la tensione a farla da padrona: partita ruvida, tosta, sul filo del rasoio. Pioli toglieva Klose per Djordjevic, Allegri faceva lo stesso inserendo Matri al posto di Llorente. Il match, di fatto, si decideva qui. Perché nel primo supplementare il laziale, dopo aver già sfiorato il 2-1 calciando addosso a Storari, colpiva un clamoroso doppio palo (94’), lo juventino invece, dopo essersi visto annullare un gol per un fuorigioco millimetrico, freddava Berisha con un destro ravvicinato (97’). Era questo l’episodio decisivo, quello che regalava alla Juventus la decima Coppa Italia della sua storia. Chiellini, capitano per una notte, la alzava sotto gli occhi del Presidente della Repubblica Mattarella, regalando così al popolo bianconero l’ennesima gioia della stagione. Ora non resta che l’ultimo sforzo, il più difficile ma anche il più importante. Il 6 giugno, in quel di Berlino, la Signora giocherà per il primo triplete della sua storia. E allora sì che la festa, da splendida, diventerebbe davvero indimenticabile.

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