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Industriali di Brescia a un passo dalla spaccatura

Il braccio di ferro in corso nell’Aib, terza associazione industriale d’Italia, preoccupa Confindustria, che è pronta ad intervenire – L’uscita delle Trafilerie Gnutti può aprire la strada alla secessione di molte imprese locali – Il pomo della discordia è il Direttore Generale Nicolai, manager pubblico vicino a Cl e indagato.

Industriali di Brescia a un passo dalla spaccatura

Sul tavolo del Presidente della Confindustria, una nota interna lo tiene informato della delicata situazione che da alcuni mesi coinvolge l’Associazione degli Industriali Bresciani, che è pur sempre la terza associazione d’Italia dopo Assolombarda e quella di Vicenza. La preoccupazione in Viale dell’Astronomia è cresciuta ancor di più con le dimissioni associative delle Trafilerie Gnutti di Chiari, l’azienda leader nel settore delle barre d’ottone e casa madre di una rete importantissima di aziende della meccanica, della componentistica e della lavorazione in estrusione dell’alluminio.

I Gnutti delle Trafilerie non hanno atteso l’esito del braccio di ferro in corso da mesi e che vede divisa verticalmente la centenaria associazione. Dopo aver esternato preoccupazione e malumore per una frattura che si trascina tempo senza un intervento autorevole da parte del nuovo Presidente, i Gnutti hanno disdettato una iscrizione che si rinnovava ininterrottamente da oltre 70 anni.

Dopo quello del Gruppo Lucchini anche l’addio dei Gnutti avrebbe dovuto impensierire il neo presidente Giuseppe Pasini e i suoi collaboratori. E’ pur vero che l’industriale siderurgico ha ereditato questa frattura dal suo predecessore Marco Bonometti. A Brescia tutti ricordano le critiche feroci di Bonometti alle attività e alle gestioni di tutti i sette presidenti che lo avevano preceduto nella carica.

Critiche (e commenti in aggiunta) che hanno finito per irritare non solo gli interessati ma anche molti altri imprenditori. Anche in questi comportamenti vanno ricercate alcune delle ragioni che hanno pesato nel “flop” della candidatura di Bonometti alla presidenza di Confindustria. Una candidatura preparata e sostenuta da risorse economiche non indifferenti ma subito abortita per lo scarso sostegno bresciano e quello, nullo, delle altre associazioni lombarde.

Si è aggiunta nella fasi della corsa presidenziale di Bonometti anche la nomina del Direttore dell’Associazione, scelto al di fuori delle tradizionali aree rappresentate dalle professionalità maturate nelle territoriali o nelle categorie. Marco Bonometti che ha passato tutto il tempo della sua presidenza a criticare “la politica” è andato a cercare il motore degli industriali bresciani in una azienda pubblica della Regione Lombardia (Finlombarda) dove ai vertici ci si arriva soprattutto per appartenenza politica.

Il Direttore Marco Nicolai vantava una lunga ed attiva militanza in CL, nella Compagnia delle Opere e nella Fondazione San Benedetto, organizzazioni che hanno pesato molto nella intermediazione tra politica,imprese ed affari soprattutto in una Regione dominata per oltre 20 anni dalla Presidenza Formigoni. A Brescia la CDO e CL hanno esercitato un ruolo non indifferente, pretendendo il riconoscimento di una rappresentanza organizzativa tutta autonoma spesso contrastando quella dell’AIB, anche con i ricorsi amministrativi al TAR.

L’aver nominato Direttore della Associazione Industriale un rappresentante di vertice di quel mondo è sembrato a molti associati non solo un danno ma anche una presa in giro. A turbare i rapporti tra la Direzione e la base associativa è arrivata l’inchiesta della Procura penale di Milano sullo stesso Nicolai e sull’altro esponente ciellino (ex Dg del Comune di Brescia) Danilo Majocchi divenuto nel frattempo direttore generale dello sviluppo economico della Regione.

L’accusa di aver maneggiato dentro le ricche sovvenzioni e i milionari fondi all’innovazione e alla ricerca che la Regione eroga al tessuto della piccole e medie imprese ha portato i Magistrati milanesi ad inquisire i due “ per truffa nelle erogazioni dei fondi pubblici”.

La rottura associativa che si protrae dall’ Assemblea di maggio, il muro eretto contro i past-president e la vicenda ingombrante del Direttore costringono il nuovo Presidente Giuseppe Pasini a dovere decidere in fretta per ricucire con la sua minoranza che in Consiglio rappresenta un pezzo inscindibile con la storia industriale di Brescia e un pacchetto di contributi importantissimi per il bilancio associativo. Perdere per strada questi imprenditori sarebbe una follia.

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